I FICHI DEL FERSINA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Giugno, 2014 @ 6:00 pm

Detto altrimenti: la forza che è dentro la natura, anche dentro la natura umana   (post 1573)

Devo andare in officina a ritirare la mia auto. Si è scaricata la batteria. Io abito più a monte, l’officina dell’amico Marco è più a valle. Cosa di meglio che fare quattro passi? E così mi trovo a passeggiare lungo il Fersina, anzi, scusate, lungo la Fersena,  in dialetto locale, è più corretto. Camminare. Io non cammino spesso. Mi trovate piuttosto in sella alle mie biciclette (questa stagione ho già macinato 1885 km, meta stagionale, non sotto i 4000), oppure sugli sci. Più raramente in barca a vela: già, ne ho fatto tanti anni di vela, sul Garda, con il mio FUN, al quale ho anche dedicato una poesia (mia moglie Maria Teresa è gelosa!). Bellissimo, non c’è che dire, ma “varietas delectat” e con la bici faccio turismo per le nostre valli ed anche fuori regione, spesso insieme agli amici di FIAB Trento. Ma torniamo alla passeggiata, che, come tutti sanno, si fa pedibus calcantibus.

WP_20140627_003Rilassato. Solo che guardo, vedo, ammiro la forza di certe piante di fico che hanno il coraggio di nascere, crescere e fruttificare partendo dagli … interstizi del muraglione dell’argine della Fersena! Non ho con me la macchina fotografica … ma già … le macchine fotografiche sono in declino dopo che ci siamo abituati a fotografare con i cellulari. Ecco, il cellulare! Lo estraggo di tasca e lo riempio di alcuni scatti. Dal punto di vista tecnico, niente di che, ma dal punto di vista della loro spontaneità, be’ spero che un qualche valore vogliate riconoscerlo loro. La forza, la forza delle piante che nascono fra i macigni dell’argine,  che crescono “malgrado”, che non si arrendono, che producono frutti.

RAI 5, Domenica pomeriggio. Piove. Accendo la TV: si replica. Non arrendersi, estrarre da dentro se stessi la forza per andare avanti, come i ragazzi detenuti del carcere di Nisida i quali Mercoledì 29 dicembre alle ore 21,00 presso il teatro Mediterraneo della mostra d’Oltremare di Napoli, hanno messo in scena l’opera teatrale “Maria Luna, una vita tutta in salita”, scritta e diretta da Pino De Maio.

Riabilitazione? In queste condizioni?

Spazio “riabilitativo” ….

Lo spettacolo si articola in quattro segmenti. Nel primo, si narra la vicenda di un tossicodipendente che preferisce il carcere di Poggioreale ad un centro per recupero di giovani drogati. Nel secondo, si racconta una giornata tipo con i ragazzi del carcere di Nisida che, attraverso l’incontro con il maestro di laboratorio musicale, vivono forti emozioni e maturano grandi esperienze. Nel terzo, forte è la voce delle vittime innocenti della camorra che chiedono di non essere dimenticate. Infine, nel quarto segmento, si racconta di un immigrato disprezzato e maltrattato da alcuni e poi accolto e difeso da altri.

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Ecco, in due giorni, i due “eventi” che mi hanno coinvolto per puro caso ma che mi è piaciuto raccontarvi in parallelo. Per la stessa forza che esprimono. Oltre i macigni dell’argine, oltre i macigni della vita.

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