IO E IL TERRORISMO – Seconda puntata

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Gennaio, 2014 @ 11:57 pm

Detto altrimenti: la prima puntata? Il 15 gennaio scorso. (post 1330)

Questa sera ho assistito alla prima puntata del “L’Ingegnere” (Fiat, n.d.r.). Torino anni ’70. Io ero a Torino, dirigente responsabile della Finanza Italia della Stet. Questa sera, su un altro canale, la storia di SIP-Telecom. Ho scelto lo sceneggiato. Tuttavia, una coincidenza, una provocazione  troppo forte per me: ed ecco un post!

Ero amico di quegli ingegneri, di quelli che vivevano sotto scorta, la cui scorta preavvisava la portineria qualche minuto prima di arrivare sotto casa, perché qualcuno aprisse cancelli e portoni, perché non ci fossero tempi “morti” a disposizione dei terroristi.

Alcuni dei nostri interlocutori bancari, nostri della Stet intendo, furono gambizzati (Dr. Astarita, Chemical bank Milano, se non ricordo male …). Al mio ufficio … primo piano in Via Bertola 28, angolo Via Barbaroux, furono messi i vetri antiproiettile. Sotto le mie finestre passò la marcia dei 40.000 colletti bianchi, per manifestare contro ogni forma di violenza. A mio fratello ingegnere alla SIT Siemens di Milano arrivarono minacce. Ricordi sfumati … ricordo che dopo un certo periodo di “pausa” venne ucciso un ingegnere (Italtel?) che si occupava dei semafori intelligenti …

Cosa penso oggi rivedendo tutto ciò? Che noi, in Stet Torino, stavamo lavorando per mandare avanti un gruppo industriale la cui maggiore società (la SIP) era quotata in borsa, come noi, la Holding, del resto. Anche quando le tariffe SIP vennero “bloccate” per oltre un anno, quando il denaro ara al 15%-20% (tasso nominale annuo, costo effettivo anche il 35%), quando c’era stretta creditizia e valutaria. Consapevoli … fino a che punto? O troppo occupati – almeo io – per essere tali … Infatti, nei mesi che avrebbero potuto precedere il crollo delle istituzioni, da parte di molti “si assiste al venir meno della consapevolezza di ciò che sta accadendo” (sempre a pag. 94 del libro che cito poco più avanti).

E quegli ingegneri … io li conoscevo benissimo: padri di famiglia, 12 ore e più al giorno di lavoro, ben pagate, s’intende, ma che vita … quale vita … era vita quella? E non mi riferisco solo al molto lavoro, ma alla mente, si, alla loro mente che era occupata solo dal lavoro, anche quando ci trovavamo sulle piste a sciare. E il terrorismo? Ragazzi. Manovrati da chi? Lo sapremo mai?

E oggi? Per nostra fortuna la società è almeno in parte maturata, certe tendenze criminali si sono esaurite … tuttavia mi è venuta da fare una riflessione. Sto leggendo un libro, anzi, un Libro, con la L maiuscola, se lo merita: “I conti con la Storia – Per capire il nostro tempo” di Paolo Mieli (Rizzoli). A pagina 94, una sottolineatura (oltre alle tante altre) mi ha attratto. “… l’ipotesi che la rivoluzione non sia la causa, bensì la conseguenza del collasso del sistema (democratico, n.d.r.) per occupare lo spazio lasciato vuoto dalle Istituzioni”. Ecco, se questo ragionamento ha un qualche fondamento storico (e ce l’ha, come lo testimonia il crollo della Russia di Nicola II°:dell’Austria-Ungheria di Carlo d’Asburgo e la Germania di Guglielmo II° – op. citata, pag. 91), be’ … in questo caso a maggior ragione non ci resta che difendere le nostre Istituzioni, ad iniziare dalla Magistratura. E non ci resta che cercare di migliorare le altre. Per migliorare l’intero sistema sociale. Questa deve essere la vera rivoluzione: non lasciare più spazio al terrore, alla paura … della mancanza di futuro. Soprattutto nei giovani.