JOHN PERKINS E MAURIZIO LANDINI …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Maggio, 2013 @ 9:45 pm

Detto altrimenti: … solo pochi minuti fa a “Che tempo che fa”

Il primo, Perkins, made in USA, autore del libro autobiografico “Confessioni di un sicario dell’economia”. Già dirigente di una Big Corporation multinazionale, lui, strumento retribuito per la realizzazione delle bolle finanziarie, di quel mondo che ha raggiunto un volume dodici volte maggiore dell’economia reale. Lui, oggi pentito, si confessa. Con un libro.

In un post precedente (4 gennaio 2012) ho descritto la bolla dei mutui sub prime. Ma quella non è l’unica bolla. Esiste anche quella delle operazioni allo scoperto sulle materie prime, cioè alla vendita ed all’acquisto di merce che non è mai esistita, che mai esisterà e che tanto meno sarà oggetto di scambi effettivi. Ed esiste anche quella di utilizzare contributi di istituzioni mondiali per incentivare all’indebitamento “paesi poveri ma”– promettendo loro e realizzando opere pubbliche costose e non produttive – cioè “paesi poveri ma” ricchi di materie prime, e quindi, di fronte alla loro impossibilità di ripagare i debiti, di farsi dare concessioni pluriennali per lo sfruttamento delle loro materie prime. Questo è l’aspetto che sembra essere trattato dal libro presentato alla trasmissione di Fazio.

Dall’intervista con l’autore emergono denunce gravissime: le Big Corporation “dominerebbero” di fatto i governi di provenienza (abbiamo appena visto la bocciatura USA delle legge Obama contro la libera vendita delle armi da guerra) e approccerebbero i governi di destinazione (quelli dei paesi da sfruttare) con la carota ed il bastone: “Se ci stai, per te ci sono milioni di dollari. Se non ci stai, arrivano prima gli “sciacalli” (killer) e se non bastano loro, arriva l’esercito”. Vengono fatti nomi di governanti e di Stati, di chi ha accettato la carota e di chi è morto “bastonato”. Io credo che l’intervista avrà un seguito, se non altro perché l’autore ha più volte nominato la politica USA, “condizionata” a suo dire, dalle Big Corporations.

Le Big Corporations multinazionali non vogliono che noi si mettano le strisce alla nostra bandiera, non vogliono gli Stati Uniti d’Europa

 

Una cosa però ve la anticipo: le Big Corporations sarebbero contrarie all’UE e ancor di più ad eventuali Stati Uniti d’Europa, in quanto fonderebbero la loro azione anche sul “dìvide ed impera”, ciò anche – per esempio – al fine di potere più facilmente infrangere o far modificare localmente le regole o le leggi di singoli stati, cosa assai più difficile se queste regole e leggi sono di una Confederazione di Stati. L’autore del libro suggerisce ai consumatori di acquistare beni sollo dalle Big Corporations che rispettino le regole morali e civili della produzione, del commercio e della finanza. Leggerò il libro e poi vi saprò dire meglio.                                                                                              

Nel frattempo mi pongo una domanda: che ruolo hanno in tutto ciò le Agenzie di Rating USA che continuano a darci le pagelline, a seguito delle quali le borse vanno su e giù per tutti ma loro lo sanno prima di tutti?

Il fu Primo Ministro Libanese Hariri

Una mia esperienza personale: Libano, anni fa, per conto di una piccola SpA italiana stavo concordando una collaborazione con il Primo Ministro Hariri: “We don’t need huges companies” diceva, noi non abbiano bisogno delle grandi società … Poco dopo venne fatto saltare in aria stile “autostrada di Capaci” dall’esercito siriano, presente sul territorio libanese.

Subito dopo, FF, Fabio Fazio intervista il secondo, Maurizio Landini, segretario della FIOM, il quale ci riporta alla dimensione lavoro, ai problemi della difesa e della creazione del lavoro, a quel mondo che è dodici volte più piccolo di quello raccontato da Perkins. Molte le cose dette. le solite, si potrebbe dire, non per sminuirle, ma per non ripetersi. Una notizia, invece, mi è giunta nuova, e cioè che – a quanto afferma Landini –  il 70% delle centinaia di miliardi di euro nel che consistono i patrimoni dei fondi pensione (in testa quello dei metalmeccanici) venga investito in borse titoli e società estere, anziché a chi investe in Italia. Altri fondi per gli investimenti (indispensabili, afferma Landini) egli li recupererebbe dalla riduzione delle spese militari, dalla sospensione delle grandi opere (cita il TAV), dall’evasione ed elusione fiscale, dalla riscalettatura delle aliquote fiscali, etc.. Reclama poi l’affermazione del ruolo della “rappresentanza” del mondo dei lavoratori ad ogni livello (in Germania gli operai sono rappresentati all’interno del CDA – Consiglio di Amministrazione della loro fabbrica, n.d.r.).

Per domani sera è prevista la presenza a “Che tempo che fa” del presidente del Consiglio Enrico Letta. A domani sera, dunque!