POST 938 – LE PAROLE SONO PIETRE: DIRITTI ACQUISITI, ESODATI, AGIBILITÀ (FISICA E) POLITICA, QUARTO GRADO DEL GIUDIZIO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Agosto, 2013 @ 7:11 am

Detto altrimenti: le parole …. to handle with care, da maneggiare con cura …

Don Lorenzo Milani

Le parole sono pietre, scriveva Don Lorenzo Milani in “Lettera ad una professoressa”. Lui stesso le maneggiava con cura, lui che , al “Me ne frego” fascista, opponeva il proprio “I care”, io mi prendo cura di, mi preoccupo …  Le parole. Descrivono, rappresentano oggetti, sentimenti, intenzioni, noi stessi, tutto di noi stessi, della nostra realtà. Ma ecco, esse “descrivono”, “rappresentano” non “creano” … anzi, non possono e soprattutto non devono creare alcunchè. E invece sempre più spesso noi cadiamo vittime di miraggi, cioè di situazioni “create” dalle parole, siamo cioè vittime di situazioni che non esistono ma che le parole hanno fatto sì che noi si sia convinti che esistano.

Mi spiego con quattro esempi: “diritti acquisiti”; “esodati”; “agibilità politica”; “quarto grado del giudizio”

1) Diritti acquisiti. In tutto il mio percorso scolastico (1950-1968), conclusosi con una laurea il giurisprudenza, non avevo mai sentito parlare dei cosiddetti diritti acquisiti. Oggi utilizza questo termine chi è impegnato a difendere i propri privilegi, quali una super pensione (ne esistono da 90.000 euro al mese!), un super stipendio (il Presidente dell’INPS: un milione di euro all’anno!), erogati da un sistema che molto spesso lascia tante persone senza stipendio, senza pensione, senza casa, senza speranza, senza futuro. Ecco, l’avere creato il termine “diritti acquisiti” ci ha indotto a ritenere che debba e possa esistere, come esiste, la categoria delle persone titolari di quei (pseudo, n.d.r.) diritti. In altre parole, la creazione e l’utilizzo del termine ha legittimato l’esistenza della categoria che il termine descrive. Ma nessuno fino ad oggi si è preoccupato di creare il termine “doveri acquisiti”, quale conseguenza e non causa dell’esistenza effettiva di una fascia di realtà, cioè in questo caso a descrivere e non a creare una categoria di persone purtroppo realmente esistente, quella di coloro che hanno il dovere di sopportare l’esistenza delle persone titolari dei diritti acquisiti. Ed allora lo faccio io, in questa sede, amici, vi comunico ufficialmente la nascita della locuzione “doveri acquisiti” che saranno imposti a carico di  coloro di fronte ai quali ai quali si vuole giustificare il permanere in capo proprio di privilegi medievali sulla base della loro descrizione come “diritti acquisiti”.

2) Esodati. Idem come sopra. Essi semplicemente non dovrebbero esistere e invece abbiamo creato un termine che ne giustifica l’accettazione da parte di tutti come categoria logica e della realtà sia pure deprecabile e deprecata.

3) Agibilità (fisica e) politica. Chevvordì, dicono a Roma? Fino a qualche giorno fa l’espressione non faceva parte del lessico italiano, fosse esso politico, familiare, scolastico, etc.. E lo abbiamo creato “ad hoc” per fare nascere una nuova realtà: quella che a sua volta fa nascere e legittima una nuova “condizione di procedibilità”, anzi di “improcedibilità” contro le persone, anzi, contro una persona. Infatti, l’agibilità politica sta diventando una sorta di diritto acquisito: io sono stato eletto da otto milioni milioni di elettori e quindi ho il diritto acquisito a restare in senato “a prescindere”, il che vorrebbe dire che esiste un quarto grado di giudizio.

4) Quarto grado di giudizio: noi tutti credevamo che i gradi del giudizio fossero tre: Tribunale, Corte d’Appello, Cassazione. Oggi invece sta nascendo una nuova espressione lessicale: “il quarto grado”, quello rappresentato dalla volontà dei milioni di elettori di un partito di volere e potere stravolgere una sentenza fino a ieri definita come “passata in giudicato”. Detto fatto: l’abbiamo descritto e ipso facto il quarto grado esiste, o almeno, per quei milioni di elettori, esso “deve” esistere. E chi ne negasse l’esistenza, sarebbe responsabile della caduta del governo.

Le parole sono pietre, si diceva. Ma le pietre sono di tipo diverso: vi sono quelle utilizzate per la costruzione del Bene Comune, e quelle che, lanciate dall’alto delle granitiche torri  di privilegi medievali, diventano macigni precipitati a frantumare il Bene Comune.