IL TRENTINO CHE VORREI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Agosto, 2015 @ 4:41 am

Detto altrimenti: … anzi, il Trentino che voglio, il Trentino per il quale mi  impegno …     (post 2115)

All’inizio di questa mia “avventura blog”, oltre tre anni  e 2114 post fa,  il mio editore Ing. Andrea Bianchi, mi disse: “Inizia a scrivere sul Trentino che vorresti”. Lo feci, molto banalmente, per ben due volte. Questa è la terza, un po’ più “maturata”.

thZLDVB4ZKVorrei, anzi voglio, un Trentino che rilanci la propria Autonomia. Autonomia, dal greco “autòs – nòmos”, capacità autonoma di darsi le leggi. Quanto dobbiamo alla Grecia, ancora oggi! Ma cosa vuol dire oggi essere “autonomisti”, essere un partito autonomista? Non basta certo definirsi e chiamarsi tale quanto piuttosto occorre dimostrare con i fatti che la propria azione conduce a risultati migliori, anzi, ai risultati migliori in assoluto. Ed il Trentino che prima era “il migliore in assoluto” oggi – purtroppo – è solo “fra i migliori”. Quindi ha perso un po’ di “capacità e quindi di legittimazione di  autogovernarsi”. Le cause di ciò? Sicuramente molte, fra le quali mi permetto di sottoporne alcune  all’attenzione delle lettrici e dei lettori.

  • La tendenza a collegare “troppo” la politica locale a quella nazionale. La politica nazionale, una sorta di sirena ammaliante che porta la nave sugli scogli. Una politica – quella nazionale – troppo pesante, troppo avvolgente, ammaliante per alcuni, deleteria per molti. Quindi la necessità di far ripartire la politica locale svincolata da quella nazionale, o quanto meno, di adottare una politica locale non in anticipo su quella che potrebbe essere la politica nazionale, bensì una politica locale “non in contrasto con l’assetto assunto dalla politica nazionale”, senza però cadere nella riproposizione locale dei “partiti del Presidente o del segretario di turno”.
  • Il non avere trasportato sul piano dei rapporti locali il rapporto fra la politica locale e quella nazionale, ovvero non avere realizzato il “non fare agli altri – i Comuni e le Comunità di Valle – quello che non vuoi che (dallo Stato) sia fatto a te”. In altre parole: il “rapporto di autonomia” fra Comuni e CDV – PAT deve essere come quello fra PAT – Stato.
  • Il vincolo, per la politica locale attuale, dei “fondi bloccati” dalla politica locale del passato: il governo dei fantasmi, mi piace definire così la politica “postuma” di chi, nel passato – pur lodevolmente – ha vincolato fondi decennali a favore di questo o quel settore. In questo modo si sono create “sacche di privilegio e di priorità a prescindere” che non tengono conto delle diverse successive esigenze maturate nel frattempo, soprattutto a seguito delle due crisi in corso: quella che stiamo vivendo negli ultimi anni e l’ultima, quella “cinese” i cui effetti negativi non si sono ancora manifestati localmente ma che sicuramente non saranno indifferenti per la nostra economia.
  • La tendenza ad intervenire soprattutto sugli “strumenti di governo” e sul “migliorare l’esistente” anziché puntare maggiormente sull’innovazione delle idee, su nuovi progetti, soprattutto nell’ambito della nostra prima industria: il turismo in una natura da salvaguardare.
  • Il dilagare del “mestiere della politica”, ovvero di una politica intesa come fonte di reddito personale, anziché come servizio alla collettività.
  • L’autoreferenzialità.
Comunicazione, communis actio, azione comune

Comunicazione, communis actio, azione comune

Fino a qui molta problematica e poca “soluzionatica”. Ma allora, che fare? Un giorno un amico mi disse: “In Trentino non è che la gente non vada d’accordo: è che c’è poca comunicazione, ci si parla troppo poco, ci si confronta troppo poco …”. Qualcuno potrà dire che  un maggior confronto non basta. Sarà pur vero, ma almeno proviamoci … usciamo dalla “politica dell’ombelico”, diciamoci la verità e parliamoci con onestà: molto probabilmente riusciremo a scontentare un poco tutti, il che avrà significato avere risolto la maggior parte dei problemi di tutti.

.

.