HEIMAT, COMUNITA’ DI VALLE E TERRE ALTE (HIGHLANDS)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Luglio, 2014 @ 11:11 am

Detto altrimenti: heimat … heim … home … casa … (Es.: Bergamo … Berg-heim, la casa in montagna, Bergano Alta),  luogo ove si hanno radici … (post 1612)

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Berg-heim

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“Io, la mia patria or e’ dove si vive” scrive il Pascoli nella sua bella “Romagna”. L’altro giorno su un giornale locale (locale, siamo a Trento–blog!) ho letto un interessante intervento sulla distinzione fra heimat e nazionalità. Oggi, sullo stesso giornale, leggo osservazioni sull’heimat in risposta alla bocciatura delle Comunità di Valle fatta dal Consiglio di Stato, che rimanda il tutto alla Corte Costituzionale a meno che nel frattempo non intervenga la “sanatoria” della riforma provinciale in corso.

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La mia “heimat”? Ve la indicherò alla fine del post. Vi anticipo intanto dove ho vissuto i miei 70 anni (elencati in ordine di durata decrescente): 27, Genova – 25, Trento – 8, Monza – 5, Torino –  5, fra Pisa, Carrara, Biella, Reggio Emilia. Totale 70, i conti tornano, controllate pure …   

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Heimat, non necessariamente il posto nel quale si è nati, ma quello in cui si hanno o si son messe le radici, quello del quale si percepisce l’appartenenza, indipendentemente dallo Stato o nazione al quale quel luogo, e non noi stessi, appartiene. Ad esempio, l’heimat trentino-tirolese connota un comune senso di appartenenza transfrontaliero.

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 Ma veniamo alle Comunità di Valle.

A)     La critica (di presunta incostituzionalità) del Consiglio di Stato è la seguente:

  1. L’elezione diretta da parte dei cittadini della parte preminente delle loro Assemblee ne fanno un organo istituzionale non previsto dalla Costituzione e dallo Statuto di Autonomia.
  2. La modifica (rectius, diminuzione) dei poteri dei Comuni spetta alla Regione e non alla Provincia.
  3. Le Comunità di Valle si giustificherebbero solo se fossero espressione diretta ed esclusiva dei Comuni

B)      Chi le ha fatte nascere oggi le spiega così: le CDV dovevano

  1. smagrire l’elefantiasi della provincia;
  2. organizzare e razionalizzare la rete storicamente molto frazionata delle aggregazioni comunai;
  3. dare alle Valli il loro senso di soggettività e di appartenenza (heimat);
  4. organizzare unitariamente servizi di tipo amministrativo, a minor costo.

 Io mi permetto di osservare che a tutto questo problema di “organizzazione istituzionale” fa da contrappeso l’altro ben più rilevante  di “quale modello di sviluppo vogliamo/dobbiamo per il nostro Trentino”. Ma questa è un’altra storia …

Piuttosto mi permetto qui, gentili lettrici e cortesi lettori, di sottoporre alla vostra attenzione due mie considerazioni, per poi soffermarmi solo sulla seconda di esse:

  • In numerosi precedenti miei articoli (post) io insistevo a che le CDV fossero gestite dai Sindaci;
  • perché io, nato a Genova, parlo del “nostro” e cioè anche “mio” Trentino?
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Wherever I wander, wherever I rove,  the hills of my Genoa for ever I love (1)

Ed allora parliamone di questa heimat! Qual è la mia? Quella trentina. Ma, dice, tradisci le tue origini? No, ragazzi, si può amare sempre di più una realtà senza peraltro smettere di amarne anche un’altra. Comunque, avrete capito che la finalissima della corsa alla titolarità dell’heimat si è giocata fra Genova e Trento. E ha vinto Trento. Perché? Perché gli anni genovesi, i primi della mia vita, sono stati vissuti tutto sommato superficialmente se paragonati agli (attuali) anni trentini. Mi spiego. Dopoguerra, due genitori impiegati statali, si cresce, ci si pongono meno problemi di oggi. Il lavoro? Si trovava. La casa in affitto? Anche. La scuola, l’università … canoni classici, molto classici, forse troppo classici per stimolare le riflessioni e le considerazioni delle quali invece oggi mi arricchiscono la più avanzata età ed il maggior coinvolgimento sociale, sul lavoro e culturale che ho maturato a Trento. Dal che è nato un vero e proprio senso di appartenenza,  heimat appunto. Anche perché i miei genitori, siciliana mamma, toscano il babbo, si sono conosciuti e fidanzati a Bolzano! E poi, mia figlia mi ha fatto diventare nonno qui a Trento!

