LA DEMOCRAZIA COME VIOLENZA – CON MARIA LIA GUARDINI ALLA BIBLIOTECA COMUNALE DI TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Febbraio, 2014 @ 3:42 pm

Detto altrimenti: Gruppo di lettura. Dall’antica Grecia, un anonimo studiato da Luciano Canfora … Ovvero: “La democrazia come violenza” di anonimo ateniese, a cura di Luciano Canfora, Sellerio Ed., 1982. (post 1361)

Canfora, una delle mie “passioni”. Ho letto il suo “Il mondo di Atene” e adesso, grazie alla Prof. Maria Lia Guardini, l’ho riletto nella riesposizione in forma di dialogo della traduzione dei frammenti originali dell’anonimo.

Mi permetterò di sintetizzare ed eventualmente omettere qualche piccola parte (ad esempio, quella relativa agli schiavi) a vantaggio di un “raffronto o semplice pensiero in linea con la situazione odierna” attraverso le parti in nero grassetto) parallelo alla maniera di Plutarco con altre situazioni storiche e/o della nostra democrazia. Chi ne esce male è la “Historia” e soprattutto chi ha detto che “Historia magistra vitae”, perché pare che proprio non si impari mai nulla dalla Storia.

Ora, il nostro anonimo dice di non approvare la democrazia di Atene, ma spiega come gli Ateniesi siano capaci di mantenerla e imporla.

Inizia

E’ giusto che i poveri contino più dei ricchi, perché sono oloro che fanno andare le navi (commerci, guerre). Pertanto le magistrature elettive e a sorte devono essere aperte a tutti.

Il popolo non vuole le magistrature dove sia necessaria la competenza e dove ci sia da rischiare (esercito, flotta). La persona ignorante vuole quelle che garantiscono rendite sine cura.

Demos, il popolo. Oklos, la feccia, la gentaglia. L’anonimo distingue.

Se comanda gente popolana e ignorante, il popolo non le è nemico. Al contrario se al comando vi sono persone erudite, ricche e nobili, il popolo è contro di loro. Quindi, le persone migliori sono quelle che la democrazia giudica i prpri peggiori nemici.

Nelle assemblee si deve lasciar parlare (magari in rete! N.d.r.)  anche l’oklos (la gentaglia), per perseguire l’utile anche di quella categoria. In caso contrario le decisioni assunte sarebbero solo quella favore della categoria della gente per bene.

Il miglior modo per difendere la democrazia è il dilagare della stupidità, della ribalderia, della compiacente benevolenza. Il popolo non vuole essere schiavo di una città ben governata, ma vuole essere “libero” in una città mal governata (Il popolo della libertà!)

La giustizia … si … pensate che nella Repubblica Ateniese la durata di u processo può essere enorme, anche sino ad un anno (a meno di non pagare bustarelle)! Quale vera repubblica sarà mai quella in cui la certezza del diritto tarda sino ad un anno? E poi, i processi .. dove? tutti ad Atene, tutti qui, anche i più lontani “alleati”. che viaggino, che spendano, che soggiornino etc. Noi Ateniesi ci arricchiremo anche a loro spese.

Chi ha il dominio del mare, prevale su tutti. In pace e in guerra. Chi naviga conosce il mondo le lingue, gli usi e i costumi degli altri popoli, Atene è forte, ma se fosse un’isola lo sarebbe ancora di più.

Se a comandare è un oligarca (figura diversa dal tiranno, n.d.r.), egli è responsabilizzato nel bene e nel male. Se al comando vi è una democrazia, i responsabili troveranno mille modi per scaricare la propria responsabilità su altri.

Governa meglio un ignorante animato da buoni propositi che una persona capace animata da cattivi propositi. La virtù nella gente per bene è nata per nuocere al popolo, non per giovargli.

Non si possono migliorare di molto le regole della democrazia, senza correre il rischi di metterla in pericolo. Sono possibili solo piccoli interventi.

