UN LIBRO: “IL VENTO DELLA STORIA. UNA FAMIGLIA MITTELEUROPEA A VILLA CLEMENTI” A CURA DI CARLA FESTI E NICOLAO MERKER

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Dicembre, 2013 @ 10:14 am

Detto altrimenti: il resoconto di cui al post precedente non mi ha soddisfatto. Ed allora …

Carla Festi

… ed allora, intervista “a distanza” a Carla Festi, curatrice dell’opera, ovvero … dopo avere assistito alla presentazione del libro presso la Biblioteca Comunale di Lavis, su iniziativa dell’Associazione Culturale Lavisana, e dopo averne tratto un post, stante la ricchezza e la complessità dell’opera ho chiesto alla curatrice Carla Festi la disponibilità ad una successiva intervista (telefonica) il cui testo ho registrato e qui ritrascrivo.  (Perchè questa mia insistenza? Anche perchè in  Via Giuseppe Clementi, a Lavis, abita mia figlia Valentina, suo marito Daniele e la mia piccola adorata nipotina Sara!)

Professoressa Festi, posso chiamarla Carla? Sa … fra colleghi scrittori … Lei di ponderosi saggi storico letterari ed io di articoletti sul blog … Si? Grazie! Allora, Carla, quale è stata la motivazione del suo lavoro?

Il progetto editoriale si propone di ricostruire in un volume corredato da fotografie, materiali d’archivio e documenti originali in possesso dei discendenti, la storia della famiglia Jülg, che risiedette fino alla morte degli ultimi esponenti a Tavernaro nell’avita “Villa Clementi”. Il volume intende ripercorrere le biografie delle figure principali, i loro legami col territorio trentino, i rapporti con altre famiglie trentine residenti nei dintorni, per focalizzare poi in particolare la figura dello scrittore Bernhard Jülg (1888-1975) di cui si presenteranno brevemente l’opera letteraria ed alcune sue novelle in traduzione italiana.

Qual è l’origine della famiglia Jülg?

La famiglia Jülg ha radici parzialmente trentino-venete e in misura maggiore austriaco-tedesche, che risalgono entrambe al 1700 ed oltre. Questo connubio la rende interessante, simbolica, in un certo senso, di altre famiglie asburgiche che vissero nel Welschtirol tra Ottocento e Novecento, quando il Trentino era una provincia della monarchia austroungarica. Colpiscono di questa famiglia l’attaccamento al Trentino, i rapporti con la storia italiana e in particolare col Risorgimento, esemplarmente testimoniati dai percorsi di vita di alcuni dei suoi esponenti. Per questo ricostruirne la storia e riproporla ai lettori di oggi significa capire qualcosa di più dell’identità trentina che, come spesso per le regioni di frontiera, non è mai stata un’entità statica ma si è venuta definendo nel corso dei secoli nell’incontro e nello scontro tra il mondo tedesco e quello italiano.

E della famiglia Clementi, cosa mi dice?

