POST 1056 –L’ENEIDE LETTA A TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Ottobre, 2013 @ 4:48 pm

Detto altrimenti: la professoressa Maria Lia Guardini, nella Biblioteca Comunale di Trento … lettura dei classici

Sotto la guida di Maria Lia, avevamo già letto Iliade, Odissea, le tragedia e le commedie greche e latine, i classici. Ora tocca all’Eneide. Virgilio: nacqui a Mantova, mi spensi in Calabria, fui sepolto a Napoli, cantai la pastorizia, l’agricoltura, i comandanti militari:

 Mantua me genuit, Calabri rapuere
tenet nunc Parthenope
cecini pasqua, rura duces.

Virgilio e il Trentino, o quasi, infatti egli celebra il “mare nostrum” cioè il Lago di Garda  (Georgiche, II, 159-160)

Anne lacus tantos? te, Lario, maxime teque
fluctibus et fremitu adsurgens Benace marino?
E che dovrei dire del laghi così belli? Cosa mai di te, Lario, ma soprattutto di te
Benaco, che quando ti agiti hai onde e fremiti simili a quelli del mare?

Virgilio, scelto da Dante come guida per la sua Divina Commedia … Virgilio che all’inizio dell’Iliade dichiara subito di volere imitare Omero: “Arma vurumpque cano … ” canto le armi e gli uomini … solo che lui canta i cives, i cittadini, più che gli uomini come invece aveva fatto Omero. Omero aveva dato inizio alla comunicazione letteraria scritta. Virgilio ne segue la traccia, solo che avverte di essere sul punto di morire … non aveva ancora rivisto la sua opera e dà ordine che le “bozze” dell’Eneide fossero distrutte. Per fortuna l’esecutore testamentario venne meno al suo dovere …

Virgilio non è l’unico Romano a copiare i Greci. Sempre però in maniera consapevole, funzionale e irripetibile: il poeta parla in prima persona: cano, canto … e chiede l’intervento della Musa. del resto … Omero … “Cantami o diva, del Pelìde Achille l’ira funesta  …” Ancora,  Virgilio in un poema epico inserisce componenti tipiche del poema lirico: l’amore fra Enea e Didone, e nel far ciò innova rispetto ai Greci. Ma Virgilio innova anche nel trasformare il poema epico greco in un poema epico-nazionale, sulla scia della piena sua adesione alla politica di Augusto. Tutto ciò manca in Omero, che canta l’uomo laddove Virgilio canta il cittadino. L’Eneide, nella prima parte si rifà all’Odissea, al “viaggio” del cercatore di una nuova patria. Nella seconda parte, le guerre di Enea per appropriarsi della nuova patria, il Lazio. Cittadio-Patria.

Gli Dei. Da Omero a Virgilio hanno “fatto carriera”: in Omero si muovono da umani, con gli stessi vizi e le stese virtù. Gli Dei di Virgilio sono più “divini”, più “politici”, hanno una maggiore influenza nel convincere gli umani …

Quando oggi si dice, esagerando, “quel politico è un Dio, è il mio dio” .. l’ho sentii dire da un francese circa De Gaulle: “C’est mon dieu”. Ma torniamo a noi.

Virgilio ci rappersenta una visione teleologica e provvidenziale della Storia: sono gli Dei che hanno voluto tutto questo: da qui il Deus vult dei Crociati e il  Gott mit uns di altri … La sua è una rilettura provvidenziale della Storia attraverso le vicende di un Personaggio Centrale. Enea come Ulisse? No, Ulisse ha le caratteristiche tipiche dell’oralità, è tutto azione. In lui manca spazio per i sentimenti, almeno fino a quando è in guerra. Enea al contrario è “finto”, “costruito” da Virgilio per mettere innanzi agli occhi dei suoi concittadini il civis romanus perfetto. Non a caso il principale valore fondante dell’Eneide è la Pìetas.

Pìetas non si traduce con pietà, bensì con “rispetto dei genitori, della patria, delle autorità, degli Dei”. A questo rispetto Enea sacrifica anche il suo amore per Didone e quello di Didone per lui. Didone che muore per lui, maledicendolo e pronosticando ostilità fra il Lazio e Cartagine (guerre puniche). Storia? Mito? Entrambi. Virgilio usa, utilizza il mito, con un uso eziologico, per spiegare la causa di qualche cosa, di qualche evento.

Un breve cenno alla “comunicazione” del suo tempo, del tempo di Virgilio. Fortemente condizionata dallo strumento scrittura, a superamento della precedente comunicazione orale, meno “impegnativa” per chi la fa e per chi la riceve. Eschilo aveva scritto “Guardano ma non vedono, ascoltano ma non sentono”.

Ed oggi? Oggi la comunicazione scritta è sempre più scarsa: prevale quella orale, basata sulla oralità che ci giunge dalla “bocca” del teleschermo, che spesso induce molti di noi a guardare senza vedere e ad ascoltare senza sentire!

In Virgilio invece la scrittura c’è, e come! E non è neutra, è “politica”, però è dichiaratamente, onestamente tale: egli vuole il Pius Civis, il cittadino rispettoso dell’Autorità, perché ha una grande fiducia nell’Autorità (beato lui! N.d.r).

E di Ettore, ucciso due volte, da vivo e da morto, fa dire “quantum mutatus ab illo” (Eneide, II, 274) cioè “da morto, com’era cambiato rispetto al suo precedente stato di vivente!” Ecco, rubo questa espressione, diventata famosa, quasi un proverbio, e la declino al femminile: “Quantum mutata ab illa”, quanto è cambiata (in peggio, n.d.r.) l’Italia di oggi rispetto a quella di ieri … augurandomi che in un prossimo domani si possa dire: “Quantum mutata  ab illa”, quanto è diversa (questa volta in meglio, n.d.r.) l’Italia di oggi, rispetto a quella di ieri!”

Prossimo appuntamento: martedì 5 novembre 2013, ore 10,00, Biblioteca Comunale di Trento, primo piano, nella sala che precede la Sala degli Affreschi: parleremo dei libri 4,5,6 … dell’Eneide, ovviamente! Entrata libera!

P.S.: la farina di cui sopra al 90% non è del mio sacco, bensì di M.Lia Guardini che noi tutti, suoi “da una vita impenitenti allievi ripetenti ” ringraziamo di cuore!