SUCCESSIONE, CONTINUITA’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Dicembre, 2014 @ 10:08 am

Detto a altrimenti: “dopo di me … il diluvio?”    (post 1794)

Impresa, l’imprenditore. SpA, il capo. In entrambi i casi i due soggetti devono far crescere sotto di sé il successore, anzi, la “catena della successione” a loro stessi. Per capirsi: cartello appesa all’esterno del grattacielo di una grande società americana: “E’ morto il Presidente. Si assume un fattorino”.

Tuttavia talvolta accade che l’imprenditore non abbia figli o non abbia quello adatto e/o disponibile a seguirne le orme. Evvabbè … ma in una Spa, il capo “deve” rendersi sostituibile, altrimenti in caso di sue dimissioni, incidente, malattia, pensionamento, etc. mette a rischio l’intera società affidatagli. Ora, se nel caso dell’imprenditore nessuno può imporgli di “avere obbligatoriamente il figlio adatto” (vuol dire che si cercherà il successo all’esterno della famiglia); nel caso della SpA un azionista intelligente dovrebbe imporre al capo della propria azienda di creare la “catena di successione” cui ho fatto cenno. Tuttavia talvolta ciò non viene richiesto al capo azienda e anche – tuttavia talvolta – è lo stesso capo azienda che vuole rimanere insostituibile (“Non si sa mai …”).

Insomma, in una SpA (giustamente, n.d.r.) si esige che la base offra partecipazione, collaborazione, adesione all’Idea SpA. Non la semplice prestazione lavorativa fornita senza amore, interesse, corresponsabilizzazione, efficacia nell’azione: in poche parole: che la base cresca. Tuttavia talvolta dall’alto spesso non si vuole che la base cresca “troppo” perché ci si immagina “eterni”. Così facendo però di fatto si pongono le condizioni a che “dopo di me il diluvio”. In ogni campo.