DINO BUZZATI, MA NON SOLO (vedi prima i post del 29 luglio 2013 e del 27 gennaio 2014, cliccando “Dino Buzzati” nell’apposito riquadro sotto il mio curriculum)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Maggio, 2014 @ 1:32 pm

Detto altrimenti: la bellezza del “moto browniano” degli eventi   (post 1508)

Con in termine “moto browniano” si fa riferimento al moto disordinato delle molecole presenti nei fluidi, quando stanno trasmettendo calore. Orbene, anche i nostri eventi – apparentemente disordinati – trasmettono calore … umano!

Villa Buzzati

Villa Buzzati

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Luglio scorso: tanti amici in bici da Dobbiaco a Cortina – Longarone – Belluno – Feltre. Poco dopo Belluno … un’idea! Proviamo a vedere se si può visitare Villa Buzzati. Dino Buzzati per me, lo confesso, da ignorantone qual sono significava quasi esclusivamente (e me ne vergogno!)  “Il deserto dei Tartari”, Die Tartar Wueste … uno splendido romanzo pieno di significati. E invece quanto, quanto  di più … ma rimedierò! Andiamo, ci fermiamo e siamo accolti da Valentina.

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Dino Buzzati aveva due fratelli ed una sorella, Nina, maritata Ramazzotti. Nina ha una figlia, Lalla Ramazzotti maritata Morassutti. Lalla ha una figlia, Valentina. Valentina, sebbene non preavvisata, ci accoglie cortesemente nella Villa. Grazie ancòra, Vale! Dico Vale, coì come spesso chiamo mia figlia Valentina, appunto … E la cosa sembrava finita lì. E invece poco tempo fa ricevo una mail da Valentina che ci segnala “DOLOMITI”, la mostra dei quadri ” (e della vita) di sua mamma Lalla, deceduta nel 2012: Trento, Palazzo Trentini, sino all’11 maggio (chi non c’è ancora andato ci vada, ne vale la pena!), nell’ambito del 62° Film Festival della Montagna.

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Lalla Ramazzotti Morassutti

Lalla Ramazzotti Morassutti, pittrice, scalatrice, etc.

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Mostra di quadri (inchiostri di china e colori acrilici) che ritraggono moltissime cime dolomitiche ed altro. Mostra di testimonianze di vita di una Famiglia. Famiglia sicuramente molto benestante soprattutto dati i tempi. Ma molte famiglie anche più benestanti non ci hanno lasciato nulla. Questa famiglia, anzi, queste Famiglie, al contrario, ci hanno lasciato romanzi, novelle, racconti, quadri, calore umano, passioni di vita – per la montagna e l’alpinismo, ad esempio – come ha fatto mamma Lalla. In una parola: cultura.

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Quadri di colori, quadri di vita e scritti su pannelli murali: sono tentato di fotografarli tutti, i pannelli! Poi rifletto: telefonerò a Valentina e le chiederò di mandarmi i testi per e – mail.

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Il Cimon de la Pala, che ho fotografato anche perchè ... l'ho scalato tre volte!

Il Cimon de la Pala, quadro che ho fotografato anche perchè questa cima l’ho scalata ben tre volte!

 “Non si può fotografare” mi avvisano. “Ma … sa … io sono un giornalista … scrivo su Trentoblog” il mio bigliettino da visita mi salva. Scatto qualche posa con il telefonino. Maria Teresa ed io siamo entusiasti. Lasciamo traccia scritta del nostro comune sentimento sul “libro di bordo”. Appena fuori telefoniamo a Valentina per manifestarle il nostro “grazie” per averci segnalato la mostra della mamma. Grazie, di cuore … e, mi raccomando, per favore mandami i testi dei murales. Ecco, sono passato al “tu”, mi è scappato dalla penna … ops … dalla tastiera del PC, ma ne sono contento. Dopo tutto sono un signor nonno e dare del Lei ad una giovane Signora che si chiama Valentina  come mia figlia  proprio non mi riesce …

Per ora la chiudo qui. Dico per ora, perché questo post alla fine risulterà scritto a più (coppie di) mani: le mie, quelle di Maria Teresa che conosce Dino Buzzati molto meglio di me; quelle di Valentina appena mi menderà quanto richiestole.

