CRESCE IL DIVARIO FRA (POCHI SEMPRE PIU’) RICCHI E (UN CRESCENTE NUMERO DI ITALIANI SEMPRE PIU’) POVERI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Marzo, 2013 @ 11:15 am

Detto altrimenti: lo afferma l’Agenzia delle Entrate

I dati precisi li troviamo sulla stampa (Corsera odierno). In questa sede mi limito a sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori tre brevi sottolineature.

1) Da lato ciò è frutto della crisi che spinge sempre di più i “possessori di finanza e in genere di ricchezza“ a ricercare le vie più “consone” per una gestione “oculata” dei loro averi. Come ad esempio i privati proprietari di alcuni alloggi, i quali li intestano ad una Srl (a sua volta di loro proprietà), riducendo in tal modo il loro onere fiscale. Lo stesso professore Victor Uckmar dell’Università di Genova, famosissimo tributarista, ha denunciato questo aspetto. Oppure, dei commercianti che fanno transitare le loro forniture attraverso fatturazioni su e da società (loro) di S. Marino; oppure …. basta. Ho fatto solo due fra i tanti esempi.
2) Dal fatto che l’Agenzia delle Entrate sia portata dalla crisi ad analizzare molto più a fondo del passato la situazione italiana, emerge che fra una “ricchezza privata” di ben 8.000 miliardi di euro e la scarsità delle denunce dei redditi “ricche” si annida una moltitudine vastissima di elusori ed evasori fiscali.
3) Le recenti misure “anti crisi” o “salva Italia” hanno inciso in misura non proporzionale su ricchi e poveri, nel senso che non hanno significativamente inciso sulla qualità di “ricco” di chi tale era, mentre per converso hanno impoverito chi povero non era (ancora): si parla di prestiti bancari accesi per pagare l’IMU; di anziani che per fare fronte al fisco hanno venduto la nuda proprietà della loro casa restandone usufruttuari; di migliaia di famiglie che hanno chiesto la rateizzazione del pagamento delle bollette di luce e gas: di milioni di famiglie che hanno bloccato i consumi; etc..

Redistribuzione della ricchezza privata, dunque, per fare ripartire i consumi, la cui ripresa non potrà mai derivare dagli acquisti dei pochi ricchi, bensì da quelli dei tanti ex poveri.

Redistribuzione delle risorse pubbliche destinate agli investimenti, ad esempio da alcune mega opera – pur belle, decantate, europeiste ma non più attuali strategiche, quale ad esempio il TAV o da alcuni settori, quale quello delle spese militari , verso interventi a difesa (gelologica, non militare del suolo; al finanziamento di migliaia di cooperative giovanili nei settori del turismo, della natura e dell’arte; verso il sostegno all’agricoltura a larga diffusione, l’istruzione, la sanità, la ricerca, il welfare in genere.

E’ chiedere troppo? Oppure siamo tutti solo dei “comunisti”?