MARINO DI ROMA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Ottobre, 2015 @ 7:33 am

3 -Detto altrimenti: non tanto la persona, quanto soprattutto  l’ambiente entro il quale operava    (post 2135).

No, non è un’errore di ortografia, non si tratta della Marina di Roma che poi si chiama Ostia, località così spesso evocata dai Trentini nel loro interloquire, ma delle vicende del quasi ex sindaco di Roma Ignazio Marino. Al riguardo mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori alcune sottolineature.

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“Che dite … non avrei dovuto? Evvabbè, ma però (ma però) … perché mai solo le note spese mie?”

  1. Male ha fatto Marino a nominare un capo della Polizia Municipale che non aveva i requisiti di legge per tale posizione; a non essere preciso (onesto?) nei rimborsi spese; a non pagare le multe della sua Panda; a non rientrare a Roma in occasione dei funerali mafiosi; a “imporsi” in una visita al Papa negli USA (“Io non ho invitato Marino”) quando avrebbe potuto incontrarlo a Roma.
  2. Bene stava facendo nel cercare fare pulizia nelle tresche di mafia capitale.

 

 

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“Ma guarda, questo non credo, anche pecchè …”

3. Detto ciò, una considerazione “aziendale” sulle lotta alle tresche. Si dice che tutto funzionasse male: le assunzioni, gli appalti, l’espletamento dei servizi, etc. e che “è difficile governare un sistema così complesso”. Ecco,  “guarda, questo non credo, anche pecchè …” (mi scuserà il Sen. Razzi se utilizzo il suo lessico preferito!). Infatti (e qui torno serio), per quanto complesso sia un sistema, esso è sempre ben governabile: basta saperlo e volerlo fare: uno strumento strategico (= “indispensabile e insostituibile”) per la buona gestione di un sistema aziendale (e Roma è anche una grande azienda di servizi) è mantenere uniti responsabilità e potere. Mi spiego con un esempio: se io come Direttore Generale (primo livello) sono a capo di un sistema così complesso, avrò alle mie dirette dipendenze alcuni Direttori di settore (secondo livello), ognuno dei quali a sua volta avrà sotto di se’ un certo numero di dirigenti (terzo livello), e così via. Io affido a ciascun Direttore alcuni compiti di massima e loro li articolano ai propri dirigenti i quali li articolano ulteriormente ai loro sottoposti, etc..

Ora, definita questa piramide di obiettivi e di poteri per realizzarli, se qualcosa non funziona, è facile stabilire chi ha fatto/non ha fatto cosa e ricollegare la responsabilità al potere. In particolare la responsabilità per avere agito male, al potere – che deve essere sottratto a quella persona – di … percepire lo stipendio!  Questa ininterrotta catena di potere responsabilità è bene riassunta in quella che sembrerebbe una barzelletta ma che invece a mio sommesso avviso dovrebbe essere sempre una preziosa realtà: quella del portone di un grattacielo a New York che espone il cartello “E’ morto il Presidente. Si assume un fattorino”.

Il vero problema quindi, a mio avviso, non sono i pur deprecabili svarioni di Marino, bensì che il sistema abbia potuto progredire (da anni e per anni)  a tal punto senza che nessuno sia intervenuto e soprattutto  senza che nessuno sia stato ritenuto responsabile di questo sfacelo.

E le altre forze politiche? Ora sono … anzi, continuano ad essere impegnate nella corsa al Palazzo mentre nulla si sente dire a proposito dei furti, dei disservizi, del malaffare in genere: insomma, si occupano di politica anzichè di Politica.

P.S.: un severo, preciso e attento sociologo, osservatore e interprete della nostra società, nota: “Ora si dovranno esaminare le note spese di tutti i politici, parlamentari, amministratori pubblici: ci sarà una valanga di dimissioni”.  Chi ha affermato ciò? Maurizio Crozza ieri sera 10 ottobre 2015 in Tv 7!

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