POST 1071 – OGNISSANTI 2013

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Novembre, 2013 @ 6:53 am

Detto altrimenti: Primo Novembre, una visita alla terra d’origine …

… di mia moglie.  Nel  “ritorno” da Bologna, dove abbiamo assistito un ex centrattacco, ex terzino, ora mister (mio figlio, operato al ginocchio) verso Trento, una deviazione fin quasi ad Alessandria … non è proprio quella che si dice la strada più diretta, ma Ognissanti … la visita ai defunti …

Volpedo, la terra d’origine di mia suocera, in quel cimitero sono sepolti mio suocero e i nonni materni di Maria Teresa, ed allora una visita al Cimitero è anche occasione per riscoprire, ogni volta, quanto di bello quella terra, come tutta la Terra Italia, offre. Offre … a chi la sa apprezzare, a chi la conosce o la vuole conoscere. Piccoli paesi, Grandi Tesori, di Storia, di Cultura, d’Arte, di Vita.

La terra, dicevo, Già, perchè a Volpedo, il paese delle volpi (a suo tempo), adagiato fra le colline dell’Appennino e le sponde del torrente Curone, c’erano molte volpi. Volpedo, Volpeglino, sono nomi che lo testimoniano. A 10 km, Tortona, Der Thur, la Porta (in tedesco), latinizzata poi in Derthona (nome dell’attuale squadra di calcio). La porta che controllava l’accesso dalla pianura alle gole dell’Appennino, verso il mare.

Ma torniamo alla terra, quella Terra che una volta dava letteralmente da vivere, con i suoi frutti. Ed un pezzetto di Terra dei Nonni di Maria Teresa è ancora lì … un Ricordo (le maiuscole non sono utilizzate a caso!). Ed il nostro pellegrinaggio non poteva trascurare una visita al “Prato”, che si chiamava così’ anche quando prato non era, bensì frutteto a peschi e vigne …in fondo un grande pozzo e l’orto. Il tutto curato dal mezzadro.

Dopo il Cimitero e il Prato, la casa del pittore Giuseppe Pellizza (1868–1907) , Pellizza da Volpedo, dapprima divisionista, poi esponente della corrente sociale, autore del celeberrimo Il Quarto Stato, vera allegoria del mondo del lavoro subordinato e delle sue battaglie politico-sindacali … ma è inutile che io qui ricopi ciò che potete leggere direttamente in internet.

Infine, la Pieve Romanica di S. Pietro Apostolo. La Pieve è aperta al pubblico solo due ore al giorno nelle festività. Entriamo. Due giovani, un lui ed una lei, stanno esaminando con attenzione gli affreschi. Siamo felicemente sorpresi del fatto che esistano giovani con questa sensibilità. Di fronte ad un affresco si fa anche presto a parlarsi, a comunicare. “Piacere, Riccardo” … “Piacere, Simona”. E si “scopre” che lei è una storica dell’arte! Uao raga! Detto fatto: mi sono fatto promettere che mi avrebbe spedito un suo  “pezzo” sulla Pieve. Dopo poche ore noi rientriamo a Trento e loro due a Milano. E questa mattina presto ricevo il suo commento. Eccolo:

Simona e Paolo: proprio una bella e simpatica coppia!

“ Da fonti che non ho ancora potuto consultare, si parla della presenza di una chiesa battesimale -  per cui di un’istituzione vescovile che può somministrare il Battesimo – già dal V-VI sec. (quindi in epoca paleocristiana). Come hai potuto constatare dall’esame delle murature esterne, nulla rimane dell’edificio primitivo. Fortunatamente però vediamo che la zona absidale della struttura e parte della muratura laterale sud (supponendo, come succede di solito, che l’abside sia orientata) sono da ritenersi, per la tipologia architettonica (principi di doppi archetti pensili con paraste che, partendo dal tetto arrivano a terra), di epoca ottoniana (quindi siamo a occhi e croce tra X e XI sec., considerando anche la menzione dell’edificio in un documento del 965, conservato a Tortona). Nella muratura, parte di mattoni e parte di ciottoli di fiume, si può però notare, più o meno in corrispondenza della chiusura delle porte laterali, che la parte di navata che va verso il portale è successiva all’età romanica. Dall’analisi dell’interno e degli affreschi più antichi, che arrivano fino ai primi pilastrini della chiesa odierna, si può ipotizzare che la costruzione sia stata volta all’ampliamento della struttura preesistente e che risalga più o meno al XV sec. All’interno la decorazione ad affresco è piuttosto importante, complessa e di alta qualità. In particolare, ritengo che le pitture più antiche siano databili alla seconda metà del XV sec., le più recenti ai primissimi anni del XVI. In controfacciata si conservano i dipinti secondo me più recenti, raffiguranti S. Antonio Abate, S. Caterina di Alessandria e una Madonna del latte. Sui pilastrini sono riconoscibili altre Madonne col Bambino, diversi Santi Vescovi e Monaci e Santi Martiri, riconoscibili dai loro  tipici attributi (di nuovo S. Antonio Abate, col campanello, la stampella, il maiale e la fiamma; S. Sebastiano, trafitto dalle frecce; per fare alcuni esempi). Particolarissima è la raffigurazione di una santa martire nell’edicola di muratura addossata a un pilastrino in prossimità dell’abside, perché ha la carnagione scura ( sinceramente non so chi sia ). Il catino absidale mostra uno splendido Cristo Giudice racchiuso in una mandorla, circondato da Santi con cartigli. Bellissime sono a sinistra la raffigurazione della Vergine e a destra quella dell’Arcangelo Michele. 

L’altare ci stona, ma stante il problema della luce (ho fotografato con il telefonino!) ho dovuto inquadrarlo

La descrizione non è neanche lontanamente esaustiva, dal momento che non sono in grado, in questa sede, di verificare meglio i documenti concernenti la Pieve. Inoltre molto altro ci sarebbe da dire sulla descrizione degli affreschi, secondo me straordinari soprattutto dal punto di vista della tecnica, quindi della qualità – ovviamente però una mail non è sufficiente per un esame tanto approfondito, seppure utile e interessante da affrontare. A proposito, non so se vuoi menzionare anche l’antico altare barocco che abbiamo visto nella navatella sinistra..è un semplice altare di legno con fronte in metallo, che sinceramente non so nemmeno dirti se sia d’argento, dipinto in modo da imitare i più preziosi altari barocchi di marmo policromo, all’epoca tanto di moda.

 Che ne dite? Dove la trovata una testimonianza altrettanto diretta, immediata, genuina, tempestiva, casuale e per questo ancora più bella? Grazie, Simona! (Simona Trongio, Milano : simonatrongio@gmail.com).

Alla fine …”siamo tornati a casa stanchi ma felici per la bella giornata trascorsa”. Si scriveva così, vero, nei temini delle elementari?

P.S.: alle ore 13, sosta gastronomica presso la trattoria Le Vinaie (della serie: “tutti i salmi finiscono in gloria” … “non di sola arte vive l’uomo” … “l’uomo non è di legno”, etc.) a fianco del nuovo mercato di Volpedo: ravioli al sugo di carne, barbera locale e … “alla via così!”.