RENZI ROTTAMATORE / CHE LISCIA IL PELO / ALL’ITALIA PEGGIORE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Aprile, 2013 @ 11:19 am

Detto altrimenti: questo post non è mio, è di www.narcolessico.wordpress.com. Se io ne condivido il contenuto? Il giudizio che un popolo ha il governo che si merita, sì. Il fatto che il grillismo non esprima una maturazione del popolo, sì.

Tutti i commenti critici su Matteo Renzi cominciano sempre con qualche elogio, più o meno di circostanza, che possa garantire l’obiettività di chi parla.
Spesso viene riconosciuto al Sindaco di Firenze il merito di dare corpo e sostanza a un’esperienza politicamente salutare, che il PD – altrimenti – non avrebbe modo di di vivere. Dopodiché, ringraziato il giovine per la sferzata che tonifica il dibattito del Partito – alla stregua, quasi, di un overdose di Badedas – si passa ai vari “però”.

Insomma: va bene parlare chiaro, va bene affrancarsi dal politichese, va bene uscire dai vecchi schemi, va bene smettere di celebrarsi fra le mura delle Case del Popolo, va bene tutto per carità, ma poi c’è la politica, quella vera, quella tosta, e lì – sul buon Renzi – sono ancora parecchi quelli che arricciano il nasino. E se facesse molto rumore per nulla? E se fosse più demagogico di quello che sembra? E se fosse il Berlusconi della sinistra? E se non sapesse davvero di cosa sta parlando?
Fatti loro, direi. E fatti di Renzi, senza dubbio.
Fatti e discorsi, in ogni caso, piuttosto ridicoli, ipocriti e soprattutto già sentiti, nei quali si mandano baci per accreditare bastonate e bastonate per accreditare baci. Mi torna in mente, in fondo, il “ma anche” di Veltroni. Quest’ultima cosa, però, fate conto che l’abbia solo pensata. D’altra parte la storia non si ripete. No, figuriamoci.

A me Renzi non convince, e non anteporrò a questo pensiero nessun elogio di circostanza. Non mi convince per diversi motivi. Ce n’è uno, però, che trovo più attuale degli altri. Mi riferisco alla significativa frequenza con la quale Renzi, nel tentativo di smarcarsi da un certo sentimento di superiorità intellettuale che effettivamente vige nell’establishment del suo partito, afferma:

“Non sono gli italiani che non ci capiscono; siamo noi che non capiamo loro. Come se gli Italiani fossero meno capaci di noi di intendere o di volere…” (intervista di Aldo Cazzullo, Corriere della Sera, giovedì 4 aprile 2013).

Cassandra … non ci resta che piangere!

Non nego che tanta vecchia guardia del PD creda, in cuor suo, di soffrire della sfiga di Cassandra, la sacerdotessa che conosceva tutte le disgrazie in arrivo e stava sulle scatole alla gente perché non portava mai buone notizie. La faccia torva di Bersani riassume questa intima consapevolezza e tradisce, senza dubbio, il sentimento di una superiorità intellettuale politicamente devastante, che possiamo far risalire all’utopia – certamente comunista – che vede nel direttorio di Partito l’avanguardia illuminata che si fa carico di guidare il popolo anche a discapito del (falso) sentire, del (poco) comprendere e al limite perfino del fastidio di quest’ultimo.

In questo Renzi è, per la sinistra, effettivamente innovativo. Questo però non diventa un suo merito perché il sindaco di Firenze lo traduce in un difetto di segno opposto: là dove la “vecchia scuola” del PD sembra pensare che la gente alla fine non capisca un tubo, Renzi sembra invece voler far passare l’idea che la gente, in qualche modo, abbia già capito tutto e che sia enormemente migliore della classe politica che la rappresenta.

Questo, però, non è solo il Paese delle tante e meritorie imprese che resistono nonostante i mancati pagamenti della pubblica amministrazione, e non è solo il Paese delle famiglie che eroicamente continuano a credere nel futuro anche se lo Stato sembra progressivamente disfarsi dell’onere (del dovere, n.d.r.) di aiutarle.

Questo è anche, e forse soprattutto, un Paese di cialtroni, di soggetti culturalmente mafiosi o, nella migliore delle ipotesi, mentalmente pigri e poco inclini al cambiamento, ai quali tutto occorre fuorché sentirsi dire che hanno già capito tutto, che va bene così come sono.

A fare questo – per altro – ci hanno già pensato i vari Fiorito, di destra e di sinistra. Personaggi pubblici e politici di infimo livello, cioè, che campeggiano davanti al cittadino come figura della sua assoluzione: se nei posti di potere c’è gente così, il cittadino sicuramente sente che vada bene così com’è.

Perché peggio, in effetti, non può essere e perché, qualunque sia la situazione da cambiare, questo stesso cittadino sarà portato a credere che la responsabilità del mancato cambiamento possa ricadere, all’infinito, su chi è peggio di lui, cioè – nella fattispecie – su chi sta al potere.

E invece no. Basta. Finiamola di fornire alibi a una popolazione che deve ancora scoprire le ragioni e i principi della propria cittadinanza attiva.

Io far crescere la capacità di analisi e di critica dei miei elettori? Tiè!

Cominciamo a dire che nei luoghi di potere servono persone capaci e oneste non soltanto perché “è giusto che sia così” ma anche perché non possiamo più permetterci di fornire a noi stessi, che stiamo fuori dal Palazzo, un alibi grazie al quale non sentirci responsabili della situazione in cui ci troviamo.

Se gli italiani hanno capito qualcosa, come dice Renzi, hanno per lo più capito – secondo me – che reiterando una classe politica indecorosa (rispetto alla quale il grillismo non segna alcuna discontinuità) è possibile reiterare, all’infinito, il proprio alibi, è possibile cioè sottrarsi all’infinito a quell’esame di coscienza che dovrebbe portarci a guardare negli occhi l’immagine che vediamo nello specchio per chiederle: “Ok, l’Italia sta colando a picco. Ma tu cosa stai facendo?”

Renzi è deleterio proprio sotto questo punto di vista.

Perché, anziché favorire questi processi di maturazione dell’elettorato (nella stessa intervista lo dice a chiare lettere: “Voglio cambiare l’Italia, non gli Italiani”), continua a lisciare il pelo a una mentalità che, invece, avrebbe bisogno di essere presa, almeno per un po’ di tempo, a calci nel sedere.