BICILETTA E DON LORENZO MILANI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Novembre, 2014 @ 8:04 am

Detto altrimenti: … nello stesso giorno!   (post 1718)

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Vista verso Nord (Penegal, Mendola, Macaion)

Eh già, ieri, 31 ottobre: l’amico Fausto: “Dai che andiamo ad Appiano, Caldaro etc.”. In bici, of course! Ok ma torniamo presto che alle cinque all’Università della Terza età, a Trento, Don Marcello Farina presenta un libro su Don Milani. Ok.

In auto fino ad Egna, dove incontriamo Otto che gestisce un chiosco di ottime mele locali. Ormai un amico, persona dai molteplici interessi culturali e sportivi, il figlio all’università di Berlino. Otto ci offre un bicchiere di succo di mela. Grazie Otto, ora il “dovere” ci chiama. 18 km fino a Bolzano, poi a sinistra la salita lungo il percorso dell’antica ferrovia.

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Verso il Lago di Caldaro

Poco prima di Appiano, in coincidenza di uno stop della pista ciclabile, a sinistra per una strada poderale asfaltata, in leggera discesa, semplicemente favolosa per l’ambiente (meleti e vigneti, allineati come solo i tedeschi sanno allineare!) che si attraversa e per i panorami (sul Lago di Caldaro) che ci regalala (usando una parola trita e ritrita, direi “da mozzafiato”). Breve sosta al sole per un piccolo spuntino e poi velocemente all’auto. 42 km in totale. A Casa più che in tempo per andare all’Università della terza Età per ascoltare ….

 

IMG_2406… Don Marcello Farina che presenta ed introduce il libro “Lo schiaffo di Don Milani” del Professor Pier Giorgio Reggio, Edizioni Il Margine, presente l’Autore, pedagogista e formatore, docente alla Cattolica di Milano, esperto in “educazione degli adulti”, membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione De Marchi che gestisce l’Università ospite.

 (Ho virgolettato da appunti presi a penna, quindi mi scuso con Marcello e con l’Autore per eventuali inesattezze)

 Marcello (rectius, l’Amico Marcello):

IMG_2403“Don Lorenzo Milani è stato una grande figura del novecento, un imprescindibile punto di riferimento per formatori ed educatori. Un prete degli anni ’60. Ha fatto molto parlare di se’ per la sua “Lettera ad una professoressa”; “Lettera ai giudici” (sull’obiezione di coscienza); “Esperienze Pastorali” di cui quest’anno ricorre il sessantesimo. Nato il 27 maggio 1923 a Firenze da famiglia di origine ebraiche, si trasferisce a Milano dove frequenta – insofferente – la scuola. Per motivi di guerra torna a Firenze nel 1942 e a 20 anni entra in seminario e nel 1947 diventa prete. La sua vocazione in quanto “cercava chi lo perdonasse”, ovvero, egli sperimentava che nella comunità cristiana si potesse accedere al perdono. Da prete, sette anni a S. Donato di Calenzano ove apre una scuola serale per adulti e sette anni a Barbiana, ove apre una scuola per ragazzi, Barbiana dove muore di malattia nel 1966 a soli 44 anni.

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Per conoscere la vita di Don Milani, mi permetto di suggerire …

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Da Barbiana è uscito un nuovo modello educativo, ovvero quello di “dare ai ragazzi non quello che si sa ma quello di cui essi hanno bisogno per crescere nel senso di crescere per gli altri”. Il senso del libro di Reggio è che l’educazione ha a che fare con la giustizia molto più che con l’arricchimento delle nozioni che ognuno possiede. E lo “schiaffo” sta per “provocazione”, per “profezia” per anticipazione di ciò che avverrà o almeno di ciò che dovrebbe, dovrà avvenire nel campo dell’educazione. Don Milani infatti anticipa, ed il libro lo coglie in pieno, il nuovo angolo visuale del binomio educazione-giustizia”.

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Reggio:

IMG_2410“Il sottotitolo – Il mito educativo di Barbiana”, lo schiaffo come un Mito, uno schiaffo al conformismo educativo. Io ho vissuto l’esperienza educativa delle Scuole Popolari per adulti a Milano sotto la guida di Don Cesare Sommariva, prete operaio, animatore di quell’iniziativa, il quale utilizzava la logica di Don Milani. Egli affermava: “Non chiamiamo la nostra attività col titolo di programmazione. Chi siamo noi, privilegiati, colti … per “programmare” l’apprendimento di chi è stato meno fortunato di noi? Dobbiamo guardare le persone, non quello che noi sappiamo.” Invece oggi a scuola si guarda a quello che si sa non a quello che sono i ragazzi o gli adulti che ci ascoltano. “Guarda prima chi hai davanti” diceva Don Sommariva. Tutti dovrebbero essere messi in grado di andare avanti, non solo che parte da posizioni privilegiate per “classi precostituite”. Proseguiva: “Non si possono far parti uguali fra disuguali”, ovvero lo stesso voto non può essere dato per gli stessi errori contenuti in due compiti uguali dati a due alunni diversi: a chi sa meno occorre dedicarsi e dare di più. A Barbiana si insegnava per 365 giorni all’anno, per otto ore al giorno. Era un vivere insieme, uno stare insieme, un “parlare” insieme anche per superare il fatto che il figlio del farmacista conoscesse 2.000 parole e quello del contadino solo 200 (la parola ed il suo uso è “potere”). Dalla conoscenza della parole, alla conoscenza della realtà che le parole rappresentavano, quindi anche lingue estere e viaggi all’estero, lavoro all’estero, per far crescere il bambino che non è un “adulto piccolo o un piccolo adulto” ma un essere diverso dall’adulto. Oggi purtroppo l’educazione è spesso fonte di ingiustizia: la meritocrazia a prescindere penalizza i più deboli a prescindere dal loro diritto di non essere sempre tali. Tuttavia la scuola può diventare la migliore forma di giustizia, ove cambi, s’intende. Quindi il lavoro educativo è innanzi tutto l’educazione degli educatori, del loro metodo operativo. Per me Don Milani è stato un pretesto. Questo non è un libro su Don Milani, ma un libro “da” Don Milani, ovvero narra cosa io ho capito e condiviso dall’esperienza educativa di Don Milani. Ed ho capito che oggi dobbiamo dare altre sberle al conformismo che relega l’immigrato in un angolo perché “non sa nemmeno la nostra lingua”. Il libro fa sì che ci si domandi: cos’è la cultura? Cosa vuol dire imparare’ chi insegna cosa a chi? Come si fa ad imparare? E al risposta è questa: non si impara per fare carriera, per trovare lavoro. Si impara per essere utili agli altri, per migliorare il mondo. Utopia? Forse. Mito? Sicuramente! E questo Mito deve essere tramandato ben oltre la vita dei ragazzi di Don Milani, il più giovane dei quali oggi ha all’incirca la mia età”.

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Nel dibattito che ne è seguito è emerso, fra l’altro come Don Milani fosse assolutamente e ferocemente contrario alle “mode” perché seguendo esse non si esercita lo spirito critico. Una frase di Don Milani morente: “Dio mi perdonerà per aver io amato più voi ragazzi di lui stesso”. Chi si ispira a Don Milani non deve far caso ai particolari dei 365 giorni … bensì deve ispirarsi all’ essere totali nel dare, a non avere spazi per se stesso, a non “insegnare selezionando”: il merito dell’insegnante è soprattutto il dedicarsi a chi è meno dotato, non a selezionare i più dotati dai meno dotati. Meritocrazia, selezione, cose orripilanti agli occhi di chi ha compreso e segue l’insegnamento di Don Lorenzo Milani.

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