POST 1012 – IL CRIMINE DEL VAJONT, 50 ANNI FA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Ottobre, 2013 @ 5:18 am

Detto altrimenti: delitto di strage? Omicidio colposo plurimo aggravato?

Intorno a quel “laghetto residuo” , ciò che vedete è la frana, ormai diventata una nuova montagna verde

Il 29 luglio scorso con il mio post n. 908 e poi il 1 agosto (post n. 909) scrivevo del  “pellegrinaggio a pedali” con gli amici di BICI UISP - Trento nei luoghi della strage del Vajont. Questa sera,  9 ottobre 2013 alle ore 22,39 ricorre il cinquantesmo anniversario di quelle 1.917 morti.  L’impatto dello tzunami montano sulle case avvenne mentre era in corso la trasmissione alla TV di una partita di calcio …. Questa sera, in TV, un film rievocativo.  Da pate mia, ho pensato di riproporvi una mia piccola, semplice poesia:

VAJONT (Va-jont)

Noi qui, sopra. Loro, 1.917 persone, a valle … “sotto”. Ubris legibus inimica, tracotanza nemica d’ogni legge!

Va giù …va giù …

Dapprima silente
e poi improvviso
cade
pesante nell’acqua ristretta e profonda
un monte ucciso dagli anni
e da un progetto assassino.

Bagliore di cavi tranciati.

“Lampeggia sul monte!
Cos’è? Temporale?”

Valanga di aria compressa
strappa i panni di casa
dai fili distesi
fluido maglio d’annuncio mortale
soffoca i muri indifesi
di una indifesa città.

Il deserto dei … barbari!

“Cos’è questo tuono?
Un Foen improvviso?
Chiudete le porte!
Non vedi ch’è solo?
Ormai superato il terzino!
Fa goal lo spagnolo!”

Sibilante
più volte annunciato
maremoto alpino
interrompe violento
azione
partita
la vita.

Dolori scheggiati
infangati
parole ormai mute
non legano più fra di loro
sbriciolati frammenti
di una impazzita ragione.

Pochi oramai gli occhi ancor vivi
tristi cavalli di frisia
sbarrano strada ed il passo
al nulla rimasto
svuotati di lacrime
dal troppo dolore
come il lago, dal sasso.

Ed io
pellegrino tardivo
posso solo indagare il Ricordo
affinchè il Ricordo non muoia.

Provenendo da S. Candido-Cortina d’Ampezzo, dopo Longarone abbiamo pedalato fino a Feltre. Poco dopo Belluno abbiamo visitato la Villa Buzzati, quella dello scrittore Dino Buzzati, l’autore, fra l’altro, de “Il deserto dei Tartari”. Ed ecco che ho pensato di ribattezzare un nuovo deserto, la frana di Longarone come “Il deserto dei barbari”, di quei barbari che hanno commesso questo genocidio.

Tina Merlin, giornalista de L’Unità, denunciata per “procurato allarme” (e poi assolta) perchè aveva documentato la rischiosità dell’opera. Dino Buzzati, giornalista del Corriere della Sera a Milano, parte subito in auto per Longarone ed è tra i primi a documentare la tragedia. Condanne (miti) di alcuni resoponsabili passate in giudicato solo nel 1991.

Disastro annunciato, si diceva. La documentazione di ciò è molto ampia ed evito di ripetermi. Aggiungo solo che poco più di 10 anni fa (non prima!) Longarone ha ricevuto il risarcimento dei danni materiali, nella misura di qualche decina di miliardi delle vecchie lire ( forse in euro, somma equivalente, non ricordo), con le quali, fra l’altro – è stato realizzato il complesso fieristico della città.

Oggi, purtroppo, siamo ancora in presenza di altri “disastri annunciati”, idrogeologici ed umani: frane, alluvioni, disoccupazione, migranti nostri (fuga di capitali e di nostri cervelli all’estero) e altrui (dal cosiddetto terzo mondo o dalle guerre); amoralità dilagante (rendeteci un po’ di immoralità! A questo siamo ridotti! Almeno essa riconosce l’esistenza di una legge, sia pure per violarla!), etc… , e tutto ciò … Dum Romae consulitur … mentre a Roma si discute …