Buona mostra a tutti, a Palazzo Trentini, Via Manci 27, Trento, sino all’11 maggio!

P.S.: …  e se, come Accademia delle Muse (v. post precedente) organizzassimo una gita in pullman per visitare Villa Buzzati?

Valentina della mamma Lalla scrive: “Le dolomiti di Lalla”

A Lalla piace danzare, ma ai suoi tempi danzare non è “conveniente” per una ragazza di buona famiglia. A Lalla piace anche dipingere, ma anche dipingere non è proprio così “conveniente” per una ragazza di buona famiglia. “Non convenienti” ai suoi tempi sono tutte le cose non opportune, che non rientrano in determinati schemi mentali del ceto sociale di appartenenza, perché inconsuete, perché sfiorano mondi non regolari, perché sono pericolose, inadatte, “sconvenienti” appunto. A Lalla piace anche la montagna, e la montagna, stranamente e per fortuna non rientra in queste categorie di cose sconvenienti, forse solo perché è osannata e celebrata da tutti! Certo Lalla è una donna, ma tutto sommato questo non è considerato così un male come tutte le altre sue sconvenienti passioni !

Lalla frequenta la montagna fin da piccola con suo padre, l’ingegnere Eppe Ramazzotti, sì proprio quel Ramazzotti, che discendeva da una famiglia di appassionati viaggiatori che erano andati in Cina nei primi anni dell’ottocento, riportando a casa, insieme a originali oggetti e antiche stampe, anche la ricetta di un amaro, che poi avrebbero messo in commercio in tutto il mondo, con il rinomato nome sull’etichetta rossa. A Eppe piace la montagna, da giovanissimo ha fatto la Prima Guerra da volontario sull’Adamello e per fortuna è tornato a casa! Ama anche le motociclette, esplora l’arco Alpino, da Occidente a Oriente, in lungo e in largo, su e giù per le valli spesso con Lalla seduta sul piccolo sellino posteriore della sua Moto Guzzi verde, reso più confortevole da un vecchio cuscino legato con le cinghie. Il sellino è duro ma Lalla è felice.

Eppe sposa Nina Buzzati Traverso, sorella proprio di quel Buzzati, quello che avrebbe lavorato per 40 anni al Corriere della Sera, dipinto fantastiche tele e scritto romanzi e racconti tradotti in tante  lingue e che sarebbe diventato uno dei più grandi scrittori del ‘900 italiano.

Eppe e Nina hanno due figlie femmine, Pupa e Lalla. Ed è proprio di Lalla, mia madre, che vi sto parlando.

Non è facile raccontare di qualcuno che conosciamo bene, si ha paura di dire cose non vere. Gli occhi vivi di mia mamma nascondono verità, dai suoi racconti ricostruisco la vita dei miei nonni e dei miei zii e di tutto quello che ci gira attorno. La nostra storia.

Non saprei dire se poi la mia immaginazione a volte ha superato i suoi racconti, piccoli frammenti lasciati cadere per caso sul fare del discorso. A lei non piace raccontare, preferisce il presente, i giornali, le recensioni, le mostre, i libri, tanti e nuovi. A lei, pare che il passato le scivoli via, come sapone dalle mani. Non le interessa.

Lalla non lascia che le proprie passioni, così poco convenienti per una ragazza di buona famiglia, vengano sepolte dalle convenzioni, lei le coltiva con energia, è caparbia e intelligente, un po’ ribelle ma timidissima, riesce a convincere tutti e si iscrive al Liceo Artistico a Milano. Nel dopoguerra affina la sua arte presso importanti studi d’artista a Milano e a Torino, conosce giovani pittori che poi diverranno famosi e di tutto questo fa tesoro. Durante quegli anni frequenta l’atelier di Casorati e sperimenta tecniche e soggetti. Milano rinasce dopo la guerra, con le prime grandi mostre d’arte, la vita che riprende, la voglia di vivere.

