POST 1121 – Salerno, Kazakistan e Alitalia. Ovvero: una proposta, una domanda, una soluzione.

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Novembre, 2013 @ 11:30 pm

Detto altrimenti: Trasmissione report 25.11.2013 (leggete anche i due post successivi, pechè la storia … continua!)

Com’era … come è … ma ora è tutto sotto sequestro

 1 – Salerno. Finalmente: il sindaco di Salerno, vice ministro alle infrastrutture (non facciamo nomi, per carità!), persona che – contro la previsione di legge – ha deciso di cumulare gli incarichi – è inquisito insieme ad altre 30 persone per abuso d’ufficio, violazione delle norme su appalti, lottizzazione abusiva etc. etc . per la costruzione di un ecomostro di 300 metri alto 30 su terreno (spiaggia!) demaniale. C’è voluto Report! Brava Gabanelli! PROPOSTA: che si conferisca una onorificenza della Repubblica alla Gabanelli.

2 – Kazakistan. Nomi complicati da ricordare, vicende complesse, la gente non sempre capisce, si stanca, trascura, dimentica. E invece no. E allora provate a seguire questa “favola”.
In Kazakistan comanda una sorta di Zar (Nursultan Nazarbayev) che arricchisce se e la sua famiglia, i suoi amici. Il paese non ha ceto medio: o si è del gruppo “governo-ricchi” o si è del gruppo “opposizione-poveri”, oppure solo del gruppo “poveri”. Diritti civili, manco a parlarne. Corruzione alle stelle. Tutti pagano: USA, Italia, Cina, etc. pur di fare affari (petrolio e gas) con lo Zar. ENI deve eseguire certi lavori. Ritarda, Lo Zar minaccia l’applicazione di 10 miliardi di dollari USA di penale. Il governo italiano, Unicredit e Eni volano in Kazakistan. Unicredit (Profumo) compera dal Kazakistan una banca per 2,4 miliardi di dollari USA. Dopo un anno la rivende per 400 milioni, rilasciando all’acquirente una propria garanzia a fronte delle esposizioni dei clienti della banca per 600 milioni. Praticamente la vende … versando un prezzo di 200 anziché incassarne uno, sia pure ridottissimo rispetto al prezzo del proprio acquisto. Lo Zar rinuncia a penalizzare ENI. Profumo incassa una buonuscita da 40 milioni di euro, passa al Montepaschi e resta nel CDA dell’ENI. E bravo Profumo …!

“Dai, così non riescono a capire dal labiale …”

Ablyazov, un ministro dello Zar ritira i suoi depositi da una sua propria banca prima che lo Zar glie la nazionalizzasse e passa all’opposizione: è incarcerato, torturato. Alla fine lo liberano, va all’estero con le carte che testimoniano la corruzione dello Zar. Lo denunciano per truffa e furto. Arriva in Italia. I kazaki (e i russi di Putin) lo vogliono catturare e incaricano la Security dell’azienda ENi di trovarlo. L’ENI lo trova (in villa a Casalpalocco) e informa i nostri servizi segreti.  I nostri servizi lo avvertono per cercare di non essere (troppo) corresponsabilizzati. Lui scappa dalla propria residenza romana due giorni prima. Il Kazakistan si arrabbia (“fateci almeno arrestare sua moglie e sua figlia!”) e insiste presso l’ENI (Scaroni) che sua volta insiste presso Valentino Valentini, l’uomo di Berlusconi per i rapporti con la Russia. Valentini parla con il capo di gabilnetto del Ministro degli Interni Giuseppe Procaccini che parla con il Ministro Alfano (che poi dirà che non sapeva nulla) Detto, fatto. I nostri servizi “collaborano” con l’ambasciata kazaka e in due giorni arrestano ed espellono arbitrariamente ed illegalmente dall’Italia la moglie e la figlia del dissidente, caricandola su un aereo privato austriaco noleggiato dal Kazakistan, che consegna i due ostaggi nelle mani dello Zar. Il nostro ministro dell’interno Alfano dice che non era stato informato, il suo capo di gabinetto Giuseppe Procaccini lo smentisce e lo dimettono. Molti stati esteri conferiscono onorificenze allo Zar. Interviste e filmati autentici dimostrano che si tratta di un dittatore che reprime violentemente ogni opposizione. Nel paese, parchi, scuole, monumenti intestati a lui. Culto della personalità, del semi-dio. Ora il nostro governo ha deciso di andare a farsi restituire le due donne. Speriamo bene … ma sarà difficile. DOMANDA: Alfano ha fatto tutto da solo o è stato “consigliato” dal suo in allora capo, ora ex capo Berlusconi, che si è sempre speso in elogi allo Zar?

Berlusconi dice: “Lo zar ha il 92% dei consensi, è democratico!” Appunto, dico io: maggiore testimonianza di questa che si tratta di non-democrazia! E poi, la nostra comissione parlamentare in visita di controllo in Kazakistan afferma che “a quanto si vede, la signora è libera di muoversi in città… quindi è libera”. IO DICO:  MA CI SIAMO BEVUTI IL CERVELLO?

Siamo a terra, signori passeggeri, si scende!”

3 – ALITALIA. Gestita male pur essendo in uno dei primi paesi turistici del mondo. Nel 1998 Airfrance vorrebbe entrare ma Berlusconi non vuole e lancia i “patriotts” che non sono missili ma imprenditori che per pochi soldi si prendono una Alitalia che lo Stato ha alleggerito di 3 miliardi di debito e di 5.000 cassa integrati. Ci mettono pochi soldi, tanti Amministratori Delegati che non riescono ad evitare perdite, per cui la società è sull’orlo del fallimento. Si definiscono “salvataggi” le alcune probabili iniezioni di denaro (Poste Italiane, banche Italiane, qualche limitato contributo da parte dei patriott), mentre si tratta solo del denaro per “tirare avanti” un anno. La società non può risanarsi se non si inserisce nel mercato delle lunghe tratte internazionali (le sole redditizie), ma per far ciò occorre comperare aereomobili adatti, i quali costano 200 milioni cadauno. Che non ci sono. Nel frattempo Alitalia ha maturato circa 5 miliardi di perdite, di cui 3,5 a carico del nostro Tesoro, cioè di tutti noi cittadini (ma i suoi AD patriottici se ne sono andati con buonuscite di 1 milione di euro per ogni anno di “lavoro”). Ora occorre nuovo denaro pubblico: qualcuno la definisce una privatizzazione yò-yò. cioè che torna nelle mani del privatizzante! SOLUZIONE: facciamo intervenire il Ministero della Difesa, il quale acquisti questi aerei da 200 milioni cadauno posto dei novanta F35 da 80 milioni cadauno. Ce ne escono ben 36 (trentasei!) di aerei commerciali intercontinentali!

Sono le 23 passate. vado a dormire.