Caimano? No … Filosofo!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Dicembre, 2011 @ 5:38 am

George Berkeley

 

Caimano? Detto altrimenti … filosofo!
 
I “vecchi” filosofi, amanti del sapere, ricercatori della verità, vivevano per scoprire ciò che è vero e ciò che è falso.
I filosofi realisti credono che esista una realtà, la realtà, che essa vada ricercata e scoperta, uguale per tutti. Sono moderni.
I più recenti pensatori, i cosiddetti post moderni, non sono interessati alla verità né alla realtà, cioè ad un’unica realtà, ma a che le cose funzionino, a che – in altre parole – la realtà esista in quanto interpretazione della realtà. Cioè: è reale solo l’interpretazione della realtà. Secondo loro, il problema non è se ciò che io dico sia vero, ma se “funziona” (nel bene e nel male, n.d.r.). Un filosofo vissuto a cavallo tra ‘600 e ‘700 (George Berkeley) affermava che un albero che cade al suolo in una foresta deserta non produce rumore, in quanto il rumore esiste solo se percepito da qualcuno. “Esse est pèrcipi”, era il suo motto: l’essere è l’essere percepito.
Oggi, nel mondo, sono in atto 58 guerre. Quante ne percepiamo? Quante ne esistono per noi?
Ora, se si fornisce diffusamente una particolare interpretazione della realtà, anzi, se si fornisce alla gente una produzione industriale di questa interpretazione, i “lettori” di questa interpretazione saranno condotti a cercare di vivere secondo le regole dettate dal “costruttore dell’ interpretazione”: “La crisi non esiste. Meno tasse per tutti. Gli amici dei miei figli cambiano telefonino una volta al mese. Dalla mia finestra vedo passare tanti panfili. I ristoranti sono pieni. Le mie aziende vanno benissimo. Chi la pensa diversamente è una Cassandra …”
La crisi economica? Se fino a ieri per qualcuno semplicemente non era percepita (vedi sopra) quindi non c’era”, per molti altri “che la percepivano”, cioè che la subivano, la crisi esisteva (ed esiste!): ad esempio, la crisi esisteva ed esiste per i giovani senza lavoro; per i cinquantenni espulsi dal lavoro; per gli operai licenziati; per i pensionati della fascia bassa; per gli imprenditori che schiacciati dalla crisi si suicidano; per chi vede la propria casa travolta da un torrente in piena; per chi deve vivere in mezzo alla spazzatura; per chi assiste allo scempio del patrimonio artistico del proprio Paese; per chi preferisce mandare i propri figli alla scuola pubblica ma la vede priva di mezzi; per chi ha un figlio disabile che non ha più l’insegnante di sostegno, etc.
Ecco che, per quanto sino a qui detto, esistono due realtà, diverse, in funzione dei due diversi modi e possibilità di accedervi.
E se taluno, negli ultimi 17 anni, ci ha imposto il suo modo di accesso, oggi uno dei compiti principali della Nuova Politica, cioè di coloro che amano e quindi si occupano della Polis, è una nuova, diversa, non unidirezionale, non prefabbricata e non imposta gestione dei modi di accesso alla realtà.
Di questo si, di questo lo dobbiamo ringraziare: per averci insegnato a maneggiare un’arma. Solo che dobbiamo fare in modo che non sia più puntata ed usata contro di noi, ma a difesa della Polis, cioè di tutti noi.