PRIMO MAGGIO A TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Maggio, 2014 @ 1:39 pm

Detto altrimenti. una delle tante manifestazioni … (post 1504 – Le maiuscole non sono utilizzate a caso …)

Ho scelto quella organizzata da un Amico, Alfonso Masi, il quale insieme a due colleghi Mariaconcetta Lucchi e Bruno Vanzo ha organizzato un recital – concerto: Portatemi al sole che illumina la piazza“: letture di poesie e testimonianze della Resistenza intercalate da canti della Resistenza eseguiti del Coro “Bella Ciao” presieduto da Ottorino Bressanini e diretto dal M.° Professore Tarcisio Battisti. Il tutto all’interno della sala ricavata all’interno delle gallerie di Piè di Castello. Folta la partecipazione di pubblico, nonostante la giornata di sole, il che è tutto dire.

La Resistenza, la Liberazione, la Libertà … ma che c’azzeccano con il Lavoro? c’azzeccano, c’azzeccano, per una serie di ragioni. Proviamo a ragionare su alcune di esse.

Il Sacrificio di molte persone, di molti giovani per liberare l’Italia dalla dittatura e dall’oppressione straniera; per fondare le basi della Democrazia, cioè di un Valore che è come la salute: ne comprendi l’importanza quando inizia a mancarti … Parlo della Democrazia vera, di quella da sempre teorizzata come la migliore forma di governo, non di quella talvolta male attuata sì da perdere il suo reale significato. Se leggiamo la nostra (ottima) Costituzione, vediamo che Democrazia è “Libertà e Lavoro”. Libertà, parola spesso abusata. Libertà che non vuol dire possibilità di fare ciò che voglio, di violare impunemente le leggi, di evadere il fisco, di dileggiare le sentenze dei tribunali. Ma tant’è … il “popolo della (finta, n.d.r.) libertà” era già tale all’epoca della (finta) democrazia ateniese di Pericle (450 a. C.), in quanto, come ci ricorda l’Anonimo Ateniese – pesantemente critico di quel sistema di governo – “quel popolo preferiva essere libero sotto un mal governo molto permissivo, piuttosto che regolato, anche con rigore, da un buon governo”.

No, amici: Libertà è la possibilità di operare delle scelte, all’interno di una serie di possibilità “legali e legittime”. Libertà è in altre parole perseguire ciò che si ritiene essere il “proprio bene”, purchè il nostro singolo bene perseguito sia “comune” – cioè coesista – con i tanti altri eventualmente diversi “beni” perseguiti dagli altri, e per converso non li distrugga, non li schiacci. Libertà è quindi la possibilità per tutti di perseguire un Bene che sia Comune: il Bene Comune.

Ora, cercare di lavorare è un Dovere Morale e Sociale ed un Diritto Acquisito Legittimo per tutti, quindi è il Bene Comune per eccellenza. Pertanto, non avere un Lavoro e nemmeno potere aspirarvi significa non potere perseguire il proprio Bene e quindi significa non essere liberi.

Libertà, quindi, dalla “schiavitù della mancanza di lavoro”. Ma non basta: Libertà della mente dai lacciuoli della retorica; Libertà dal travisamento del significato delle parole (“Le parole sono pietre”, scriveva Don Lorenzo Milani ad una professoressa …); Libertà dai condizionamenti mentali di una informazione strumentale; Libertà dalla mancanza di una informazione corretta; Libertà da leggi più uguali per alcuni; Libertà dalla mancanza di cultura; Libertà dalle percezioni sensoriali che ci fanno perdere la visione d’insieme; Libertà dalla immoralità; Libertà dalla amoralità; Libertà dagli estremismi, quindi, moderazione.

I cori sono spontaneamente proseuiti alla fine della rappresentazione, all'esterno delle gallerie

I cori sono spontaneamente proseguiti alla fine della rappresentazione, all’esterno delle gallerie

La moderazione, i moderati … recentemente un politico appartenente ad un partito che si definisce “moderato” ha affermato: “Se il PPE espellesse il nostro partito dalla propria compagine sarebbe un guaio perché non ci potremmo più chiamare moderati”. Ecco, hai calato la maschera, “amico”: tu stesso parli del rischio di non “essere chiamato”, e non del rischio di non “essere” più moderato. Apparire, più che essere. Le parole sono pietre, si diceva … ed allora stiamo attente ad usarle!

.

.

.