Carlo Clementi (1799-1849) è giudice distrettuale a Pergine e strenuo assertore dell’autonomia del Tirolo meridionale, che espone in due importanti scritti. Prende parte con altri deputati trentini alla commissione che dovrà redigere la Costituzione del 1848 a Vienna e Kremsier. Nel 1836 acquista dal conte Girolamo Malfatti la grande proprietà di Tavernaro (38 ettari, n.d.r.), che da quel momento porterà il nome di Villa Clementi.
(Alovisio) Luigi Clementi (1817-1877) è cancellista a Stenico e comandante della Guardia civica di Tione, s’infiamma per le idee risorgimentali di Mazzini. Combatte a Roma con Garibaldi durante la Repubblica romana, organizza una spedizione per liberare il Tirolo meridionale, fornisce informazioni importanti a Pier Fortunato Calvi in vista dell‘insurrezione del Cadore. Esiliato, raggiunge Mazzini a Londra, emigra in America e torna a Trento dove morirà in miseria.
Giuseppe (Clemente) Clementi (1802-1855), medico e chirurgo di Segonzano, anch‘egli di idee liberali ma senza partecipare in prima persona ad azioni sovversive, viene coinvolto suo malgrado nella spedizione di Pier Fortunato Calvi e ingiustamente accusato verrà condotto a Mantova dove morirà il giorno prima che giunga la notizia della sua amnistia.
Elisabetta Clementi (1805-1880) appoggia al fianco di Giuseppe la causa rivoluzionaria. Racconterà a Don Luigi Martini (Vescovo di Mantova, n.d.r.) la sorte del fratello (e della propria intervenuta povertà, n.d.r.), fratello che inutilmente cercherà di strappare al carcere
Carolina Clementi (1830-1907) è la figlia del giudice Carlo. Si sposa con Andreas Spath di Bolzano, facendo entrare il nome di un’altra famiglia nelle vicende della Villa. Dopo la morte del marito nel 1874 si trasferisce con i suoi quattro figli a Tavernaro e qui gestirà la proprietà assieme al fratello Carlo e alla sorella Leopolda.

Fra tanti personaggi, chi dobbiamo eleggere a protagonista del libro?

Il protagonista di questo libro, che è stato promosso e sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto è lo scrittore di Villa Clementi, Bernhard Jülg (Trento 1888-Tavernaro 1975). Egli Trascorre gran parte della vita a Tavernaro nella Villa Clementi, scrive poesie, novelle, e anche un romanzo, rimasto incompleto, dal nome strano, “Kudewah“, il coup de vent, il “colpo di vento” cui lavora a partire dal secondo dopoguerra, in cui intende ricostruire la vita avventurosa degli avi materni, i Clementi di Lavis, dal cuore italiano ma sudditi asburgici, di cui da bambino sentiva spesso parlare nei racconti della nonna Carolina Clementi (1830-1907).  Kudewah,  che la Storia fa passare sui suoi protagonisti, piccoli e grandi. Nelle parole di Jülg: “Un’epoca eroica (quella, appunto, dell’Unità di Italia) vista da un’altra prospettiva, quella di una famiglia austriaca che si sente però anche italiana“.

In sintesi, il libro … cosa tratta?

Quando mi chiedono di cosa tratta il libro, mi trovo a pensare che in questo libro in effetti ne contiene almeno tre. Infatti esso:
• è la ricostruzione della vita di una famiglia, quella di Bernhard Jülg, nella storia dell’800 e del 900;
• è la ricostruzione della vita e del percorso letterario di Bernhard Jülg (1888-1975), presentando in originale e in traduzione parte delle sue opere;
• è infine la storia di una casa, Villa Clementi appunto, sulla collina del Calisio, tra Cognola e Villamontagna.

Ed è un libro scritto a più mani, cui hanno contributo Nicolao Merker (ultimo erede della famiglia Jülg e discendente diretto per parte materna dei Clementi di Lavis); Johann Holzner (Centro Studi Brenner Archiv di Innsbruck); l’architetto trentino Roberto Festi; Enrica Buratti Rossi (Circolo Culturale Cognola).
Il libro non è una biografia romanzata. E’ una ricostruzione della vita delle persone legate alla casa in cui nel corso dei secoli hanno abitato sei famiglie lasciando molte tracce. Famiglie si legano tra loro, e ne richiamano altre: gli Jülg che vi hanno abitato con gli Spath erano legati ai Clementi di Lavis, e i Clementi acquistarono la casa dai Malfatti, una casa costruita in origine dalla famiglia Eggen e in cui ora abita la famiglia Poli.
Queste famiglie intrecciano le loro storie come in una partitura. Si raccolgono attorno alla figura dello scrittore.

