RISUS ABUNDAT IN …AGRO FURBORUM!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Dicembre, 2014 @ 6:10 am

Detto altrimenti: il riso (amaro!) abbonda nel … campo dei furbi!               (post 1833)

Post 1833, anno 1833: emergono sempre di più le figure di Mazzini e Gioberti. Si inizia a parlare del 25enne Garibaldi Giuseppe. Mazzini è condannato a morte in contumacia. Da Marsiglia – città nella quale non si sente più sicuro – si trasferisce in Svizzera: i suoi bagagli sono intercettati a Genova e rivelano alcuni suoi scritti “rivoluzionari”.

Riso amaro. Ovvero, il riso biologico delle risaie del vercellese abbonderebbe nel campo dei risaioli poco onesti. Infatti, conti alla mano … se è vero che 2 + 2 fa 4 …

  • Facciamo due conti ...

    Facciamo due conti …

    Ogni ettaro di terreno coltivato con i diserbanti produce circa 65 quintali l’anno. Il prezzo di vendita è di €250,00 al quintale, per un totale lordo di €16.250, di cui netti per il coltivatore il 10% pari ad €162,50.

  • Ogni ettaro di terreno coltivato biologicamente senza diserbanti produce circa 35 quintali l’anno. Il prezzo di vendita è di €750,00 al quintale per un totale di €26.250, di cui netti per il coltivatore – dati anche i minori costi di lavorazione – il 20%, pari ad €525,00.
  • Ogni ettaro coltivato biologicamente deve essere fatto “riposare” ad anni alterni, per cui la redditività deve essere dimezzata e ridursi ad €262,5 all’anno, che però è un valore pur sempre superiore del 62% rispetto alla redditività netta del non bio.

Prima anomalia: sulla base di questi dati di produzione per ettaro, si riscontra invece che il dato nazionale aggregato delle coltivazioni del solo bio (5% sul totale nazionale) produrrebbe una media di circa 66 quintali l’ettaro l’anno, ovvero addirittura di più del dato aggregato delle produzioni complessive bio (5%) e non bio (95%) che producono circa 64 quintali l’ettaro l’anno (il che non quadra con la produttività accertata per singolo  ettaro coltivato a riso non bio!).

Le analisi di controllo andrebbero fatte in questa fase, non dopo!

Le analisi di controllo vanno fatte in questa fase, non dopo!

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Seconda anomalia: le analisi di laboratorio, eseguite alla Borsa del Riso di Vercelli quando il riso viene commercializzato all’ingrosso, sono ormai del tutto tardive, ovvero assolutamente inutili,  e quindi danno gli stessi risultati su riso bio e su riso non bio. Infatti la pula del granello di riso – unica parte del prodotto sulla quale è possibile rilevare la presenza dei diserbanti e per di più solo nei primi giorni della loro irrirazione –  è stata eliminata del tutto.

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Terza anomalia: l’UE ha stipulato accordi con paesi dell’est asiatico per importazioni di riso senza dazi doganali.

Quarta anomalia: la maggiorazione del prezzo di vendita del bio rispetto al non bio è troppo elevata e copre ben oltre la minore produttività degli ettari coltivati a bio. Si crea in tal modo un allettante  margine di utile molto attrattivo di iniziative “diverse” (!).

A noi che resta se non il riso … anzi sorriso … anzi il sorriso amaro. Infatti da quanto sopra si deduce che le possibilità sono le seguenti, in alternativa:

  1. alcuni nostri risocultori sono “stupidi” (1) e producono e vendono riso non bio;
  2. altri sono “normali” e producono e vendono riso bio;
  3. altri ancora sono “furbi” e producono riso normale spacciandolo per bio;
  4. infine, alcuni sono “molto furbi”, importano riso non bio e lo vendono come bio di produzione propria.

E noi … come possiamo affrontare questo problema?

  • Stabilendo la tracciabilità della filiera della produzione e acquisti delle sostanze diserbanti;
  • risalendo la filiera e analizzando le quantità dei flussi di riso non bio dal consumatore al produttore;
  • controllando la filiera delle importazioni di riso, anche se in esenzione di dazi d’importazione;
  • in attesa della verità, paradossalmente acquistando nei supermercati solo riso non bio.

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(1) No, non sono stupidi: è che riescono a guadagnare qualcosa solo perchè ricevono i contributi dell’UE. Allora, riepiloghiamo: i personaggi di cui ai precedenti nn. 3 e 4 fanno concorrenza a dir poco sleale alle persone oneste , che per sopravvivere devono essere sovvenzionate dall’UE, cioè dagli Stati, cioè da noi cittadini, cioè anche da me. Ecco, ora sono soddisfatto, almeno  ho capito chi finanzio con le imposte che pago: finanzio persone oneste che sono condotte a ricercare questi aiuti per riuscire a non essere schiacciato dalla concorrenza di persone disoneste che lo Stato non riesce a reprimere.

Mi spiego meglio con un exemplum fictum, un esempio fittizio ma esemplificativo al massimo:  bande di ladri svaligiano regolarmente i supermercati. Per evitare il loro fallimento, lo Stato, che non riesce ad arrestare i ladri, li sovvenzione rimborsandoli dei furti subiti. Per fare ciò, utilizza le imposte che io verso all’erario.