Programma 

  • Bella ciao                        
  • O ragazza dalle guance di pesca (Italo Calvino)
  • La scelta partigiana ( Nuto Revelli)
  • Dalle belle città
  • Perché gli ho sparato? (Pino Levi Cavaglione)
  • Il partigiano Ulisse (Davide Lajolo)
  • Lettera alla figlia (Giulio De Sanctis)
  • Bersaglier ha cento penne
  • Racconto di Alcide Cervi
  • Papà Cervi raggiunge i sette figli
  • Lettere dei condannati a morte
  • Fischia il vento
  • Prose e poesie sui caduti per la Resistenza
  • Bandiera nera (Pietà l’è morta)
  • Le torture
  • E quei briganti neri
  • La partigiana nuda (Egidio Meneghetti)
  • Sebben che siamo donne
  • Sull’attenti, o borghi di pianura
  • Festa d’aprile  

Nel recital si alternano canti, pagine di diario, lettere, poesie, stralci di racconti per celebrare la Resistenza attraverso la testimonianza di chi vi prese parte. I brani recitati sono tratti dai seguenti volumi:

  • AA. VV. – Lettere di condannati a morte della resistenza italiana
  • Calamandrei - Uomini e città della Resistenza
  • Luti – Romagnoli, L’Italia partigiana
  • Tarizzo – Come scriveva la Resistenza
  • Maestri – Resistenza italiana e impegno letterario
  • Gobbi – Il mito della Resistenza
  • Falaschi – La Resistenza armata nella narrativa
  • Meneghetti – La partigiana nuda

.

Appendice: ricevo e pubblico

Coro Bella Ciao

I cori in Trentino, lo si sa, sono molti, perché radicata è fra la nostra gente la tradizione del canto popolare e, trattandosi di gente di montagna, è evidente che la predilezione di settore, anche nel mondo dei cori, ha riguardato principalmente la canzone di montagna.

Oltre e insieme  alla specializzazione “orografica”, tuttavia, la coralità trentina esprime anche un forte senso di solidarietà        e di appartenenza: cantare in coro è più importante di cantare e basta; si impara a vivere insieme, uno vicino all’altro, facendo andare in sintonia (o perlomeno sforzandosi perché ciò avvenga) modi diversi di interpretare la stessa canzone, per ricavarne un’armonia che è diversa, complementare e più ricca di ogni singolo modo individuale.

In questo ampio, ricco ed entusiasmante mondo, vi era una lacuna, mancava in  Trentino un legame con il settore della società che attraverso la musica popolare guardava agli ideali espressi dal mondo del lavoro, da quello per la pace  e della lotta alla violenza (in primo luogo dalla resistenza al nazi-fascismo), all’uguaglianza fra gli uomini, fra tutti gli uomini, montanari o meno che essi siano.

Nel 1994, 20 anni fa, dall’ ambiente sindacale della CGIL ed alla guida del maestro Giuseppe Grosselli  (don Bepi), si rifondevano quelle tensioni ideali che rappresentano anche la base della nostra Costituzione repubblicana; nasceva il Coro Bella Ciao, proprio con l’intento nobile e difficile di andare a colmare quella lacuna.

Il nostro repertorio sta lì a ricordare questo nostro impegno:

le canzoni sul lavoro (Canto del minatore – Son la mondina – Sciur padrun) e, in particolare, sull’emigrazione del nostro popolo per andarselo a cercare (in Germania, in Belgio, in America … nel mondo) con delle sensibilità strazianti e, a tutt’oggi, attualissime (Aizinponeri – Merica merica – Bella se tu sapessi).

Le canzoni sulla resistenza con il ricordo crudo di episodi che le nostre genti hanno subito a causa della guerra e degli invasori; ma anche con la celebrazione dovuta, perché meritata, e gloriosa di quanti, spesso anche senza la consapevolezza dell’eroismo, hanno dato la vita per un mondo più libero (E quei briganti neri – Fischia il vento – Bella ciao – Veniamo da lontano – Ragazze di Auschwitz).

Le canzoni sulla giustizia sociale, contro ogni disuguaglianza

(Sebben che siamo donne – Nick e Bart – Che ne sarebbe del mondo –  Non maledire – Son cieco) e contro ogni tipo di guerra (O Gorizia -    Maledetta la guerra – Katzenau).

Sotto la guida artistica di don Bepi e, da ultimo, del maestro Tarcisio Battisti, ci sembra che lo scopo che ci eravamo preposti si stia piano, piano realizzando; ci sembra di riuscire a cantare, con dignità, quelle canzoni che pur fanno parte della nostra tradizione popolare; ci sembra di riuscire a comunicare anche ai più giovani di noi, in maniera leggera, ma non per questo meno importante, la memoria di valori del vivere civile che a volte, nella nostra frenetica vita di tutti i giorni ci sembra di smarrire.