Tutti gli anni la famiglia trascorre l’estate, da giugno a ottobre, in Villa Buzzati a San Pellegrino, alle porte di Belluno. La villa, con la sua caratteristica chiesetta rossa e il lungo viale di carpini, è un luogo magico. Qui sono nati tre dei quattro fratelli Buzzati, Lalla e Pupa sono le uniche nipoti e adorano quella vecchia casa piena di stanze e quel giardino con gli stradini di ghiaia bianca e il vecchio granaio. Sullo sfondo le montagne. Le Dolomiti.

Si parte, oggi finalmente si va, con gli zii Augusto e Dino e tantissimi altri amici. Con loro sempre le ragazze, Lalla e sua sorella Pupa, le cugine Silvana e Bianca Maria, Adelisa e tante altre, quelle che arrampicano bene e quelle che solo camminano, tutti insieme, in bicicletta, partenza dalla Villa e poi su verso il Cadore, l’Ampezzo o San Martino di Castrozza, nelle amate Dolomiti. Treno, bici, scarponi, scarpette…un racconto che non finisce mai: prati, boschi, rifugi, bivacchi, panini, salame, tutto nello zaino, a volte anche l’ombrello, strade sterrate, sentieri e ferrate, cenge, canaloni e ritorni a valle…tutti a cena alle venti in punto, sala da pranzo, gambe sotto il tavolo, richiesta puntualità assoluta.

Lalla ama la montagna, le Dolomiti le entrano nella pelle, a poco a poco, arrampicare per una donna all’epoca è cosa abbastanza rara, anche se non rarissima, le piace seguire Zio Dino in parete, non è bravissima sui gradi alti, ma è agile e veloce. Preferisce divertirsi ed esplorare piuttosto che piangere per una via troppo difficile o una doppia, che lei odia esattamente come me, sarà un difetto di famiglia! Le giornate prima si allungano e nel caldo della sera arrivano i temporali e poi torna il cielo di settembre, quello migliore per andare in montagna e per scalare. Una volta si diceva proprio così, “quel giorno abbiamo scalato la Croda da Lago…” “ ti ricordi ? …che emozione !”

Poi c’è la vita, Lalla nel ’51 si ammala di TBC e trascorre parecchi mesi in sanatorio a Sondalo, lì riceve quasi tutti i giorni cartoline dallo Zio Dino, che raffigurano quadri di famosi pittori o montagne o vedute, Dino la incoraggia a dipingere e tutti i suoi cari a non mollare, a guarire…e Lalla guarisce! Nel ’55 sposa Mariano Rech di Rovereto, psichiatria e specialista in malattie tropicali. Nel ‘56 nasce Sebastiano, ma purtroppo poco prima del lieto evento, Mariano muore. La vita a volte può non essere facile, può segnare e scalfire per sempre, come una linea, uno spigolo netto in parete. Se si riesce si supera, ci si prova, con tutte le forze, non è facile… e si esce, da quel infido diedro, stanche, con le mani sbucciate, con la sabbia tra i denti e un bambino dai riccioli d’oro da portare sui prati.

Tra gli anni ‘50 e ’60 Lalla si dedica alla grafica e alla pubblicità, è moderna e precisa, linee pulite e volti stilizzati, colori pieni e decisi, segno veloce nella città che cresce. Quelle linee e quel tratto segneranno in seguito le sue montagne, le sue pareti, rendendole uniche in quei tagli di luce e di ombre ma lei adesso ancora non lo sa.

Nel ’58 Lalla sposa Bruno Morassutti, architetto padovano tornato da poco dal suo viaggio di formazione professionale presso la scuola di F.L.Wright in America. Bruno diventerà un affermato architetto nel panorama italiano e internazionale di quegli anni, firmando e costruendo tra l’altro, tre bellissime case ai piedi delle Pale di San Martino e decidendo di tenersene una, la più bella, per sé. Lalla è felice.

