POLITICA MONETARIA GIAPPONESE ED EUROPEA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Aprile, 2013 @ 7:46 am

Detto altrimenti: il Giappone immette liquidità nel sistema: 1000 miliardi di dollari USA.

 

Banzai! (no … di nuovo, anca mò, nata vota?)

Le domande.
1) Da dove li prende?
2) Come li immette sul mercato?
3) Perché ha assunto questa decisione?

Lascio alle lettrici ed ai lettori in “compito a casa” di cercare di rispondere ai tre quesiti.

Sta di fatto che 50 miliardi sono già arrivati sui nostri mercati, quali acquirenti di azioni e titoli pubblici. Ciò, insieme all’arrivo dell’interesse e dei soldi cinesi, può spiegare il buon andamento delle nostre borse, dello spread e delle aste dei titoli pubblici.

Cioè, stiamo in guardia, perché non è tutto oro quel che riluce.

… ma poi vegnan chi a Milàn…

Quanto alla Borsa, infatti, è proprio quando l’economia va male ed i valoro azionari sono bassi, che arrivano i compratori, soprattutto se si tratta di azioni di SpA che operano su “mercati esistenti”, “potenzialmente sviluppabili”, anche all’interno dello stesso paese di appartenenza (l’Italia) ma che vanno male solo perchè gestite male, e cioè non in un’ottica strategica. Quindi arrivano acquisti rilevanti da parte di investitori industriali e finanziari (stranieri) che hanno fatto sì che – nonostante la crisi che è anche delle imprese quotate in borsa – chi vi abbia investito nel corso dell’anno abbia guadagnato oltre il 6%.

Quanto ai titoli di stato  …. l’investitore piccolo-medio risparmiatore italiano, che finanzia circa la metà del debito pubblico, “si rifugia” preferibilmente nei titoli di Stato. Ed ecco che alle aste la domanda è forte e i tassi tendono a scendere, anche per questa ulteriore domanda.

Con un bruttissimo paragone, si potrebbe pensare a quella fase della malattia in cui il malato ha smesso di soffrire essendo ormai prossimo alla morte

Ma torniamo al Giappone: perché ha immesso moneta sui mercati? Perché a fronte vi è una economia forte, capace di produrre (ulteriore) ricchezza, cioè capace di far fruttare quei “talenti”. Infatti, se io sono in grado di far fruttare al 10% annuo denari che prendo a prestito dalla banca al 5%, conviene che io mi indebiti, conviene che altri mi affidino i loro denari, conviene che io abbia la disponibilità di maggior quantità di denaro.

Ghe pensi mi: basta stampare altri euri …

Ora, qualcuno – senza fare nomi, tale Silvio B. – ancòra nel recente passato ha lamentato che l’Europa non abbia una vera e propri banca federale come hanno gli USA, la quale possa anche emettere moneta. Sì, è vero, questa sarebbe una buona cosa se tutti i paesi avessero o stesso grado (alto) di produttività, di moralità, di serietà politica, e (basso) di corruzione, evasione ed elusione fiscale, complessità burocratica, livello di costo della politica. Cioè se tutti fossero grosso modo ugualmente (molto) virtuosi.

In caso contrario – che poi è il nostro – una emissione europea di ulteriore moneta euro sarebbe in parte assegnata anche all’Italia che la utilizzerebbe per saldare i buchi della propria inefficienza e per acquistare – carta moneta contro prodotti – beni che, all’interno del bilancio economico europeo – non ha contribuito a creare. In altre parole, l’Italia si avvantaggerebbe della produzione altrui, sulla cui base è stato possibile emettere quella stessa, nuova, ulteriore quantità di moneta.

La soluzione? Gli STATI UNITI D’EUROPA, governanti per le materie federali da un Governo Federale, e a questo punto io auspicherei che i Governanti eletti fossero i migliori, anche se non nostrani. Ma … ve l’immaginate? Togliere il giocattolino ai Silvio ai Beppe nostrani?

Un velista … uno a caso …

Questo è il NUOVO MODELLO DI CRESCITA che io propongo, una “crescita verso una nuova forma europea”, non quella di chi vorrebbe, in un paio d’anni, trasformare il sistema propulsivo di un enorme transatlantico (la nave Italia) sostituendone i possenti motori, oggi semplicemente da revisionare e da riprogrammare nel software, con milioni di minuscole vele, manovrate, ognuna, dalle braccia di milioni di passeggeri (alias cittadini) mai stati velisti, per una “navigazione economica e sociale” che saprebbe  di anteguerra.

E se ve lo dice un velista che di propulsione a vela se ne intende …Â