Anche per averlo solo sfogliato, mi pare che a parlare siano anche molte immagini …

Si. è vero. Nel libro non ci sono solo parole a raccontare questa storia ma anche molte immagini, immagini degli antenati, ritratti di famiglia, del tumultuoso 1848, immagini di alcuni esponenti di questa famiglia e dei protagonisti della storia, che sono diventati figure letterarie nel romanzo di Jülg.
Ci sono i ritratti del professor Bernhard Jülg, di suo figlio Karl, di Carlo Jülg, di Valeria Jülg i cui nomi vengono ricordati a Cognola per la loro opposizione al Fascismo. Tutti loro entrano nel libro con una loro presenza scritta, con un diario, con guide storico-artistiche, con pubblicazioni scientifiche.

La famiglia Jülg …Tedeschi in terra italiana o Italiani di lingua tedesca?

Una famiglia quella degli Jülg con due anime, una tedesca, l’altra italiana. Jülg e Spath da un lato, i Clementi dall’altro, imparentate tra di loro: Austria e Germania da una parte, Veneto e Trentino dall’altra. Osmosi di storie, destini, come spesso succede nelle regioni di confine. In mezzo c’è un matrimonio che li unisce. ll libro risale agli antenati di Lavis, i fratelli Clementi, Luigi, Giuseppe, Elisabetta e Carlo, una famiglia in cui batte un cuore italiano, ma che al tempo stesso è devota all’Austria.

I Clementi … sicuramente Italiani o no?

Direi Veneti-Trentini. Il nome Clementi è ben noto a chi si occupa di storia trentina, ed è legato in particolare alla figura del giudice Carlo Clementi, che è stata recuperata qualche anno fa, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, dal Lavisano  Andrea Casna in alcuni suoi interventi sull’Adige e sulla rivista online “La Lavisana”. Carlo, che studia ad Innsbruck, diventa giudice distrettuale a Pergine e rappresenta la sua terra nell’Assemblea costituente di Vienna e Kremsier con i suoi scritti darà un intenso contributo al desiderio di autonomia del Trentino meridionale. Il libro presenta un suo illuminante scritto.
A Lavis una lapide sulla facciata di Casa Clementi ricorda la tragica fine del fratello di Carlo, Giuseppe, medico chirurgo che studia a Graz e opera a Segonzano. Muore nel carcere di Mantova nel 1855.
Il capitolo a loro dedicato ne delinea questa duplice anima: tra il Kaiser e Mazzini. Carlo e prima di lui il padre studiano a Innsbruck, sono valenti funzionari dell’amministrazione asburgica. Carlo Clementi aveva sposato una Carolina Bederlunger, di una facoltosa famiglia di Innsbruck e quindi i suoi rapporti col Tirolo erano ben saldi. Nonostante tutto vedrà i problemi della Monarchia e sosterrà l’idea che il Tirolo meridionale dovesse avere un peso maggiore all’interno della Dieta tirolese. Una questione annosa, secolare, che si identifica con la storia stessa del Trentino.

Intreccio di famiglie, intreccio di storie, da cui nasce la Storia

Si, certo. Bernhard Jülg decide di scrivere la storia degli avi materni e noi abbiamo ricostruito le vicende dei fratelli Clementi e le abbiamo avvicinate alla ricostruzione romanzata, scoprendovi naturalmente numerose somiglianze e corrispondenze, pur nella trasfigurazione letteraria. Bernhard Julg non ha scritto un romanzo storico, ma una storia di famiglia sullo sfondo di un passato, che ha sconvolto i destini dei protagonisti, come un vero e proprio colpo di vento.
L’investigazione del passato della sua famiglia, che lo scrittore fa servendosi delle fonti storiche a sua disposizione, trova forma e struttura nel romanzo incompiuto “Kudewah” , parola tutta inventata e che si trova sulla copertina del libro: è una storpiatura dal francese “coup de vent”, il colpo di vento, immagine simbolica per quello che la Storia fa, e che ha dato il nome a questo libro.

In quali ambienti culturali si sviluppa la vicenda?

