BEPPE, LE PAROLE SONO PIETRE!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Aprile, 2013 @ 8:17 am

Detto altrimenti: le parole devono mantenere il loro significato, usiamole con precisione …

“Le parole sono pietre” soleva dire Don Lorenzo Milani, quando al “Me ne frego” di tristissima memoria, contrapponeva l’ “I care”, “io mi prendo cura di” che aveva scritto sulla lavagna e sulla parete della sua misera aula in cui teneva scuola ai figli dei “contadini di montagna” dell’appennino toscano. Aula “misera” la quale però, letteralmente “arredata” da quella scritta, diventava ricchissima.

Ieri sera, durante la trasmissione “Che tempo che fa” ho udito ripetere quella frase da Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera, a proposito dell’affermazione fatta da Beppe Grillo che l’avvenuta rielezione del Presidente Napolitano sarebbe stato un golpe, un colpo di stato, e che lui (Beppe) avrebbe portato a marciare (?) su Roma milioni di persone (con o senza baionette? Però … il 21 aprile, i Natali della fondazione di Roma … sarebbe stata una bella coincidenza … vero Beppe? Anche Craxi ci provò, a firmare la revisione del Concordato l’11 febbraio (11 febbraio 1929-11 febbraio 1984, sarebbe stato un colpaccio da niente!) ma anche a lui non riuscì, e dovette accontentarsi del successivo 18 febbraio!)

Orazio, nella sua Ars Poetica, afferma: “nescit vox missa reverti”, cioè, la parola, una volta pronunciata, non può tornare indietro. Generalmente la frase viene utilizzata nei casi in cui ci si accorge troppo tardi di aver detto qualcosa di sconveniente. Il concetto è ripreso “qualche tempo dopo” da Pietro Metastasio (Ipermestra, Atto II°, Scena I°): “Voce dal sen fuggita/poi richiamar non vale/non si trattien lo strale/ quando dall’arco uscì”.

Ed ecco poi, invece, le smentite, le correzioni: “Non riesco ad arrivare in serata; no, comizio no; mi raccomando, nessuna violenza”. Ma tant’è, la voce sfuggita dal seno (immagino villoso, ma non ambisco certo fare questa verifica!) di Beppe esprime la natura istintiva del personaggio.

Diciamola tutta: ha ragione Grillo a protestare quando si elogia l’eventuale (rarissima, n.d.r.) indipendenza di pensiero di uno dei suoi, mentre se ad essere “senza vincolo di mandato” è l’appartenente ad altra formazione politica, lo si definisce “franco tiratore”. E poi, un sottofondo di buono c’è, sia in lui che nel M5S, allorquando si critica l’inerzia, gli abusi, le incapacità, le caste, i privilegi, gli sprechi, i furti, le ingiustizie sociali, l’errato ordine delle priorità del sistema politico tradizionale. Ma tutto ciò è semplicemente una “malattia” della democrazia, di una democrazia che va curata, non uccisa.

E la democrazia, Beppe,  viene uccisa quando

  • si afferma che i risultati di una consultazione web sono democratici, laddove non vi è alcuna garanzia e controllo sulla procedura applicata né é dato conoscere il numero dei votanti;
  • si afferma che la volontà di 48.000 persone è la volontà del popolo italiano;
  • non si dà conto delle spese sostenute nella campagna elettorale;
  •  ci si sottrae al confronto politico affermando: “Vogliamo il 100%”;
  • si rifiuta a priori qualsiasi dialogo, “ma però” si vuole dialogare quando si afferma che “tu non sei libero di votare Tizio se prima non mi spieghi perché non voti Caio”;
  • si afferma che una decisione del parlamento assunta a larghissima maggioranza “è un golpe”.
Forza, sventola gagliarda, che presto mettiamo le strisce anche a te!

Ma … “basta là” (locuzione dialettale piemontese), smettiamola lì, pensiamo al futuro: habemus papam (anzi tre, due a S. Pietro ed uno al Quirinale). Vediamo ora come che la buta, come si mette … Nel frattempo Beppe dovrà decidere se gli conviene continuare a cercare di cambiare (rectius, cercare di migliorare) il sistema ponendosi “contro” il sistema, anzichè “dentro” il sistema. Basta però che tu, o Beppe, non insista con quell’uscita … si con quella tua uscita sull’uscita dell’Italia dall’euro, per di più decisa con referendum! Quella si che sarebbe la morte della democrazia sostanziale, oltre che dell’Italia moderna, anzi europea, anzi dei futuri Stati Uniti d’Europa!