BENE COMUNE E BENI PUBBLICI/COLLETTIVI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Gennaio, 2015 @ 7:52 pm

Detto altrimenti: sono “cose” diverse    (post 1872)

Post 1872, anno 1872: in Canada nascono le Giubbe Rosse, polizia a cavallo e giudici per i problemi fra bianchi e indiani, corpo che fece la differenza fra la colonizzazione canadese e quella USA. 

Spesso si definisce un asilo, una piazza, un giardino pubblico come “bene comune”. A mio sommesso avviso questi beni si devono invece definire meglio, ovvero per quello che sono, ovvero come “beni pubblici-collettivi”.

Don Guetti raccontato da Don Marcello Farina: "E per un uomo la terra"

Don Guetti raccontato da Don Marcello Farina: “E per un uomo la terra”

Il Bene Comune, con le iniziali maiuscole, non è un “bene esistente godibile da tutti”, ma un Bene alla cui realizzazione tutti, sin dall’inizio, hanno contribuito e di cui poi tutti godono. Esempio di Bene Comune è la Cooperazione Trentina delle origini, quella di Don Lorenzo Guetti, il “povero prete” di Vigo Lomaso (TN, Giudicarie esteriori) che egli fondò sul modello delle Raiffeisen tedesche, banche così chiamate dal cognome del loro ideatore-fondatore. Cooperazione nella quale ognuno investiva del suo ed ognuno era responsabile con il suo.

La differenza fra le due categorie di “beni” è grande. Infatti il bene pubblico usualmente si pretende che esista oppure è un bene di cui si reclama la realizzazione da parte di altri: “Il Comune, la Provincia, lo Stato devono provvedere, diamine!” … affinchè poi esso possa essere goduto. Il Bene Comune è un obiettivo alla cui realizzazione contribuiscono sin dall’inizio tutti.

Sin qui, quanto al concetto di bene pubblico-collettivo/Bene Comune. Quanto ai contenuti, poi, nelle due categorie essi sono ancora molto più diversi.

Infatti i beni pubblici/collettivi comprendono ospedali, asili, strade, scuole, giardini pubblici,  etc..

Il Bene Comune comprende la giustizia sociale, la solidarietà, l’uguaglianza (vera!) della legge per tutti, l’accoglienza, la condivisione, l’esistenza di una prospettiva di futuro per tutti, il rispetto reciproco, una più equa distribuzione della ricchezza, l’eliminazione dei privilegi medievali di casta, la lotta all’evasione-elusione fiscale, la lotta alla corruzione, la lotta alla separazione del potere dalla responsabilità, la lotta alla “complicazione” (plurimae leges corruptissima republica), la lotta alla non-istruzione, la promozione dell’arte, della cultura, la promozione della centralità di giovani ed anziani, la non discriminazione di genere, religiosa e sessuale, il rispetto della natura, la sobrietà nell’utilizzo delle risorse naturali, l’affermazione che le razze umane esistono solo al singolare (ovvero “la” razza umana),  la solidarietà umana, la condivisone, la lotta alla schiavitù, il lavoro per tutti, etc..

E poi, scusate, se chiamassimo “bene comune” i beni pubblici e collettivi, il vero Bene Comune, come lo potremmo mai chiamare?