LA TRATTA DELLE SCHIAVE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Aprile, 2015 @ 5:40 pm

Detto altrimenti: questo è un “post altrui”, me lo ha mandato una coppia di amici … riguarda l’8 marzo, ma il l’ho ricevuto solo oggi, e quindi solo oggi lo pubblico   (post 2011)

Post 2011, anno 2011 – Anno troppo vicino a noi perché ognuno no vi ricolleghi qualcosa di suo. Pertanto mi asterrò da ogni commento e riprenderò quando il n. dei post avrà superato il 2015: infatti mi piacerà immaginare, inventare, auspicare, sperare, sognare un mondo migliore.

Il post altrui può iniziare

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Da questo mercato …

“Dormono su una panchina. Alla stazione di San Bartolomeo nello spazio fra l’ultimo treno della notte e il primo dell’alba. Alcuni ragazzi portano loro cibo, indumenti, conforto. Il “Trentino” racconta il degrado con una storia identica ad altri degradi. Lei è vissuta, e da lì è fuggita, nei rottami avvelenati della Sloi da una realtà fatta di abusi, violenze, percosse. Come lei c’erano – e ci sono ancora – altre donne costrette all’ accattonaggio, alla prostituzione, ogni giorno ad una grama sopravvivenza. Mendicanti in centro città, le meno giovani, quelle che muovono a compassione inginocchiate di qua e di là. Prostitute le altre fra quei cespugli, quei rottami umani sfruttati dai malfattori e vittime dei clienti. I clienti  sono trentini, sovente se ne vanno senza averle pagate. Le più audaci, le più sveglie, sono infilate nelle bande dei ladri che rastrellano il Trentino. O nello spaccio della droga.

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… a questo, la sostanza non è cambiata per nulla!

S’avvicina l’8 di Marzo, la giornata (non mi azzardo a chiamarla festa) della donna e torna a spuntare una vicenda uguale a quelle descritte cinque, dieci, venti anni fa. Albanesi, kossovare, rumene, rom. Donne, alcune di loro incinte, alcune malate, talune molto anziane, tutte a raccontare identiche angosce. Tre di loro, l’estate scorsa, dormivano in quei cubi colorati, giochi dei bambini, in piazza Garzetti, due in un pertugio aperto nel Palazzo delle Albere, là  dove intrattenevano gli occasionali clienti. Invece non si sa dove siano finite alcune di loro: donne senza volto, senza identità, scomparse,  speriamo solo trasferite dall’organizzazione che le controlla, in altri luoghi. La tratta delle donne rumene continua e continuerà.

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Il “residence” SLOI

La nostra era stata indicata come città dell’accoglienza fin da quando un articolo del giornalista Carmine Ragazzino raccontò di un telo di plastica elevato, sulle “roste” dell’Adige, a dignità di capanno da due kossovari. Sono passati almeno vent’anni, non è accaduto nulla. O quasi. Si sono mossi solo ragazzi di buona volontà e di loro dobbiamo andare orgogliosi. Dieci anni fa un’ assessore dichiarò che voleva “visitare” il luogo della Sloi che è lì nel degrado più assoluto e senza speranze dalla notte del 14 luglio del 1978, quella del famoso incendio. Forse ci andò ma non successe nulla perché la politica di casa nostra ha altri impegni, obiettivi così grandi da sembrare grandiosi. Che le donne senza volto, senza identità, restino tali. Vedremo se saranno almeno citate nel giorno dell’Otto di Marzo”.

Il post altrui finisce qui. Non la tragedia di quelle donne.