Heimat, senso di appartenenza, aspetto antropologico del vivere umano: questa terra appartiene a me, io appartengo a questa terra. Era questo uno degli obiettivi che indusse a far nascere le CDV. Ed ecco chiuso il cerchio fra la mia vicenda personale e quella delle CDV.

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Sopracornola. Sullo sfondo il “primo” Adda che esce dal Lago di Como, a Lecco

Proseguo. Recentemente mi sono recato nel lecchese (ex bergamasco) per visitare alcuni luoghi della prima infanzia di mia moglie (v. relativo post “Alla ricerca del tempo … passato” del 12 luglio scorso). La sensazione che ne ho tratto e che solo nei paesini di montagna si percepisca l’heimat, mentre nelle città e nei paesi del fondovalle questa “possibilità di percezione” non esista: infatti a valle, un paese è addossato all’altro senza soluzione di continuità, senza una sua particolare specifica connotazione o diversa storia … insomma, queste sono solo mie impressioni, probabilmente  errate, ma sta di fatto che alcune persone della frazione più piccola che abbiamo visitato (Sopracornola) , persone “dotate di heimat”, hanno scovato il mio post, ci hanno contattato etc.. Dalle città e dai paesi del fondovalle, nulla. Sarà una combinazione, ma a me piace interpretarla e spendermela così.

Termino. Heimat, senso di appartenenza, aspetto e problema antropologico. Quando tutti, in Europa, conquisteremo e vivremo il senso di appartenenza al territorio (quartiere, città, provincia, regione, euroregione, stato, Stati Uniti d’Europa), allora le cose andranno meglio per tutti sotto ogni profilo ed in ogni ambito territoriale.

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(1) da un verso di Robert Burns (1759 – 1796), tratto dalla poesia “The Highlands”: “Wherever I wander, wherever I rove / The Hills of the Highlands for ever I love”. Ora, se alla parola Highlands sostituisco il termine Trentino e traduco (quasi letteralmente) il tutto in italiano, questa potrebbe essere la poesia di un esule trentino e suonerebbe press’ a poco così:

Trentino

Il mio cuore è in Trentino, il mio cuore … non  qui,

il mio cuore è in Trentino, a caccia di cervi.

A caccia di  cervi, inseguendo il capriolo,

il mio cuore è in Trentino ovunque sarò.

Addio al Trentino, addio al mio Nord,

ove nasce il  valore e la dignità!

Dovunque mi rechi, dovunque sarò,

i tuoi monti, Trentino, per sempre amerò.

Addio  monti dall’alto mantello di neve;

addio  al Tirolo di verdi vallate;

addio boschi e scoscese foreste,

addio  tuoni di acque impetuose e ruscelli.

Il mio cuore è in Trentino, il mio cuore … non  qui,

il mio cuore è in Trentino, a caccia di cervi.

A caccia di  cervi, inseguendo il capriolo,

il mio cuore è in Trentino ovunque sarò.

The Highlands, le Terre Alte della Scozia, ma anche noi qui in Trentino abbiamo le nostre Terre Alte, recentemente oggetto, fra l’altro, di attenzione  da parte di un settore della politica nostrana, che sulle Terre Alte organizza una serie di convegni e interventi.

E poi, ragazzi, “Addio monti? Ricordate l’addio monti del Manzoni nei Promessi Sposi? Eccolo “Addio/ monti sorgenti dall’acque- ed elevati al cielo/ cime inuguali/ note a chi è cresciuto tra voi/ e impresse nella sua mente/ non meno che l’aspetto de’ suoi familiari/ torrenti- de’ quali si distingue lo scroscio/ come il suono delle voci domestiche/ ville sparse e biancheggianti sul pendìo/ come branchi di pecore pascenti/ addio!/”. Chissà se Don Lisander aveva letto la poesia di Robert Burns …

E già che ci siamo … avevo in mano un libretto ricevuto in regalo, tutte le Poesie di Giovanni Berchet (esule a Londra, quello de “L’han giurato li ho visti in Pontida”), edito in lingua italiana a Londra nel 1848 (!). Per dedica, un verso “Adieu, my native land, adieu! Native land? A me pareva di ricordare “native shore”. Didatti, corro a prendere il volume di letteratura inglese del mio ginnasio che conservo gelosamente (edizione del 1956!) e trovo la poesia originaria: G.G. Byron (1788-1824): “Childe Harold’s adieu”: Adieu, adieu! My native shore/Fades o’er the water blu; …”Â