POST 1068 – ADRIANO OLIVETTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Ottobre, 2013 @ 4:32 pm

Detto altrimenti: l’attualità e l’umanità di Adriano Olivetti (nella mia lunga vita di manager e amministratore di Spa mi sono sempre ispirato alla sua figura)

Primavera 1969. Ero Sergente Allievo Ufficiale di Complemento della Brigata Alpina Tridentina in una casermetta nascosta fra le montagne del torinese: non vi dico quale e dove per … non svelare un segreto militare! Un giorno andai a sciare a Bardonecchia con un’amica (torinese) della mia (allora) fidanzata Maria Teresa (in allora genovese ex torinese, oggi moglie da 43 anni), Giovanna Melone, che si presentò all’appuntamento con un suo amico, un ragazzo, Edoardo Olivetti, un nipote di Adriano.

Nelle due ultime sere, RAI 1 ha trasmesso “vita ed opere” di Adriano Olivetti. Adriano, poi sposo a Paola Levi, sorella di Natalia Levi in Ginsburg (“Lessico familiare”): casa Levi, a Torino era frequentata da molti uomini di cultura, scvienza ed intellettuali antifascisti (fra questi cito “tali” Segre e Pajetta). Adriano, Grande (Great)  Personaggio, Grande Uomo. La sua visione era di lungo respiro: pensava alle generazioni del futuro. In azienda si preoccupava della più importante risorsa, cioè dell’Uomo, della Persona. Il suo obiettivo aziendale non era la massimizzazione del (proprio) profitto, ma il progresso tecnologico della produzione e la crescita “umana” degli Altri. Anche fuori dell’azienda si preoccupava dell’Uomo, della Persona. Fu ostacolato dalla cattiva politica, dalla cattiva finanza, dalla cattiva imprenditoria. Non si arrese e realizzò il primo computer degno di questo nome. Fu spiato dagli USA. Dopo la sua morte, il settore elettronico della Olivetti fu acquistato dalla GE.

Ing. Adriano Olivetti

Per certi versi mi ha richiamato alla mente Giorgio La Pira. Per alcuni aspetti, nonostante le molte differenze soprattutto sul piano umano, mio ricorda il suo contemporaneo Enzo Ferrari. Ed anche Enrico Mattei. E poi … mi richiama alla mente anche un’altra Persona, che in questa sede voglio interpretare per i suoi contenuti laici: Papa Francesco, promotore della ricerca del Bene Comune, comune a tutti e non del profitto per alcuni. Che poi questi “alcuni” … di fronte ad un mondo in sfacelo, non troverebbero dove e come spendere il “loro oro”. Novelli Re Mida, si impossessano di tutto ciò che vogliono … tutto ciò che vogliono diventa oro, ma l’oro non è commestibile … e poi … se l’umanità si sfalda … chi lo estrae il loro oro dalle loro miniere?

Tornando con i piedi per terra: da uomo d’azienda mi permetto di evidenziare i due modi di fare azienda: il modo Adriano Olivetti (che ho assunto come mio, in una intera vita di lavoro  di gestione di Spa, quindi di risorse umane) teso a massimizzare la motivazione dei lavoratori, a rispettarne le esigenze familiari e le legittime aspirazioni di crescita. Il modo opposto al suo, purtroppo oggi assai diffuso, secondo il quale il lavoratore è uno strumento che va semplicemente sfruttato al massimo: il che NON fa crescere l’azienda. Ma allora … perchè? Vien da chiedersi … Perché? Perché chi opera in tal (secondo) modo non ha l’intelligenza di capire che sta facendo del male a tutti e del bene a nessuno. Leggete il mio post 997 del 3 ottobre scorso: “Nel lavoro, l’eccedenza” (si, “eccedenza”, non eccellenza, che pure non guasta!) di Don Marcello Farina.

Adriano Olivetti: un esempio imprenditoriale ma soprattutto umano da assumere come modello per uscire dalla crisi nella quale ci stiamo dibattendo. Attuale? Certo! E non nel senso che oggi noi si sia come lui, ma nel senso che oggi più che mai si dovrebbe essere come lui.

P.S:. alle volte … ho appena acquistato l’ultimo libro di Enrico Deaglio, “La felicità in America” Serie Bianca Feltrinelli. A pagina 23: “Le vacanze istruttive di Camillo Olivetti” … quando si dice il caso! Che vi si racconta? Dell’anno 1893, dell’intraprendenza, dell’intelligenza e delle capacità del bisnonno Camillo. Del giovane ingegnere Camillo che accompagna negli States il suo professore di fisica, “tale” Galileo Ferraris, e che viene assunto all’Università di Stanford! Leggete, ragazzi, leggete!