DON MARCELLO FARINA E DIETRICH BONHOEFFER (DB)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Febbraio, 2015 @ 5:58 pm

Detto altrimenti: Conferenza presso il Gruppo Cultura Associazione Circolo Sant’Antonio – dialogo.dicomunita@gnmail.com   (post 1926)

Post 1926, anno 1926 – Il fascismo dilaga.

.Gran Zebrù

Ieri, 10 febbraio, in giornata ero con gli sci a 2.800 metri. In serata mi sono elevato molto, molto più “in alto”, a Trento, ad ascoltare Don Marcello Farina. In programma riflessioni su Dietrich Bonhoeffer dal tema “Il Dio che siede accanto nella sofferenza”, programma poi cambiato in “Riflessioni sullo stesso autore: la fede in un mondo diventato adulto”.

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Dietrich Bonhoeffer … DB per semplicità di questo bolgger settantunenne dattilografo da strapazzo, dicevo, DB è uno delle personalità riferite nell’ultimo libro di Marcello “Da tutti si può imparare”. Tuttavia sono altri i libri che su DB Marcello ha citato (v. foto). Già, non sarebbe stato da lui “citarsi”: lo faccio io, riportando il titolo del capitolo che riguarda quel filosofo teologo: “Essere cristiani non significa essere religiosi, ma significa essere uomini”.

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IMG_2894Non è stato facile per me seguire tutta l’esposizione (molto profonda!) di Marcello introdotta da Paolo Munaretto del Gruppo Cultura, per cui, dietro mia richiesta, egli mi ha poi dato copia originale del suo intervento. Tuttavia prima di cercare di estrarne alcuni contenuti, provo a scrivere a memoria quel poco che credo di avere capito. Quanto segue è quindi frutto della mia capacità (soprattutto incapacità!) di comprensione, e pertanto qualsiasi eventuale travisamento della dottrina di DB o della “lettura interpretativa” di Marcello è da imputarsi esclusivamente ad questo ignorantone di un blogger.

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IMG_2892La Fede è un dono che viene dall’alto. La religione è un fatto umano che “parte” dal basso. Religione che è soprattutto “vita umana, il vivere umano”, sull’esempio di un Uomo, il Cristo. Anzi di un uomo. Di un Dio non più Dio ma fattosi uomo, appunto, uomo per gli altri uomini, uomo esempio per tutti gli altri uomini, uomo d’amore per tutti gli altri uomini. In questo senso Cristo è tale per tutta l’umanità, il suo “cristianesimo”, il nostro “cristianesimo” è attuale e vivibile per tutta l’umanità. Anche per chi si dichiara non cristiano. Cristo da Vero Dio a vero uomo (le maiuscole e le minuscolo non sono da me utilizzate a caso). Quando DB parla della “fedeltà alla terra” vuole significare che già su questa terra noi dobbiamo realizzare qualcosa, qualcosa che alcuni definiscono ciò che ci condurrà al Paradiso, comunque “qualcosa” che rappresenta la pienezza della realizzazione della creazione, del creato. Il Cristo noi lo realizziamo – talvolta – anche a nostra insaputa, sostanzialmente, quando siamo sensibili verso l’altro, verso il creato. La “fedeltà alla terra” per DB è realizzata dai comportamenti esaltati nelle Beatitudini. Più chiaro di così non si può. “E il Dio che ricerchiamo non può essere sempre solo il Dio “tappa buchi” ovvero quello che invochiamo quando siamo annebbiati dall’ignoranza o travolti da mali d’ogni genere”.

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Ma veniamo al testo della relazione di Marcello,  E qui per me iniziano le dolenti note … ovvero la grande difficoltà a “tradurre” un testo per cultori di filosofia e teologia in un testo (per scrittore e) per lettori di un blog. Ecco …  e poiché la cosa non è immediata, questa traduzione ve la scrivo nel prossimo post. Nel frattempo, qui a fianco, il depliant del programma degli eventi.

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Filosofo e teologo polacco, impiccato dai nazisti

Anzi, ci ho ripensato: sul DB troverete biografia etc. in internet. E’ quindi inutile che io qui ne copi un estratto. Il concetto di fondo è il seguente. Negli ultimi decenni si è passati dalla modernità alla post modernità (pansate solo al progresso scientifico e della tecnica). In materia religiosa, cresce l’ateismo e in parallelo cresce il bisogno del sacro, cresce il confronto inter religioso. Gli atei, e coloro per i quali “Dio è non utile” (i suoi compagni di prigionia). I religiosi, che cercano Dio come un deus ex machina, quando serve, per capire ciò che non si può altrimenti capire e quando si devono sopportare e affrontare mali estremi. Ma, dice DB, come si può arrivare al un Dio anche “fuori dalla religione”, ovvero ad un  Cristo anche per i non cristiani? Rifacendosi ad un Uomo, il Cristo diventato “uomo per gli altri uomini, per tutti gli altri uomini, cristiani e non”. E  vivendo la vita su due piedi: egli scrive che chi osa stare sulla terra con un piede solo,  starà anche in  Paradiso con un  piede solo. Ovvero occorre vivere la vita nella sua pienezza, senza risentimenti e rinunce dei confronti dell’esistenza.

In tale senso – e qui esprimo quello che io credo di avere capito –   vivere la vita come “dono completo” che un Dio fatto Uomo e quindi un uomo ci ha dato, e quindi, innanzi tutto, una vita “per gli altri”. E quello che ha fatto quell’uomo, possiamo farlo anche noi, o almeno cercare di imitarlo, vivendo per gli altri. Chiudo con una ulteriore riflessione: io sono un credente, alla continua ricerca di un Qualcosa che so esistere, e che riesco a capire nella misura in cui Lui consente che io Lo capisca. Affermare il contrario sarebbe come ammettere l’esistenza della categoria dell’ “infinito” e poi affermare che lo si può conoscere: ma se è infinito, dietro tutto quello che hai conosciuto e capito, c’è ancora dell’ “altro infinito”, etc. etc. E allora, come te la caveresti se non negando tale categoria (il che è abbastanza difficile, non ti pare …?).

Per me, per quello che credo di avere capito, la Fede dell’uomo adulto e non più bambino, non è una Fede che si sostituisce a quella che “insegna” la religione, ma una Fede che si “somma” o si “affianca” a quella e che perciò, intesa come modello di vita innanzi tutto umana, vale anche “all’insaputa” dei non cristiani: in altre parole, mi piace cogliere un aspetto di universalità nel messaggio del Cristo anche al di là di ogni forma esteriore di religiosità. In definitiva, “cristianesino” come esempio di vita di un uomo, il Cristo, Figlio di Dio, che ha voluto “farsi” (ecco il punto, ” farsi”, diventare”) uomo e nascere, vivere e morire come tale.

Ma io, amici, non sono nè un filosofo nè tanto meno un teologo. Cerco solo di ascoltare, imparare, ragionare, o almeno … ci provo!. Quindi, eventualmente,  abbiate pazienza … e siate comprensivi nei miei confronnti, ve ne ringrazio.

P.S.: nel frattempo mi sto perdendo tutte le serate di Sanremo … evvabbè, pazienza!