ANONIMO ATENIESE – 3 (ULTIMA POSTATA)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Novembre, 2015 @ 11:53 am

(continua e finisce dalle due giornate precedenti)

Detto altrimenti: “Anonimo Ateniese, chi era costui?    (post 2191)

Anteprima

Carneade, chi era costui? Scriveva il Manzoni. In libreria: “Mi dà una copia dell’ Anonimo Ateniese?” “Mi può dire il nome dell’autore?” “Ma se è anonimo …”. Tutto vero!

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Da non perdere!

2500 anni fa un esule ateniese rimasto anonimo critica la democrazia di Atene. Lo fa da esule perché se fosse stato in patria sarebbe stato condannato a morte, alla faccia della democrazia. L’anonimo critica la democrazia ateniese e spiega come e perchè quel sistema possa perdurare proprio a causa dei suoi stessi difetti. Il documento consta di circa una quarantina di paragrafi. E’ mia intenzione esporre tale critica in sintesi in alcuni post successivi (Anonimo Ateniese 1, 2, 3 …). Sia chiaro sin d’ora: io non intendo sottoscrivere una critica distruttiva della democrazia, bensì trasformare tale analisi in una “critica” in senso classico, ovvero in una analisi costruttiva del suo miglioramento, anche perché – fra l’altro – a mio avviso l’anonimo si sbaglia. Infatti egli parla come uomo di destra che critica quella che a suo parere sarebbe stato, in Atene, un sistema ”di sinistra, di democrazia popolare”, mentre la cosiddetta Repubblica Ateniese era una “Repubblica Oligarchica Decimale”, ovvero un impero coloniale di 300.000 persone; di cui 30.000 cittadini; di cui 3.000 ammessi a partecipare alle Assemblee; di cui 300 presenti alle Assemblee; di cui 30 prendevano la parola; di cui 3 anzi 1 (Pericle) decideva. Per trent’anni consecutivi, con due guerre perse (contro Siracusa e contro Sparta).

Questa anteprima è riportata integralmente in tutti i post sull’argomento. L’esposizione sarà in prima persona, ma a parlare non sarò io, bensì direttamente l’anonimo. Fine dell’anteprima. Ora possiamo iniziare.

Il governo del popolo perdura nonostante sia un malgoverno in quanto:

  1. Il governo del popolo organizza moltissime feste pubbliche, amplia i percorsi della burocrazia, genera l’allungamento dei processi e dei procedimenti.
  2. Chi vuole giustizia (civile, penale, amministrativa) deve pagare e il suo processo ha la precedenza su tutti.
  3. Quattrocento persone devono controllare e eventualmente sanzionare opere pubbliche, magistrature, gestione degli orfani (di guerra, n.d.r.), polizia carceraria, casi di diserzione etc., intervenendo annualmente. Inoltre, con interventi quadriennali, devono controllare il fisco.
  4. Questi quattrocento non riescono a smaltire tutto il lavoro. Quindi hanno il potere di stabilire le precedenze dei loro interventi. Non è ipotizzabile aumentarne il numero (un numero di addetti eccessivo rallenta la produzione, n.d.r.), né i diminuirli (sicuramente la produzione diminuirebbe).
  5. Il popolo è conscio che la Costituzione va migliorata. ma se la si migliora diminuisce il potere del popolo.
  6. Il popolo sostiene i peggiori, le persone di qualità i loro simili.
  7. il governo del popolo è sostenuto da molti (dal popolo). Il popolo governa (male, ma governa) sostenendo i molti del popolo.
  8. Gli oppositori “palesi” sono pochi e se anche sono ingiustamente privati dei diritti, non sono temibili per il governo, perché sono pochi. Quindi il governo del popolo non corre alcun pericolo per questo motivo.

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Trireme greca (1)

Fine del documento dell’Anonimo Ateniese. Potremmo definire quel tale un Machiavelli ante litteram. Ripeto: egli è contrario alla democrazia, ovvero alla demos-kratos-krate, ovvero al comando-forza del demos, ovvero del popolo (una curiosità: nella lingua tedesca “forza” è “Kraft”!). Tuttavia si spiega e ci spiega come essa tragga la sua longevità proprio dai suoi stessi malanni. Favorevoli o contrari che possano  essere ogni mia lettrice ed ogni mio lettore alla democrazia odierna, sicuramente, mutatis mutandis, potrà fare molti raffronti paralleli con le situazioni attuali. Io mi limito ad una: il potere di Atene derivava dal controllo della rete, ovvero dell’unica rete allora esistente: quella delle rotte marine.

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(1) Le triremi greche furono adottate anche dai romani, con qualche modifica. Furono pi affiancate dalle più agili Liburne, in occasione della lotta contro i pirati della costa Dalmata. Possiamo infine considerarle le antenate delle galee veneziane e genovesi di “qualche” anno dopo.

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La stessa cosa accadde 2000 anni dopo alle repubbliche marinare (Genova si cinse di triplice cinta di mura e grazie alla sua flotta, rifiutò con successo di assoggettarsi al Barbarossa. Il suo Vecovo, Jacopo da Varagine – Varazze (autore della storia dei Santi “Legenda Aurea”, celebrata dagli affreschi di  Piero della Francesca nella splendida basilica di S. Francesco in Arezzo) poi, teorizzò la derivazione del potere della città direttamente da Dio, saltando papato ed Impero! La potenza di una poderosa flotta …!

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Dice … ma oggi? Oggi le reti che danno potere sono altre. Ad esempio quelle dell’informazione, degli aderenti a un movimento politico, della raccolta ed utilizzo dei dati, dei flussi finanziari. Ma poi c’è un altro aspetto: la proliferazione degli organi di governo e legislativi e delle leggi: plurimae leges corruptissima republica, ovvero un eccessivo numero di leggi genera la corruzione dello Stato. Infine: che anche oggi purtroppo v’è chi preferisce essere mal governato e quindi molto “libero” piuttosto che essere meno “libero” in quanto governato da da un governo ottimo. Ma … “libero”, “libertà“? Essere liberi non significa “poter fare ciò che si vuole” (ad esempio nei confronti del fisco), ma potere scegliere fra diverse soluzioni legittime.

MIA  CONCLUSIONE SUI TRE POST DEDICATI ALL’ANONIMO ATENIESE

Il “popolo” di Atene descritto dall’anonimo esisteva come tale – ovvero come nome ed entità collettiva – in quanto reso coeso da una rete, quella della gestione  strategica (unica e insostituibile) delle  rotte marittime.

Anche oggi una pluralità di persone diventa “popolo” solo in quanto reso “entità collettiva” da una rete, un collante. C’è chi si è avvalso delle rete web per creare un popolo, il popolo della rete, di una rete chiusa su se stessa ( come la marineria ateniese) in quanto indisponibile al dialogo con chi ne è fuori e quindi resa coesa (e chiusa) da una “ideologia” (ideologia= idea che non si rapporta ad altre idee).

Io credo invece che la “rete” più significativa debba e possa essere creata da forze di coesione che “collettivizzano” le persone aventi uguali ideali, idee, aspirazioni  (non ideologie, per carità!) aperte al confronto, alla comunicazione con gli altri, ovvero da entità che oltre alla forza di “coesione interna” abbiano anche quella di cercare di “aderire” agli altri, attraverso l’ascolto ed il confronto.

 

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