Lalla e Bruno hanno due bambine Valentina e Antonella. A me, Valentina,  piace disegnare, costruire oggetti e raccontare storie, a mia sorella Antonella piace danzare e recitare.

Non vorrete che vi racconti tutta la storia ? …E’ la vita di tanti, oppure è quella di noi, o una storia qualunque… Oppure una storia un po’ speciale come questa, che Lalla ci ha raccontato nel libro-diario. Sono Montagne. Tutte le storie del mondo, da che mondo è mondo, hanno ad un certo momento un inciampo, un dolore, una svolta, una vetta, una stella cometa…

E Lalla un bel giorno riprende i pennelli, i cartoni, le carte, i colori, quei vasetti quadrati, le chine, con quel loro fortissimo odore, gli acquarelli, gli acrilici dai tubetti giganti e contorti, le matite, la gomma, gli occhiali e riprende a sognare…sopra i fogli di carta, rivedendo la roccia, camminando sull’orlo di quel precipizio, percorrendo un ghiaione, scivolando sull’ultima neve, ritrovandosi dentro ad un buco, superando una cengia, raggiungendo una vetta, ritrovando uno sguardo che la porta a dipingere per la prima volta le sue amate Dolomiti, le montagne che ha dentro nel cuore e negli occhi, tra le mani e sotto le dita, nei pensieri.

Io scrivo e dipingo per passione e vorrei diventasse il mestiere ma non sono un critico d’arte. Attraverso una vita trascorsa a cercare di capire cosa intendo e si intenda per bello, ho una serie di idee e pensieri sull’estetica e il gusto. Lalla dice :i maestri hanno sempre insegnato che il bello non muore, supera mode e tendenze, dura negli anni e regala stupore. Sembra molto scontato, perfino banale, ma in questo momento storico assai dimenticato.…il bello che esprime l’essere intrinseco delle cose crea emozione. Ecco la chiave in natura come in architettura, in pittura come nella scultura, in un gesto, una danza, un segno…

Nelle Dolomiti di Lalla io vedo il colore che lei ha sempre amato, trattato come un gesto e quasi mai come la ricerca assoluta della riproduzione della realtà, intesa come raffigurazione della stessa, assai rara da ottenere e raggiungere in un soggetto tanto rappresentato come è la montagna e, invece, qui così esplicito e semplice. Vedo il segno che negli anni è cambiato e ha portato alla luce la vita. Racconta di passione autentica e vissuta per la roccia, la verticalità, la parete ma anche di dedizione dell’artista al lavoro, al segno pittorico, la linea, l’ombra, il nero che danno vita a quelle pareti ma esprimono, nello stesso tempo, anche l’anima di chi  le dipinge. Tutto il sentire, nel bene e nel male, la gioia e la sofferenza, il ricordo e il distacco. Negli ultimi anni Lalla si è espressa al meglio, stilizzando quel segno, quel colore e quelle forme con una modernità ed essenzialità che amo pensare sarebbe piaciuta molto anche a mio padre, architetto, che di linee e volumi se ne intendeva.

Lalla ha imparato a togliere, a eliminare, come tutti i grandi artisti che arrivano a capire l’essenza di un semplice gesto che rappresenta un pensiero.

Queste le Dolomiti di Lalla”.

Ecco, grazie Valentina. Posso aggiungere una mia poesiola sulle e “alle” Dolomiti?

Dolomiti la prima volta

 Si sale pian piano

con una seicento che sbuffa

fra nuvole stanche

sedute nei prati rossi di umori

e di foglie.

E sotto il maglione d’autunno

compare

dapprima ogni tanto

e quindi ogni poco

il bianco sparato di neve.

D’un tratto si apre

nel sole

una torre dorata

adagiata su coltri

di freddo vapore d’argento.

Il ricordo di Lei

profuma nei sogni nascosti

di un solitario turista

un po’ fuori stagione

che ha spalancato per caso

la porta di un camerino

e s’innamora alla vista

della Prima Donna

intenta a rifarsi il trucco

per lo spettacolo d’inverno.