TENTATIVI DI BOTANICA DELLE RIFLESSIONI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Aprile, 2015 @ 12:56 pm

Detto altrimenti: proviamo a coltivare un poco  la nostra mente  (il titolo l’ho copiato da “Tentativi di botanica degli affetti”, l’interessante e bel romanzo di Beatrice Masini – Bompiani)                 (post 2001)

Cantiere (3).

Post 2001, anno 2001 – Centenario della morte di Giuseppe Verdi. Marco Pantani indagato. Io no e dall’anno scorso, sono alla APM Altogarda Parcheggi e Moblità SpA, della quale, tanto per cambiare, ho creato il logo e il nome. Dopo pochi mesi e le dimissioni di due successivi presidenti, affidano a me la guida di questa SpA pubblico-privata, guida che mi sarà confermata in totale da ben quattro successivi sindaci cittadini.

LA SCOPERTA E L’USO DELLA LOGICA

th9BNK5FLKIniziamo dalla fisica: l’uomo non crea le leggi fisiche. Semplicemente, quando è molto bravo, le scopre e le spiega agli altri. I migliori scienziati del mondo stanno cerando di stabilire un rapporto fra scienza e fede, ma non sanno rispondere a quella che sarebbe il quesito risolutivo, ove si trovasse la risposta: perché la forza di gravità “tira” verso il basso? E non mi si dica “perchè il nucleo di ferro centrale della terra attrae …” perchè io domanderei “E perchè il nucleo di ferro centrale attrae invece – ad esempio – di respingere?” Albert Einstein diceva “I want to know God’s thought: the rest are details” (io vorrei conoscere il pensiero di Dio, il resto sono dettagli).

La morale, idem: il “non fare agli altri …; fai agli altri …” era già inciso nella roccia del Codice di Hammurabi, 2200 anni prima di Cristo.

Lo stesso vale per la musica. l’uomo “musico” scopre e spiega agli altri le regole dell’armonia, non le crea.

Aristotile[1]

Aristotele

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E veniamo alla logica. “Sono le cinque” … “No, non sta piovendo”. Ecco una interlocuzione illogica. Ma anche in questo campo per quanto l’uomo si sforzi, sarà al massimo un “minatore” ovvero un “estrattore” dei principi logici dal profondo delle miniere di quanto già esiste, ovvero di quanto è già esistente, creato (quasi un gerundio, creato, sostantivo maschile singolare per i non credenti) e di quanto è stato  Creato (participio passato, per i credenti).

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QUALCOSA DA AMARE, QUALCOSA DA ODIARE

Il binomio più banale lo troviamo nelle tifoserie calcistiche delle squadre della stessa città. Se ne sentono di tutti i colori: “La nostra  è una fede, voi siete dei bastardi”. Incapaci di riempire il recipiente dei propri sentimenti con amore verso cose degne di tale attrazione;  e di repulsione verso cose degne di tale respingimento, si ricorre all’amore e all’odio di feticci.

L’umanità non riesce a vivere una vita “per l’amore del prossimo”: ha bisogno di crearsi un nemico da odiare, per riunirsi ad un gruppo di altre persone aventi lo stesso tipo di odio, e quindi per questo solo fatto, ad un gruppo composto da “persone da amare”. Ovvero: ci si ama, si convive, ci si aiuta solo in quanto si ha un comune nemico. e se questo nemico non esiste, nessun problema: lo si crea, lo si inventa. Detto, fatto: Voi, sporchi ebrei! – Voi, sempre i soliti comunisti! – Voi, infedeli! – Voi, nemici cristiani! –  Voi, capitalisti! – Voi lavoratori mai contenti! – Voi, terroni! – Voi, polentoni! Voi “ciusi” – Voi, negri! – Voi immigrati! – Voi Sunniti! – Voi Sciiti! Etc. etc.

 LA CONVIVENZA INTERRAZIALE E INTERRELIGIOSA

La convivenza interraziale è un falso problema, o almeno “dovrebbe” essere un falso problema, se non altro perché la “razza” che ci riguarda è una sola, quella umana. Quindi ipso facto ottimamente convivente con se stessa.

Più complicato è il problema della convivenza interreligiosa.

In ogni caso ogni convivenza fra gruppi inizia con la convivenza fra singole persone. Ora capita che qui in Tentino una famiglia di miei amici abbia adottato una bimba indiana (ha il nome di una dea indiana, come qui da noi una “Maria”), la quale a scuola – in quanto “diversa” – viene dileggiata dai suoi compagnetti  “tutti di pura razza bianca anzi trentina, ovvero da pascolo montano, tutto muscolo” e poca sensibilità, educazione, cultura, umanità, intelligenza, educazione, accoglienza, apertura mentale, etc.. (Ma …  intendiamoci: assolutamente non tutti i Trentini sono così. Anzi, il Trentino è terra e gente di accoglienza, sia chiaro, ma non in questo caso specifico).  Ora, provate un po’ a moltiplicare per “n” questi comportamenti e poi non ci si stupirà più di nulla di ciò che sta accadendo su ben altra scala (internazionale). Dice … ma che ci posso fare io con le guerre e le stragi nel medio oriente? Dico: ognuno di noi può e deve fare la sua parte, per piccola che sia. Un miliardo è pur sempre composto da tante piccole singole unità … e poi: se ogni singola goccia d’acqua di ogni fiume si rifiutasse di fare la sua parte … addio mare!