Nelle alleanze internazionali Atene si allea con il peggiori (Libia, Kazakistan …). Se facesse il contrario, avrebbe alleati diversi dalla sua natura interna.

La democrazia in Atene non è messa a rischio da chi subisce angherie e viene condannato ingiustamente, perché chi governa e condanna è a sua volta ingiusto.

Finisce

Sostiene Canfora:

Chi scrive così doveva essere un esule, lontano da Atene …  “Democrazia” nasce come parola di rottura, esprime la prevalenza di una parte sull’altra.

Sostiene Platone:

La democrazia nasce da un atto di violenza. Quando vincono i poveri uccidono o scacciano i ricchi

Sostiene Aristotele:

“Democrazia demagogica” nella quale sono padroni in molti non in quanto somma di singoli, ma nel loro insieme, diversa dalla democrazia buona (politeia) che opera secondo uguaglianza perché in essa i poveri non opprimono i ricchi. in essa si realizza il massimo della libertà”.

Sostiene Alessio di Tocqueville, studioso della democrazia americana (e teorico dell’oppressione imperialista francese in Algeria, n.d.r.): “Ogni secolo dà origine quasi sempre ad un pensiero originale o ad una passione principale” (Nel caso nostro, oggi, libertà assoluta o uguaglianza assoluta? N.d.r.)

Sostiene Euripide:

Ne “Le supplici”, Euripide ad un certo punto fa affermare:

“Meglio che governi un sovrano, non la massa (oklos). In questo caso non c’è nessuno che gonfia i discorsi e li rigiri a proprio profitto. Un personaggio simile è gradito, ma procura danni. sfugge alla giustizia, maschera i suoi precedenti errori scagliando false accuse”.

Al che il “repubblicano replica. “Il peggior male per una città è il tiranno, quello che fa leggi ad personam, quello che sopprime i migliori, le teste pensanti, che frena sul nascere le prospettive dei giovani, che blocca il loro futuro. Quale futuro ha un campo se si mietono le spighe che stanno spuntando?”

Sostengo io:

Libertà assoluta o uguaglianza assoluta? Forse … in medio stat virtus e anche est modus in rebus, e cioè l’obiettivo dovrebbe essere il “Bene Comune” e cioè che ognuno fosse libero di perseguire il proprio Bene Comune purchè non impedisca agli altri di perseguire il loro. In altre parole. è lecito che io desideri arricchirmi, se nel far ciò non provoco guerre, non impoverisco o schiavizzo chi desidera una vita semplice, priva di guerre e di arroganti, inutili e danose competitività (n.d.r.).

Riflettiamo, gente, riflettiamo! Vi pongo una domanda. per finire: come sarà valutata fra 2.000 anni la nostra attuale democrazia?

Cosa … che dite? Vi state chiedendo se io sia contro la democrazia? No, amici, al contrario! Io penso che la democrazia – se malata – vada curata, non lasciata morire!

Commenti

Mi corregge Marcello Farina: “La tua sarebbe una posizione liberale. Il Bene Comune è invece quello costruito sin dall’inizio con l’apporto di tutti”. Io: grazie Marcello, accetto la correzione.

Mi scrive Antonio di Padova: “La democrazia non è una parola ma un sistema di regole elaborate da tutti (in tal senso è un bene Comune, v. sopra, n.d.r.) e approvate: è un patto sociale e come tutti i patti deve contenere clausole valide per tutti e deve essere sottoscritto da tutti. E chi non è d’accordo? Deve scegliersi un’altra società in cui vivere, perché la democrazia non fa per lui, quella democrazia che offre a tutti la libertà e l’uguaglianza economica e culturale”. Rispondo ad Antonio: d’accordo sul modello teorico, solo che poi nella sua attuazione … ed allora di fronte alla democrazia vi sono due gruppi di persone: 1) chi approfitta e vive delle sue imperfezioni; 2) chi vuole perfezionarla (io mi colloco qui). Grazie per il commento, Antonio!