DELOCALIZZAZIONI, ENRICO LETTA, STATI UNITI D’EUROPA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Aprile, 2013 @ 6:51 pm

Detto altrimenti: ricerchiamo il significato degli avvenimenti e facciamo le giuste connessioni …

Dall’Italia molte imprese hanno “delocalizzato” la produzione in paesi nei quali il costo del lavoro è infinitamente minore, come pure i diritti dei lavoratori, le norme sulla sicurezza sul lavoro, i sistemi previdenziali e assistenziali, etc..  Ciò ha comportato maggiori margini per le imprese che hanno delocalizzato, minori posti di lavoro in Italia, e il rischio che in un secondo momento, chi ha imparato da noi il mestiere, ci faccia concorrenza, anzi ci soppianti del tutto. Cito solo un caso poco conosciuto: la SGS Ates di Agrate Brianza(anni fa del Gruppo Stet), primatista mondiale nella produzione di semiconduttori (la base di tutti i computer) delocalizzzò. Oggi non più leader.

Bangladesh, periferia di Dacca. Crolla un edificio nel quale lavoravano tantissime donne (nel tessile). 1.000 morti, molti altri feriti. L’azienda italiana Benetton si affretta a dichiarare: “All’interno di quell’edificio non vi erano nostre aziende”. Ecco, di “quello”, ma …excusatio non petita, vera accusatio, dicevano i latini. Infatti la dichiarazione dei Benetton implicitamente ammette che in “altri” edifici ci possano essere aziende di quel Gruppo. Mi chiedo: quali sono le misure di sicurezza applicate in quegli “altri” edifici? Quali tutele sono garantite alle lavoratrici (già, perché pare che la maggior parte siano donne)? Qual è il livello della loro remunerazione? Quale l’assistenza sanitaria, la tutela previdenziale, etc.? Quale il trattamento delle lavoratrici “in hoffnung” in speranza, dicono i tedeschi, cioè in attesa di prole? Quale il trattamento delle neo madri?

Ho appena visto in streaming la riunione fra il Presidente incaricato Enrico Letta e i rappresentanti del M5S. Letta, fra l’altro, ha affermato di essere un europeista convinto (io ho aderito al MFE – Movimento Federalista Europeo di Altiero Spinelli 35 anni fa) e di aspirare alla elezione diretta del Presidente dell’Unione. Bene, benissimo, anche perché io, nel mio infinitesimalmente piccolo, aspiro agli Stati uniti d’Europa! Anche perché solo un’Europa politicamente unita può concordare con gli USA l’imposizione, a chi vuole trattare con le due confederazioni che si affacciano sui due lati dell’Atlantico, il rispetto dei diritti civili, umani, sociali, del lavoro e la correttezza in materia di banca, finanza, fisco.

Ottimo poi Letta quando afferma di volere negoziare con l’UE la differenziazione fra “indebitamento generico” e “indebitamento per investimenti in ricerca e sviluppo, etc.”

Circa il rapporti con i M5S, ho notato una certa differenza fra la “riunione Bersani” e quella odierna (Letta): mi pare che la maggiore concretezza di Letta, unita anche ad una certa maggiore apertura (maturazione) da parte dei M5S quanto meno a “seguire il ragionamento” , possa costituire un primo passo, non dico verso la concessione della fiducia al governo, ma verso il dialogo con il governo.

Mi scuso se mi permetto di citare una mia esperienza personale. Nel mio passato lavorativo venni chiamato, da altra città, a ricoprire una posizione di livello ma anche molto difficile. Forse giocò a favore quella scelta non solo il mio curriculum (che pur era “pesante”), ma anche il fatto che le contropartite con le quali avrei dovuto negoziare certe difficili soluzioni, non avrebbero mai potuto imputarmi alcuna (eventuale) colpa passata: io venivo da fuori, ero nuovo … Quindi, nel caso in esame, se pur questo nuovo governo (Letta) non possa essere “tecnico”, sit sane politicum, che sia pur politico, ma coinvolga persone innanzi tutto “capaci” e non troppo coinvolte, almeno personalmente, in scelte errate del passato o in omissioni.