PAROLE, FATTI, VERSIONE DEI FATTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Novembre, 2014 @ 10:21 am

Detto altrimenti: facciamo un po’ di “tecnica della comunicazione” (post 1758)

Premessa

  • Informazione: io ti dico una cosa, oppure tu la dici a me
  • Comunicazione: discutiamo insieme, comunichiamo (comunicazione = communis actio, azione comune).
  • Da anni nel mondo anglosassone (USA) la IT Information Technology è stata sostituita dalla ICT, Information Communication  Technology.
  • Tuttavia, spesso, il termine “comunicazione” viene comunemente usato nel senso di “dare informazione”. In questa mia breve esposizione utilizzo il termine in questa sua ultima, comune, diffusa (anche se tecnicamente inesatta o quanto meno parziale e superata) accezione.

 Fine della premessa

 “I fatti, signori miei, contano i fatti, non le parole!” Quante volte, amiche lettrici ed amici lettori, avrete sentito questa frase! Ed io oggi metto un sassolino nell’ingranaggio di questa scelta binaria “fatti o parole”, introducendo un terzo candidato alla “medaglia d’oro” della comunicazione: la “versione dei fatti”. Versione dei fatti. Versione, dal latino vertere, ovvero “girare sotto sopra, rivoltare, mutare, trasformare”.

La “versione”, ovvero il come vengono (diversamente) raccontati e scritti. In matematica esiste una “versione” neutra per rappresentare un numero, né in forma positiva (ad esempio, +5), né in forma negativa (nell’esempio, -5): ovvero si scrive “I5I” ovvero 5 fra due barre verticali, “in valore assoluto”: né positivo, né negativo. Cinque e basta.

Ecco, il “valore assoluto” del fatto viene spesso travolto dalla sua “versione” ovvero dalla retorica dello scrittore o del parlatore; dalla sua mimica; dal suo tono di voce; dal volume della sua voce; dall’utilizzo delle sofisticate arti di un dilagante populismo; dagli “effetti speciali” di adunate imbandierate alla stessa guisa; dal clamore dell’unanimità dilagante; dalla minor fatica che si fa nel seguire – annuendo – la moda anziché nello sforzarsi di ragionare con la propria mente; dal “prestigio a rimorchio” che si ottiene seguendo la fama (fama in valore assoluto, quindi positiva o negativa) del più conosciuto e noto oratore/scrittore di turno.

E la fatica, amici, la fatica – quanta fatica!- che si fa a rimontare la china di una discussione scivolata su questi tappeti viscidi e sfalsanti sui quali ogni mente onesta rischia di fare un volo, di finire a gambe all’aria … quanta fatica costa il riportare il fatto al se stesso e non alla sua versione!

Ma allora, che fare? Cadere vittime delle ingiuste versioni dei fatti e consolarsi con il piangersi addosso, paghi della visione che si ha di noi stessi allo specchio: una visione limpida, onesta, serena, forte della verità del fatto ancorché negato e sfalsato da altri? No, amici: occorre rispettare la “verità del fatto” e intervenire prima, molto prima, ovvero al primissimo accenno del distacco della valanga “versione distorta”, bloccarne lo scivolamento a valle sin dalle prime parole. Già, perché come ci ha insegnato Don Lorenzo Milani, “le parole sono pietre” e le pietre scagliate alla cieca possono colpire e fare danni … e una parola che “descrive in modo assoluto” non fa danni ma una parola che “verte”, cioè che “fa versione”, ne fa e molti.

.

.