IL PREFETTO IMPERFETTO DI PERUGIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Giugno, 2014 @ 7:40 am

Detto altrimenti: Antonio Reppucci ormai quasi ex Prefetto di Perugia, anzi, ormai quasi ex Prefetto    (post 1569)

A cosa servono i Prefetti? Anni ’60. Studiavo giurisprudenza a Genova. Esame di Scienza delle finanze e Diritto Tributario. All’alunno che fosse riuscito ad arrivare alla fine di un complesso ed articolato esame, il Professor Victor Uckmar  faceva una domanda sul contenzioso tributario: se la sbagliavi eri comunque bocciato. Domanda: “IGE” (Imposta Generale sull’Entrata, quei caselli rossi d’una volta, i dazi … ricordate?) – Risposta: “Sindaco, Prefetto, Ministro”. Esatto. Promosso.

th[7]Ecco la prima volta che ho sentito parlare dei Prefetti. Oggi ne sento riparlare. Forse per una delle ultime volte. Il Signor Dottor Eccellenza Antonio Reppucci, Prefetto di Perugia, nel corso di una conferenza stampa afferma che “la madre che non si accorge che il figlio si droga è una fallita, si deve suicidare” (sic). Il Premier e il Ministro intervengono. Reppucci sarà rimosso: “Non può stare né lì né altrove”.

 Mi chiedo: quanta è la struttura, la burocrazia che serve e che non serve? Nelle piccole cose come nelle grandi …

Corsica. Dopo un giorno di navigazione dall’Isola d’Elba arrivo al porto di Campoloro (scalo tecnico) con la mia barchetta a vela da regata, un Fun, 7 metri, una tonnellata di dislocamento. Vado alla stazione di polizia a registrarmi. Nello stesso locale, sul bancone, sono in vendita i gettoni per fare la doccia.
Italia del nord (Trento). Motorizzazione Civile. Una pratica. Faccio la coda allo sportello. Poi devo uscire e andare all’ufficio postale per tre mini versamenti su tre bollettini separati. Ritorno alla Motorizzazione Civile. Manca la marca da bollo. Loro non la vendono. L’ufficio postale nemmeno. Devo cercare un tabaccaio. Una mattinata di andirivieni.

Ma torniamo al Prefetto di Perugia. Tutti parleranno della sua dichiarazione … e poi in internet c’è il video, “con il sonoro e a colori”! Io mi occupo di un altro aspetto, assolutamente secondario ma pittoresco: “quello il Prefetto” parlava in dialetto napoletano, non strettissimo, ma pur sempre dialetto. Un esempio? “So’ strunzate” per dire che sono cose sbagliate.  Vabbuo’ … che vulite …  a me i dialetti mi (“a me mi”, vabbuo’ …) piacciono molto. Il napoletano poi più di tanti altri. Ma in una conferenza stampa, un Prefetto … dai … “quella l’Italia è il bel paese ove il sì suona …”. Chissà come si rivolta nella tomba il nostro Padre Dante!

Qualche mese fa un altro Prefetto nel corso di una conferenza stampa TV ha aspramente ripreso il parroco della Terra dei Fuochi perché si rivolgeva ad un suo (suus, suo di lui Prefetto; non eius, suo di lui il parroco. E così vi siete beccati anche una lezioncina di latinorum!) collega Prefetto senza chiamarlo “Eccellenza”. Delitto di lesa maestà, anzi di Lesa Maestà: va ripristinato a livello prefettizio, non vi pare?

“Vostra Eccellenza che mi sta in cagnesco …” ricordate la poesia “Sant’Ambrogio” di Giuseppe Giusti? Ecco … mi pare che quanto alle Eccellenze, dopo ben due  secoli si sia purtroppo rimasti a quel livello …