Imposte, equità, famiglia e ….

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Febbraio, 2012 @ 6:49 pm

 Detto altrimenti: pane al pane e vino al  vino  + … un po’ di formaggio (ovvero, alcune riflessioni sul lessico  familiare fiscale + … qualcos’altro)

1) Si dice: Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (IRPEF) e Imposta sul Reddito delle Persone Giuridiche (IRPEG). Ciò è vero per l’IRPEF, la quale è l’imposta è sul reddito delle persone fisiche cioè sulla somma calcolata senza detrarre prima se non una minima parte dei costi di produzione del reddito. Ma al contrario, L’IRPEG è l’imposta sull’utile delle imprese, cioè su quello che resta tassabile dopo la detrazione della stragrande maggioranza dei costi di produzione del reddito. Il suo nome esatto dovrebbe essere IUPEG, cioè Imposta sull’Utile delle Persone Giuridiche. A meno che una famiglia non riesca ad organizzarsi in società, detraendo dalla massa imponibile il costo dell’affitto, del mutuo, delle bollette, dei trasporti, etc., la Morale (n. 1) è che la persona fisica (la famiglia) è penalizzata.

2) Si dice: l’IVA, l’Imposta sul Valore Aggiunto, non è un costo né un ricavo, ma una partita di giro perché l’impresa la paga a monte (quando acquista beni e servizi) e l’incassa a valle, quando vende beni o servizi. Se il prezzo di vendita sarà maggiore di quello d’acquisto, l’IVA incassata in più sarà versata allo Stato, a pareggio. Ma la famiglia è solo acquirente di beni e servizi, mai venditrice. Quindi l’IVA la paga solo, a monte. Non la può scaricare a valle, mai. Morale n. 2 : come sopra.

3) Rivalutazione degli immobili anche ai fini dell’applicazione dell’ICI-IMU. Nel caso di una famiglia, la rivalutazione colpisce subito l’immobile, generando immediate maggiori imposte, indipendentemente da un aumento del reddito della famiglia la quale vede “certificato” l’aumento del valore dell’immobile e cioè vede “accertato” il maggior valore del proprio patrimonio, e pertanto deve far fronte a maggiori imposte, cioè a maggiori esborsi finanziari, senza poter contare su maggiori introiti finanziari. Per pareggiare tale sbilancio, la famiglia dovrebbe avere maggiori entrate e cioè, al limite, vendere l’immobile stesso. Morale n.3 : come sopra.

4) L’adeguamento del valore dell’immobile “dichiarato in atto notarile” al suo valore di mercato, valore diventato negli anni molto superiore al dichiarato, fa sì che quando la famiglia acquista un immobile non potrà più essere invitata dal venditore a dichiarare nell’atto notarile un valore inferiore e a (pre) pagare una parte del prezzo “a parte”. Quanto sopra:
a) “fa male” alle singole famiglie compratrici e venditrici di case in quanto potrebbe portare un aggravio di prezzo per la famiglia acquirente e un aggravio di imposte per la famiglia venditrice;
b) “fa bene” a tutte le famiglie (anche non venditrici o compratrici di case), perché tutti i venditori e tutti i compratori di case pagheranno più tasse e tutte le famiglie potranno contare su maggiori servizi da parte dello Stato;
c) “fa bene” a tutti perché elimina dalla circolazione masse notevoli di denaro nero, contribuendo alla moralizzazione del sistema (ecco il …”qualc0s’altro!)

Morale n. 4 : qui l’equità c’è.