DIE TARTAR WUESTE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Gennaio, 2014 @ 7:42 pm
Villa Buzzati

Detto altrimenti: “ll deserto dei Tartari”, splendido romanzo di Dino Buzzati. Villa Buzzati, appena fuori Belluno, venendo verso Trento. L’ho visitata questa estate, durante il giro ciclistico Dobbiaco – Cortina – Sulla frana del Vajont – Belluno – Feltre. (post 1329 – 79/2014).

 

Dino Buzzati, 9 ottobre 1973, uno dei primi giornalisti recatisi sul posto della tragedia del Vajont (lui partiva da Milano). Dino Buzzati, ottimo scrittore. “Il deserto dei Tartari” … dal libro un film. Da leggere, da vedere, da capire.

Dalla cima del monte che sta in mezzo all’ex lago! Sullo sfondo ciò che resta del lago!

Il deserto di fango, il nulla, quello che è rimasto dopo la frana del Vajont. Il deserto, il nulla, la paura del nulla, del vuoto, della mancanza di un futuro, quella che fa sperare nell’arrivo dei Tartari, del nemico, di qualcosa o di qualcuno, purchè sia. Ecco cosa mi viene in mente quando penso ai giovani senza lavoro, senza futuro, senza nemmeno più la forza, la volontà di cercare un lavoro. In cosa possono sperare? Cosa si augurano che accada? Ecco che non mi stancherò mai di insistere. se la Politica è “riordino delle priorità” e “ricerca del Bene Comune” … allora, rimettiamole in ordine queste priorità, ricerchiamolo, questo bene Comune!

Priorità. Ve ne sono alcune che possono aspettare, quali l’acquisto dei cacciabombardieri F35, il completamento del TAV.

Dice: ma tu sei un antimilitarista? No amici: provengo da una famiglia che “ha fatto il militare”, dal (minimo) grado di Maresciallo Maggiore del CC – mio babbo – a quello (nassimo) di generale di corpo d’Armata a quattro stelle di Comandante della FTASE – Forze Terrestri Alleate del Sud Europa – mio zio -. In mezzo ci sono stato io, classe 1944, Sotto Tenente di complemento della Brigata Alpina Tridentina, nel 1969.

Ma allora, direte voi, almeno … lo sarai un no-TAV? No, amici! Nemmeno questo! Infatti per anni sono stato amministratore di Società e GEIE pubblici e privati che si occupavano del traffico lungo l’asse del Brennero …

Ma allora, direte voi!? Allora ogni progetto, ogni investimento va ricollocato nel giusto ordine delle priorità. E per me la prima priorità è la soluzione del problema antropologico, e cioè che ognuno di noi si senta parte della stessa famiglia: oggi l’Italia, domani l’Europa, dopodomani il Mondo. Il secondo è il problema morale, e cioè la ricerca del Bene Comune. Ma … dice … all’atto pratico? All’atto pratico? Lavoro e Futuro, Futuro e Lavoro, all’interno di un Modello di Sviluppo aggiornato, cioè verificato ed eventualmente, se necessario (come pare, n.d.r.), cambiato.

Dice … Bene Comune? Ma se io ne perseguo uno diverso da quello di tanti altri, e così via … come fa ad essere “Comune”?… Ok, raga, scialla, ragazzi, calma. Intendiamoci. Ognuno si scelga pure liberamente il “proprio tipo di Bene Comune”: ma fate attenzione, il “mio” Bene Comune è legittimamente e moralmente perseguibile solo se non violenta il Bene Comune di ciascun’altra persona.

Un esempio? E’ lecito e morale che io desideri arricchirmi, a patto che il mio arricchimento non avvenga a scapito dell’impoverimento altrui, dello sfruttamento altrui, della sopraffazione altrui, sotto ogni profilo. Il mio “Bene” è “Comune” solo se coesiste con gli “altri” Beni Comuni, ad esempio con quelli di chi vuole un lavoro, vuole uscire dalla povertà, dalle guerre, etc.. Insomma, “comune” se coesiste con il Bene Comune di chi anela per un futuro di dignità.

E la Banca d’Italia oggi ci dice che il 10% della popolazione possiede il 49% della ricchezza nazionale (perCentuale in crescita da anni!); che il 16% della popolazione è a rschio povertà. E la Germani auspica – in generale – una patrimoniale sui grandi patrimoni (sic, TG3 delle ore 19,00 di oggi, di poco fa …).