L’ILIADE LETTA NELLA BIBLIOTECA DI TRENTO, con MARIA LIA GUARDINI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Febbraio, 2012 @ 7:49 am

Detto altrimenti: la Professoressa Maria Lia Guardini, presso la Biblioteca Civica, ne gestisce una interessante rilettura attualizzata. Ovvero, i poemi classici per tutti, per i giovani d’oggi e per quelli di ieri (si veda il post del 31 gennaio scorso)

Omero

Omero, migliaia di anni fa. Poeta greco. “Epta poleis màrnontai sofen diarizein (?) (einai to patrida ?)  Omerou: Smurne, Kios, Kolofon, Itaka, Pulos, Argos, Azinai” (cito a memoria versi che udii 52 anni fa. perdonerete quindi gli immancabili errori): sette città si contendono l’onore di essere la patria di Omero: Smirne, Chio, Colofone, Itaca (o Rodi?), Pilos (o Salamina?), Argo, Atene. Poeta diventato cieco (O me oròn, Omero, il non vedente) che riuscì a far scrivere ciò che gli aedi (cantastorie), persone di grandissima capacità mnemonica, solevano riportare a voce di generazione in generazione. L’Iliade narra di un Turco (della città di Troia, in Anatolia o Asia Minore che dir si voglia) che rapisce la moglie di un Greco. I Greci, che all’epoca erano organizzati sulla base di tante città-stato, si coalizzano, allestiscono un esercito ed una flotta e vanno a riprendersi la donna, dopo una guerra di dieci anni conclusa con la distruzione di Troia.

Dopo l’Iliade segue, dello stesso Autore, l’Odissea, il viaggio di ritorno di un Greco, Ulisse, fino alla sua Itaca, e, a firma di Virgilio, l’Eneide. viaggi di un Troiano in Italia, poi copiato da tale Goethe con il suo “Viaggio in Italia”. Ma queste sono altre storie.

Restiamo in tema. L’Iliade, letta oggi con uno sguardo superficiale, dal punto di vista della sceneggiatura è soprattutto un “film di guerra”. Scontri ed uccisioni continue che si interrompono ogni sera, al calar della notte. Di notte non si combatte: tutti al “ristorante del rispettivo accampamento” a magnar e bever.  Ed ecco che qui mi sorgono tre domande:

1. Ma quanti erano questi guerrieri, da entrambi le parti? Infatti ogni giorno si trattava di rimpiazzare schiere di caduti, guerrieri fisicamente forti,  muscolosi, addestrati, esperti nell’uso di spada, scudo, lancia e arco. Non di reclutare i ragazzi del ‘99 per schierarli sul Piave. Dove prendevano i rimpiazzi? Dice … ma erano tantissimi, da ambo le parti. Ah sì? Erano tantissimi? Ed allora mi sorge il secondo dubbio.

2. Come si potevano approvvigionare di cibo due numerosissimi eserciti, durante i ben dieci anni di guerra? Una volta dato fondo alle scorte, depredate le campagne e le coste … che facevano? Andavano a pescare? Si mettevano a coltivare i campi? La velocità dell’utilizzo delle scorte era ben maggiore della loro stessa capacità di essere ricostituite, quand’anche …
3. Terzo dubbio: “ e dopo aver mangiato, mangiato e ben bevuto …” la mattina dopo a combattere? Con quel cerchio alla testa per il tannino e la enormi fiorentine alla brace, probabilmente “underdone” cioè al sangue? (Non “bloody”, per carità, che letteralmente significherebbe  “sanguinolente, sanguinarie” ma che più spesso viene usato come insulto :“maledette”, “dannate”. Infatti, ad un turista che non sapendo bene l’inglese, aveva chiesto al cameriere una “bloody steak” , una bistecca al sangue, nelle sue intenzioni, il cameriere, con sarcasmo, chiese: Perhaps do you want also some fucked potatoes?)

