Trentino: Comunità di Valle e altri racconti

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Febbraio, 2012 @ 8:10 am

Detto altrimenti: confusione? No di certo! bensì informazione, comunicazione, condivisione, motivazione

Fusioni  fra i comuni, Conferenza dei Sindaci, Giunta delle Comunità, Organismi Provinciali, accordi fra comuni limitrofi, Bacini Imbriferi Montani, Comprensori. Che ci fosse da intervenire è indubbio. Ben vengano quindi le CDV – Comunità di Valle se per mezzo loro si metterà ordine.

Il Governatore Lorenzo Dellai

CDV, chi le vuole, chi no. Alessandro Pietracci, a difesa del progetto, in una sua recente lettera all’Adige (2 febbraio) plaude alla proposta del Presidente Dellai di dar vita agli “Stati Generali” per un confronto generale (fatto comunicativo, di azione comune) sullo stato dell’autonomia trentina, con particolare riferimento all’assetto istituzionale della nostra Provincia. Ciò sarà sicuramente un momento (di comunicazione) positivo ed importante, per la razionalizzazione e l’organizzazione di organi e funzioni sulla base di un consenso istituzionale consapevole e motivato. Pietracci ipotizza poi che alle CDV siano assegnate, ad esempio, anche le attribuzioni dei BIM.

Io non ho approfondito il problema. Ero e sono rimasto molto indietro, empiricamente legato ed affezionato al concetto di “accordi intercomunali per la soluzione congiunta di problemi relativi alla stessa area funzionale”. Un esempio: i tre Comuni della “Busa” dell’Altogarda Trentino Riva del Garda, Arco e Nago – Torbole hanno assai lodevolmente riunificato le tre Polizie Locali. Perché non fare la stessa cosa anche per quanto riguarda le società e/o i servizi per la gestione del traffico e della sosta, nella stessa “area funzionale”? A parte che il discorso potrebbe ampliarsi per tutta la provincia: un unico centro di controllo del traffico, un’unica tessera per i parcheggi, per residenti e turisti. Ma questa sarebbe un’altra storia. Ne riparleremo presto, a parte.

Sulle CDV Pietracci afferma poi che “con le elezioni dirette dei Presidenti delle Assemblee delle 16 nuove Comunità, un primo atto democratico-partecipativo è stato compiuto …”
Concordo. Tuttavia al riguardo mi permetto un’osservazione: forse, prima di chiamare i cittadini a questo voto, sarebbe stato più democratico e partecipativo dire loro per che cosa stavano votando, cioè indicando loro – prima del voto – quali sarebbero state le funzioni che detti Presidenti e relative Assemblee sarebbero state chiamate a gestire e come sarebbe stato razionalizzato l’intero sistema istituzionale, senza lasciare eccessivi spazi vuoti per idee, proposte, ipotesi varie, e confronti ex post, per quanto meritevoli. In altre parole, forse sarebbe stato opportuno ricercare un preventivo consenso popolare consapevole e motivato. A maggior ragione quindi, un ulteriore chiarimento ufficiale potrebbe aiutare i cittadini ad assumere una posizione maggiormente consapevole e responsabile nei confronti dell’appuntamento referendario.

Ma veniamo al titolo di questo mio scritto. Nell’ordine: ti informo, quindi mi apro alla comunicazione, questo fatto ti motiva, più facilmente si può arrivare alla condivisione del progetto. “Comunicazione, dal latino “communis actio”, azione comune, cioè operare insieme, confrontarsi per arrivare nella misura massima possibile alla condivisione” sulla base di una consapevole motivazione. Non per niente da anni la IT (Information Technology) sui è trasformata nella ICT (Information Communication Technology).

Come vedete la semplice“informazione” è stata superata di molte lunghezze. In questo senso ad esempio internet batte TV 3 a zero. Infatti con internet è possibile comunicare, cioè dialogare, ragionare insieme, come è dimostrato, ad esempio, da questo stesso mio scritto su questo blog. Se lo condividi, se non lo condividi, se vuoi chiedere o aggiungere qualcosa, le porte sono aperte alla nostra  “communis actio”. Con la TV no.

Non è aria fritta. Una prova? Sappiate che anche nelle tecniche di gestione aziendale l’evoluzione ormai da anni è stata la seguente: 

Piedistallo rotondo

1) fase “preistorica” (degli ordini): io sono il capo. Ciascun dipendente deve fare, di volta in volta, ciò che gli è ordinato. Non serve che il dipendente “pensi”, che abbia coscienza di dove la società sta andando o di dove essa può ancora espandersi. Il personale è demotivato. La società non può crescere.
2) fase della IT, Information Technology (dell’informazione e della prima responsabilizzazione): indipendentemente dal grado aziendale ricoperto, si opera per progetti individuati dal capo azienda. Alla guida di ciascun progetto, egli pone il dipendente reputato più idoneo allo scopo. Costui, all’interno del progetto, sarà il capo funzionale anche di

Tavola rotonda

eventuali suoi superiori gerarchici. La società cresce nella misura in cui quel capo azienda la sa far crescere e purchè egli sia sempre presente.

3) fase attuale, della ICT, Information Communication Technology (della comunicazione). Il capo azienda lavora a “porte aperte”, informa e discute continuamente con i suoi collaboratori/colleghi  (non li chiama dipendenti o ancor peggio sottoposti), accetta i loro suggerimenti, esalta le loro iniziative, li sprona ad operare ed eventualmente anche a proporre nuovi progetti come se l’azienda fosse di ciascuno di loro. Di ogni loro singolo intevento, li sprona “a fare serie”, cioè ad effettuare interventi sull’intero sistema di eventi. In altre parole, sulla base di una completa informazione, si opera comunicando (cioè insieme), il personale è motivato, la società cresce e si sviluppa in buona misura anche indipendentemente dalla futura presenza del capo azienda.

Chi è informato, può essere ammesso a comunicare. Chi comunica può arrivare alla condivisione. Chi condivide è motivato. La motivazione. E’ la molla che muove ogni agire umano.

Il cittadino motivato raccoglie da terra una bottiglia vuota e la ripone nel cestino dei rifiuti anche se la bottiglia non è sua. Perché la città è anche sua.
L’elettore motivatovota a favore di un provvedimento sul quale è stato informato, sul quale è stato ammesso a discutere e che ha condiviso, anche se non è il suo partito a proporlo. Perché in ogni caso il sistema organizzativo entro il quale vive è anche suo.

Così ...

 

... o così?

Il lavoratore motivato opera al meglio all’interno di una società anche se essa non gli appartiene. Perché il futuro della società è anche suo.