POST 1130 – OPEN BLOG: ESSERE LIBERALI O ESSERE SELVAGGI – Il RAPPORTO SILVIO-STATO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Novembre, 2013 @ 7:56 am

Detti altrimenti: trascrivo (copio) da www.narcolessico.wordpress.com di Edoardo Lucatti.

Di mio c’è solo la paternità di Edoardo, il grassettato e questa considerazione:  il  post mi è parso particolarmente attuale, oggi, giorno della “decadenza”, del “decadentismo”, della verifica del rapporto S-S, cioè Silvio-Stato. Al riguardo, mi ha colpito la chiusura del post, che condivido in pieno: “Se pensi di far sparire lo Stato, non sei liberale. Sei solo un selvaggio”.

 Inizia:

LIBERALE RADICALE STRUTTURALISTA

 “Non intendo rispettare il parere di tutti. Non si è veramente liberali senza essere disposti a riconoscere fino in fondo la sintassi liberale e la sua morfologia.

Essere radicalmente liberali non significa stabilire che la priorità spetta all’individuo. Significa assumere che la priorità spetti a tutto quello che, a prescindere dalla sua natura personale o collettiva, riesce a costituirsi come “individuo”.

Fatto questo, ci si deve chiedere se il rispetto della libertà è garantito per tutti gli individui così colti o solo per alcuni. Si noterà allora che lo Stato, sotto certe condizioni capace di costituirsi come “individuo”, rappresenta un soggetto deputato a garantire la libertà di tutti gli individui senza che nessuno garantisca, a monte, della sua.

Essere radicalmente liberali significa ridare anche allo Stato, così come a tutti gli altri individui, la libertà che gli spetta per diritto conseguito sul campo, visto che, ripeto, è individuo solo quello che riesce a costituirsi come tale, secondo una logica che impone a tutti, anche alle singole persone, di non dare per scontato il proprio “essere un individuo” e anzi di lavorare perché quella condizione possa essere raggiunta.

Esiste un personale non individuale dal quale dobbiamo progredire verso l’individuale, personale o collettivo che sia. Riconosciuto come individuo, lo Stato deve poter partecipare a tutto quello cui partecipano gli altri individui e deve perciò essere libero di diventare un attore economico decisivo e, nella misura in cui lo ritenga opportuno e ne sia al pari degli altri legittimato, proprietario del sistema economico.

Essere radicalmente liberali non significa mettere i privati al sicuro dallo Stato. Significa interrogare il Privato dello Stato per farlo uscire allo scoperto consentendogli di costituirsi in rapporto al Privato degli altri individui, che al tempo stesso include e con il quale deve però interloquire, in quello che rappresenta a tutti gli effetti il monologo interiore della civiltà democratica.

La questione è strutturale: non si dà “individuo di natura” ma solo “posizione individuale”. L’individuo è cioè la nozione neutra e la casella vuota di una matrice strutturale e il punto, semmai, è capire chi e come possa “fungere da individuo”, rimuovendo gli ostacoli che impediscono a persone, gruppi, società, ceti, categorie, professionalità, movimenti, ordini, istituzioni, comunità, nazioni e Stati di attestarsi come individui. Radicalmente liberale è consentire al tuo pensiero di essere reversibile. Altrimenti stai solo raccontando la fiaba dell’eroe. Se invece pensi di far sparire lo Stato, non sei liberale. Sei solo un selvaggio.”

Finisce