“VOGLIAMO LA GRANDE COALIZIONE” DICE UN PARTITO … “L’ABBIAMO SEMPRE DETTO, DA QUANDO POCO ABBIAMO PERSO LE ELEZIONI”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Aprile, 2013 @ 12:25 pm

Detto altrimenti: … “La vogliamo però. Però devono essere accettati tutti i punti della nostra campagna elettorale, ad iniziare dalla Giustizia e dall’IMU”.

… a cominciare da giustizia e IMU!

A me mi pare (lo so, lo so … che “a me mi” non si dice e non si scrive …) ma lo faccio per attrarre la vostra attenzione! Dunque, si diceva .. ah, ecco, ora ricordo … a me mi pare che una certa affermazione sia una presa in giro. Eccola: “… io sono un grande statista, perché ho invocato ed inneggiato alla Grande Coalizione; ora che si è costretti a farla, dico che è merito mio; ora che si deve concordare e redigere il programma della Coalizione, dico che “ci sto ma”. Cioè voglio che si facciano tutte le “cose” che avevo nel mio programma elettorale, che sono le cose da fare (secondo lui, n.d.r.) per farce uscire il Paese dalla recessione (secondo lui, n.d.r.) nella quale lo ha sprofondato (secondo lui, n.d.r.) la politica di Monti (dimenticando i danni del “secondo ventennio, quello berlusconiano, n.d.r.). Anzi, ho già pronti otto decreti legge”.

Ma allora, dico io, che “coalizione” è? Coalizione, da coalitus, participio passato di coalesco, “cresco insieme”. Insieme significa che ognuno concorre con qualcosa e ognuno rinuncia a qualcosa pur di stare e crescere insieme. Ma se io voglio che sia accettato tutto il mio pensiero, non è coalizione, bensì è una delle tre seguenti “cose”:

1) chiedere tutto per lasciare al Capo l’opportunità di fare il saggio transattore, il grande statista di ottenere molto, oppure …

2) mettere comunque il cappello su ciò che di buono si farà, lasciando ad altri la responsabilità di ciò che eventualmente non si riuscisse a fare, oppure …

3) … spingere verso le elezioni anticipate dandone poi la colpa agli altri: “E’ stato lui, signor maestro, che non mi ha dato tutte le caramelle … ed allora io non gioco più!

Occorre cogliere in pieno il politichese di questo “appoggio” al governo, che si dichiara “pieno” ma che in realtà è un porre condizioni, un volere ipotecare l’azione del governo, un volerlo rendere semplice strumento di una funzione non propria, una sorta di “governo esterno” a quello ufficiale al quale non si lascerebbe il diritto di “esercitare un potere legittimo” bensì solo quello di “assumersi tutte le eventuali responsabilità“. Si cerca cioè di separare il potere dalla responsabilità. Il che non è cosa nè buona nè giusta.

Ancòra: la eventuale accettazione di massima da parte di Letta delle condizioni poste dal PDL, come è interpretata da PDL e da altri? Forse, dal PDL questa accettazione di massima è interpretata non solo come accettazione di “priorità assolute” ma anche di priorità “esclusive”? Sulla esclusività io non sarei d’accordo, perchè a mio avviso la prima questione è la Questione Morale, che potrebbe/dovrebbe essere affrontata e risolta anche in parallelo ad una o ad alcune o a tutte le otto priorità PDL.