CON SOCRATE E PLATONE ALLE CONFERENZE DI MARIA LIA GUARDINI …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Ottobre, 2014 @ 12:57 pm

Detto altrimenti: oggi, presso la Biblioteca Comunale di Trento, ore 10,00      (post 1685)

Purtroppo la foto panoramica che avevo scattato non è venuta, e questa taglia via due terzi dell'uditorio. Me ne scuso

Purtroppo la foto panoramica che avevo scattato non è venuta, e questa taglia via due terzi dell’uditorio. Me ne scuso

Accompagnati da Paolo Malvinni, oggi abbiamo ripreso gli incontri sulla lettura e il commento dei classici sotto la guida di Lia, la nostra amica Maria Lia Guardini che chiamarla Prof (“Prof” puntato a o anche non puntato) sarebbe riduttivo. E grazie a lei conosciamo Platone che sua volta ci fa conoscere Socrate. Ci eravamo lasciati sul finire dell’estate con l’Apologia di Socrate, riprendiamo oggi con il dialogo “Critone” e la prossima volta – fra due martedì – sarà il turno del dialogo “Fedone”. Entrata libera. Ma veniamo a noi.

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Sardegna. Mezzogiorno in spiaggia. Un ragazzo sardo che non si era portata la colazione, guardando altri ragazzi che stavano divorando alcuni panini, esclama: “Mi fa una rabbia vedere quelli mangiando”! – E Socrate, molti anni prima: “Dicaiòs eimi tauta pratton” ovvero letteralmente “Sono nel giusto facendo queste cose” ovvero “faccio queste cose giustamente”. Come vedete abbiamo ereditato molto dall’antica Grecia!

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Socrate

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Socrate è stato condannato a morte perché “corrompeva i giovani” (insegnando loro a ragionare con la loro testa sui valori dell’anima e della morale, n.d.r.). E’ imprigionato. Non può essere giustiziato fino a quando la Nave Sacra non sia tornata dal pellegrinaggio annuale a Delo (ma questa è un’altra storia). La nave, cessati i quaranta giorni del vento Meltemi (1), può risalire verso nord e sta per arrivare. Critone gli propone la fuga, fatto condannato dalle leggi che però non prevedevano che il fuggitivo venisse inseguito. Socrate rifiuta: ed ecco il dialogo con Critone.

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La prigione di Socrate

Il dialogo è così “veritiero, immediato e coerente” che uno si domanda: ma Platone era presente? Aveva stenografato? E il pensiero espresso, è suo oppure è di Socrate? Platone era stato allievo di Socrate (e tutti noi siamo allievi di Maria Lia, n.d.r.) e ne aveva assorbito i principi. Tuttavia i maligni arrivano a dire che egli avrebbe un po’ forzato la mano quanto alla coerenza di Socrate per giustificare per questa via il fatto che lui stesso e i suoi amici non fossero riusciti a salvarlo. Anche Aristofane e Senofonte hanno scritto di/su Socrate, ma non così profondamente come Platone.

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La pianta della prigione

La pianta della prigione

Socrate dorme e sogna una donna in bianco (colore che era il segno del lutto nella civiltà cicladica pre-ellenica) la quale gli dice che sarebbe morto tre giorni dopo. Di ciò egli informa Critone, suo concittadino, suo coetaneo, suo amico, suo ammiratore ma non suo conoscitore! Infatti Critone (“Buon uomo tu sei” lo appella Socrate, a metà fra il paternalismo e la comprensione dovuta a persone di non eccelsa intelligenza), pensa di riuscire a convincere Socrate alla fuga. Ma il nostro è più coerente di Gesù, che almeno una volta, nell’orto degli ulivi, aveva invocato il Padre che fosse allontanata da lui quella pena. Socrate no. “Vuole” morire per essere coerente ai suoi principi: le leggi devono essere rispettate. Inoltre egli tiene di più alla cura dell’anima che non a quella del corpo.

Per avere un'idea delle dimensioni della cella di Socrate ...

Per avere un’idea delle dimensioni della cella di Socrate …

“Fuggi, dice Critone, pensa ai tuoi figli, pensa a cosa diranno di noi, tuoi amici, che non siamo stati capaci di salvarti”. Quanto al futuro dei propri figli, Socrate si era già espresso nell’Apologia. Ora risponde a Critone “Non mi curo di ciò che pensa gente. Violare la legge è ingiusto ed io preferisco subire una violenza piuttosto che violare io stesso la legge”. Socrate ha una visione “contrattualistica” dello Stato: se le sue leggi non ti vanno, o promuovi un referendum abrogativo o cambi città. Se non fai ciò, devi comunque ubbidire a quelle leggi. Socrate è un aristocratico democratico, ovvero è a favore della legge scritta, mentre gli aristocratici-aristocratici lo sono a favore di quella orale.

Egli constata la degenerazione della democrazia: chiama i giudici “Signori Ateniesi” e non “Signori Giudici” e se ne prende gioco: “La morte mi porterà in un luogo nel quale incontrerò Giudici veri …”

Platone idealizza Socrate anche nella morte: lo fa morire sereno benchè avvelenato, il che non quaglia certo: niente dolori all’addome, niente bava alla bocca … A parte questo “dettaglio” tuttavia la veridicità della narrazione di Platone potrebbe consistere nel fatto che alla morte di Socrate erano presenti molti suoi amici, che avrebbero potuto smentire una narrazione non veritiera.

Questa tuttavia è una (piccola) contraddizione in Platone, il quale ne ha ben altre due, quando condanna la tradizione scritta a favore di quella orale (ma egli stesso scrive e scrive benissimo); quando condanna l’uso del mito e della poesia, ma poi ne fa ampio uso egli stesso.

Inoltre vi è chi afferma che Platone abbia scritto questi dialoghi anche per organizzare il proprio pensiero, il suo (suo di se stesso, quindi suus) ed anche quello del suo maestro (suo di Socrate, quindi eius).

Il pensiero, la morale, la legge scritta, la legge morale, la legge scritta che ̬ anche morale, la legge scritta Рmorale o meno Рmale applicata dai giudici. Ecco i soggetti sulla scena.

Quella di Socrate … “disobbedienza civile” alla Norberto Bobbio? No, la sua è obbedienza alle leggi anche se “ingiuste” o anche se “giuste ma male applicate”. Nel caso suo ci sarebbe voluta una Corte di Cassazione, per valutare nel diritto e non nel fatto la sua vicenda (n.d.r.) o anche una Corte Costituzionale …

Alla prossima, dunque, ovvero al Fedone!

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(1) Il Meltemi come il Mistral. Mistral: alta pressione nella Spagna, venti in uscita da nord ovest sul golfo di Marsiglia + bassa pressione sulla Liguria, venti in entrata da nord ovest sul Golfo di Marsiglia – Meltemi: alta pressione sulla Grecia di nord ovest, venti in uscita da nord ovest sulle Cicladi + bassa pressione sulla Turchia, venti in entrata da nord ovest sulle Cicladi. Insomma, in entrambi i casi il vento dell’alta pressione si somma a quello della bassa pressione, e le navi greche del tempo non erano in grado di “bolinare” (risalire a vela il vento), né potevano farcela a remi.

Oggi, con le moderne barche a vela che risalgono il vento con un angolo strettissimo, fino a 35 gradi, Socrate sarebbe stato ucciso ben prima (non uso il termine “giustiziato” perché non approvo quella “giustizia”).

(Evvabbè, io sono un velista … ma lo si sapeva da un pezzo ,….no?)

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