Nel libro abbiamo indagato anche i rapporti con l’ambiente culturale del suo tempo e soprattutto del primo Novecento, gli anni in cui si concentra la prima produzione di Bernhard Jülg. compie gli studi al ginnasio di Trento dove insegna suo padre Karl e studia letteratura italiana e francese a Innsbruck. A Innsbruck, dove il nonno, lo ricordo, era stato professore di lettere classiche e di linguistica comparata, e dove aveva studiato anche suo padre Karl, si avvicina alla rivista “Der Brenner”, su cui pubblica i primi racconti e poesie. Conosce così Ludwig von Ficker, grande intellettuale tirolese e nel 1910 fondatore del “Brenner”, una rivista che voleva essere una voce nuova nel panorama letterario dei tempi e sulla quale scrissero intellettuali del tempo come Carl Dallago o Karl Kraus.
Il Forschungsinstitut/Centro Studi Brenner-Archiv di Innsbruck, che ha collaborato a questo libro conserva una parte del lascito dello scrittore e anche alcuni materiali fotografici entrati nel libro.

Carla, ci parli un po’ della “casa”, cioè della villa Eggen – Malfatti – Clementi – Jülg

Volentieri. Una parte di questo libro è dedicata alla Villa, è la casa quindi che diventa protagonista. Lo abbiamo fatto con un articolo in cui abbiamo provato a ricostruirne la storia e tramite delle immagini che ne documentano la bellezza, sommessa e riservata, prima e dopo il restauro, con le fotografie di un tempo e quello di oggi. Dalla casa al territorio circostante. E quindi la proposta di un percorso a piedi sulla collina del Calisio, un percorso che BJ conosceva bene perché portava a case di amici e famiglie, i Seiser, i Disertori di Moià o i Videsott di Maderno, che con gli Jülg erano in ottimi rapporti di vicinato e non solo ma di vera e profonda amicizia.
Lo ho commentato Roberto Festi, raccontando qualcosa delle residenze rustico-signorili che sorgono lungo il tracciato che da Villa Clementi va a Martignano o che scende a Cognola e a Ponte Alto. Un’occasione per chi avrà voglia di passeggiare guardando il territorio con occhi diversi.

Quando accade che Villa Malfatti diventò Villa Clementi?

Nella storia della casa una data importante è il 1836. Il conte Girolamo Malfatti vende la casa al giudice Carlo Clementi. Il conte Girolamo Malfatti fa parte dell’illuminata borghesia trentina, è amante dell’arte, massone, amico del podestà Giovanelli e di Simone Consolati. Dà l’incarico a Francesco Hayez di dipingere la Venere che scherza con le due colombe, un quadro splendido e famoso, ora al MART di Rovereto. e che dipinge lo sfondo del suo quadro ispirandosi forse allo sfondo montuoso che si avvista dal giardino di Villa Clementi.
La casa è stata un momento di ispirazione per alcune novelle e poesie di Bernahrd Jülg: gli affreschi di alcuni ambienti, il giardino, la strada imperiale che si apre davanti al grande cancello e la trifora che orna la facciata alquanto disadorna, quasi severa e che le dà un carattere inconfondibile.

Grazie, Carla, e … vorrà perdonare le imprecisioni di un blogger che nel post precedente non ha certo saputo cogliere in pieno l’essenza del Suo messaggio: infatti se l’avere assistito alla Sua presentazione ha rappresentato un ascolto interessantissimo, inatteso, devo dire che ho incontrato una certa difficoltà a fare una sintesi per un post … soprattutto da parte mia, blogger impreparato … Sono quindi certo che i miei lettori trarranno da queste righe uno stimolo maggiore alla lettura del Suo lavoro, che rappresenta un importante arricchimento della consapevolezza locale di come sia sorta la nostra Autonomia di Confine, e di come ancora oggi essa possa e debba e d’esempio per altri e non oggetto di superficiali ed antistoriche recriminazioni.

“II vento della Storia – Ritratti di famiglia a Villa Clementi”, a cura di Carla Festi e Nicolao Merker, Ed. Stampalith Snc, Via S. Pio X, 59 – I 38122 Trento TN – info.stampalith@stampalith.it – www.stampalith.it