UTILITA’ E INDIFFERENZA MARGINALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Aprile, 2013 @ 11:28 am

Detto altrimenti: basta con la linearità di tagli, imposte, tasse e sacrifici!

Se Tizio guadagna/riceve 1500 euro al mese (e ve ne sono tantissimi, di Tizio!), l’aggravio di 200 euro al mese fra tasse, tariffe, aumento dei prezzi, incide “solo” per 13%, ma in termini di qualità della vita e di potere di acquisto ciò significa molto. Dove può Tizio “recuperare” quei 200 euro? A fronte di quali (ulteriori e gravi) rinunce riuscirà a farsi bastare i residui 1300 euro al mese?

Se Caio guadagna/riceve 15.000 euro al mese (e ve ne sono tanti, di Caio!), l’aggravio di 3.900 euro al mese fra tasse, tariffe, aumento dei prezzi, incide per il doppio rispetto a Caio, cioè per il 26%, ma in termini di qualità della vita e di potere di acquisto ciò significa molto meno per Caio di quanto non significhi per Tizio. Infatti Caio dispone pur sempre di 11.100 euro al mese.

Se Sempronio guadagna/riceve 30.000 euro al mese (e ve ne sono ancora molti, di Semproni!), , l’aggravio di 10.500 euro al mese fra tasse, tariffe, aumento dei prezzi, incide per il 35% ma in termini di qualità della vita e di potere di acquisto ciò significa molto meno per Caio di quanto non significhi per Tizio e Caio. Infatti Sempronio dispone pur sempre di 19.500 euro al mese.

Etc.

Etc.

O mùzos delòi, dal greco, la favola insegna che man mano che ci si sposta dai redditi inferiori a quelli superiori, l’utilità marginale del reddito è decrescente e l’indifferenza marginale a ulteriori aggravi è crescente.

E allora, che fare? Occorre diminuire le imposte e le tasse “lineari” e riscalettare le aliquote fiscali, tassando maggiormente patrimoni e redditi della fascia alta, il che comporta un impoverimento relativo monetario per quei soggetti ma nessun peggioramento della loro qualità di vita.