IL GENOCIDIO, LA POLITICA, L’IMMIGRAZIONE, LA CITTA’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Aprile, 2015 @ 7:32 am

Detto altrimenti: Ieri a Trento, due convegni in un sol giorno: il genocidio degli Armeni, dei Cristiani; la comunità internazionale e Trento città che unisce le diversità. Gli “attori”: Andrea Riccardi, Marco Roncalli, Mario Raffaelli. Da parte mia non un (complesso) riassunto, ma alcune (difficili) considerazioni e (tentativi di) integrazioni.  (Post 2029)

Armeni. Ci si è interrogati se sia giusto definire quella strage come “primo genocidio” o se invece il termine sia da riservare alla (successiva) strage nazista degli Ebrei.

thEPOQNVQ8Osservo: quanto alla “priorità”, Papa Francesco ha definito la strage degli Armeni “il primo genocidio del secolo” non “il primo genocidio (in assoluto, n.d.r.)”. Infatti, se quanto meno si legge il libro del Professor Headrick “Il predominio dell’occidente” (Ed. Il Mulino”) vediamo quanti altri genocidi hanno preceduto, nei secoli, quelli di cui oggi si parla.

Quanto alla terminologia, sono meno interessato, anche se “le parole sono pietre” (firmato Don Lorenzo Milani).

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th98NVFHM9Le cause di ogni genocidio? Triplici, si è detto: politiche, religiose economiche. Osservo e aggiungo: anche storiche, laddove si è passati dall’imperialismo occidentale alle “dimissioni dal colonialismo” paludate da una generosa ed improvvisa donazione di democrazia, la quale però non era stata maturata da parte di popolazioni che fino a quel momento l’occidente voleva che non maturassero.

Genocidi: parlarne o favorire la loro damnatio memoriae? Parlarne, affinchè – studiandosene le cause – non si abbiano più a ripetere. Armeni, Curdi, Turchi …la strage (genocidio) degli Armeni, condannata dalla Turchia fino ad oggi alla damnatio memoriae, ragion per cui si è creato un “buco nella storia” e da parte di molti, oggi, si identificano i Turchi di oggi con quelli di ieri. E invece questo iato va superato: oggi la Turchia – si dice da parte degli oratori -  è uno stato al plurale, anche se spesso contingenti esigenze elettorali tendono a nascondere questo aspetto.

Parlarne per  prevenire.  Ma oggi è difficile pre-venire e inter-venire in un sistema mondo oggi caoticamente disorganizzato, attraversato da “fratture multiple ed inconciliabili”, nel quale è già difficile individuare le “teste politiche” con cui parlare, soprattutto per un paese come l’Italia che non ha più l’autorevolezza di alcuni decenni fa.

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Certo che se tu avessi anche le srìtrisce, se tu fossi già la bandiiera degli Stati Uniti d'Europa ...

Certo che se tu avessi anche le srìtrisce, se tu fossi già la bandiiera degli Stati Uniti d’Europa …

Si è detto:  tuttavia vi sono “centri di pensiero e di esperienze” entro cui maturare la cultura della ricchezza della diversità: le Città. Osservo: ma spesso la “città” adotta una politica da “città murata”, di respingimento. E poi, a mio sommesso avviso, il centro elaborativo per eccellenza di una Nuova Politica oggi sarebbero gli USE – Stati Uniti d’Europa, creati i quali  USE e USA potrebbero ritrovare – insieme – la capacità, l’intelligenza e la forza  per costruire una politica internazionale.

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thHFH3K15VIn successione: guerre, genocidi, fuga dalla disperazione, emigrazione per loro, immigrazione per noi europei. Si è detto: non basta pensare di operare con interventi sul “durante” (Operazione Mare Nostrum): occorre agire anche sul “prima” (sulle cause che determinano quei flussi) e sul “dopo” (come gestire chi è arrivato). Problemi giganteschi che sono europei e mondiali-occidentali e che devono trovare la loro soluzione a livello mondiale-occidentale.

Ma … la città, che ruolo ha? Quello del Luogo (topos) entro il quale il cittadino più direttamente si interfaccia con le istituzioni, il luogo entro il quale – aggiungo io – in capo ad ogni singola persona, deve avvenire “dal basso”, spontaneamente e in modo non pilotato, la prima genuina e vera “maturazione sociale e politica” necessaria in ognuno affinchè a maturare sia una intera collettività: quella – auspico ed anelo – degli Stati Uniti d’Europa.

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