Ma non basta. devo capire cosa fosse, per i contemporanei di Omero, quel racconto: fantascienza? Il vangelo dell’epoca? Già, perché l’Iliade (come pure l’Odissea) è piena zeppa di fatti extra-terrestri, di miracoli e di interventi dei loro dei. E loro ci credevano nei loro dei, e come! Basta guardare che po’ po’ di templi avevano dedicato loro, splendide testimonianze giunte sino a noi!. Ed allora? Ripeto: probabilmente fantascienza per chi non aveva fede o credeva solo negli “dei storici” un po’ come oggi taluno crede solo nel “Cristo storico”. Vangelo per i credenti.

Navi, accampamento e fortificazioni greche

Un film, dicevo. Anche per la tempistica delle azioni (e qui entra in gioco il regista Omero). Quanti film infatti, in un paio d’ore, ci raccontano vicende di decenni, di secoli . .. Ciò accade anche nell’Iliade. Un esempio? I Greci decidono di costruire un muro ed un fossato a difesa delle loro navi, che giacciono tirate in secco sulla spiaggia. Detto fatto. Poche righe sotto.” Erette le difese, tutti a cena, visto che s’è fatto tardi”. Ma si trattava di un’opera importante, opera che gli Dei guardavano ammirati e stupefatti dall’alto dell’Olimpo, una grande opera pubblica, un po’ come – mutatis mutandis (“cambiate le cose da cambiare”, cos’altro avevate capito!?) – la Muraglia Cinese, unica opera umana visibile dalla luna! In poche righe? E nel frattempo, i Troiani, stavano a guardare il nemico che si fortificava? O forse avevano anticipato l’orario della loro cena?

Ho scherzato, solo per rendere attraente e adatta ad essere materia di un “post” di un “blog”. Ma “ridendo castigat mores” che non vuol dire che “ridendo castigo i negri”, bensì che “pur con forme scherzose cerco di correggere i costumi”. Infatti, ora facciamo i seri.

L’animo umano, le sue passioni, la sua ricchezza e le sue miserie, la ricerca e l’amore per le proprie origini, la cura delle proprie tradizioni, l’amore per la cultura, il rispetto e la pietas per i morti. Tutto è rappresentato nell’Iliade. E molta poesia, poesia vera. Molte similitudini (dalle quali mi piace pensare che abbia attinto Dante Alighieri, soprattutto se leggete l’Iliade nella traduzione di Vincenzo Monti, scritta in endecasillabi, anche se non in terzine a rima incatenata!). Noi, oggi, non abbiamo inventato nulla.

Ecco, a questo punto ho un’ultima domanda da pormi. La lettura è il cibo della mente, recita un recentissimo ed apprezzato spot televisivo per invogliare gli italiani a leggere. Mi domando: come si può far comprendere ai giovani il valore educativo e formativo dello studio dei classici? Di qualcosa che alla loro età viene perlopiù trangugiato a forza come un’amara medicina senza “soave liquor sugli orli del vaso” per dirla con il Parini, e non gustato lentamente, con piacere, come un prezioso. saporito e nutriente alimento?
Certo, mi direte, quella è l’età della semina. Il raccolto verrà dopo.
Già, mi permetto di rispondere, ma se oggi si tolgono i semi ai seminatori, se oggi la scuola si riduce a saper fare e copiare ricerche in Internet (Internet, che pure io apprezzo ed utilizzo), cosa farà crescere la mente dei nostri ragazzi?
Vogliamo mandare i nostri ragazzi a scalare la ripida parete della vita senza aver fatto far loro una adeguata scuola in una palestra di roccia?

Stiamo attenti: a forza di “semplificare, tagliare, ridurre, dimenticare” ci stiamo riducendo ad accettare che sia dato a noi stessi solo “panem et circenses”, cioè quel tanto che serve a noi per sopravvivere e distrarci, e a chi ci governa per fare impunemente quello che gli pare. Nulla per alimentare la nostra mente, la nostra capacità critica, di analisi, di sintesi, il senso della storia (che si ripete! badate, si ripete!), della famiglia, dello Stato, del senso del dovere? Nulla di tutto ciò?

Ed allora, viva l’iniziativa del Governo attuale che allo “Spendete gente!” del governo precedente ha sostituito un rafforzamento del “Leggete, Gente e … passa parola!”. Viva l’iniziativa della Biblioteca di Trento, viva la conduzione da parte di Maria Lia Guardini, viva voi che mi avete letto sin qui e che, mi auguro, vorrete aggiungere un vostro commento!