GIAN PAOLO MARGONARI, 1700 KM A PIEDI IN 49 GIORNI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Dicembre, 2015 @ 6:19 am

Detto altrimenti: un via-andante ed un pellegrino a zonzo sui caminos de Santiago   (post 2207)

Amiche lettrici ed amici lettori, sapete ben che questo mio è un open post, ovvero aperto ai “postaltrui” (dicesi “postaltrui” un articolo non scritto da me) e che inoltre può contenere interviste sotto forma di “Incontri”. Be’ … in questo caso ho unito le due forme edito-letterarie: un postaltrui ed un incontro. Inizio con il presentarvi il soggetto.

Just walking in the rain

Just walking in the rain …

Gian Paolo Margonari nascente a San Lorenzo in Banale (provincia di Trento). Già insegnante, poi operante nel settore bancario, attualmente VIP, vecchio In Pensione, risiedente  e lavorante a Trento. Frequentante l’ambiente montano di cui apprezza in egual misura sia gli aspetti antropico-culturali sia quelli naturalistico-botanici.I scritto alla Società Alpinisti Tridentini (SAT), accompagnatore titolato di escursionismo del Club Alpino Italiano (CAI), spesso viene coinvolto quale docente nei corsi di formazione di tali figure di volontariato professionale. Iscritto all’Albo delle Guide Alpine come Accompagnatore di Territorio del Trentino, ama trasmettere la gioia del viaggiare a piedi. Dal maggio 2006 al maggio 2009 Consigliere Centrale del CAI per conto dalla SAT. Gli piacciono, tra molto altro, i viaggi (soprattutto a piedi), i libri (quasi tutti) ed è probabilmente a causa di queste passioncelle che si possono “godere“ le sue colpe letterarie, frutto di alcune esperienze di viandante.

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Sue pubblicazioni:

  • ida y vuelta

    AR, ida y vuelta

    El Camino de Santiago de Compostela – Breviario/Diario di un trekking tutto speciale. Editore Curcu & Genovese – Trento, giugno 2005

  • Un uomo a zonzo sulla Via Francigena – Diario & Amene divagazioni di un viaggiatore a piedi. Editore Curcu & Genovese – Trento, giugno 2007
  • La Guida. Col du Grand Saint-Bernard > Canterbury. Editore Curcu & Genovese – Trento, dicembre 2011
  • Un viaggio a piedi tra due Culture – Andreas Hofer Weg/Via Andreas Hofer. Editore Curcu & Genovese – Trento, febbraio 2010
  • (Coautore con Franco de Battaglia) Il Sentiero di San Vili – un cammino di storie e Storia. Editore SAT – Trento, dicembre 2013
  • (con altri) Venticinque anni in montagna con il Circolo Sociale della Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, raccolta sistematica di 300 escursioni nel Trentino-Sudtirolo. Editore Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto – Trento, 2005.

Ed ora inizia il “postaltrui”

Camino del Norte

Camino del Norte

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L’idea. Un amico mi ha proposto: “Se vieni anche tu voglio andare a Santiago de Compostela”. Risposta: “Sai che il Camino si dovrebbe fare in compagnia di se stessi, in breve da soli, ma fammici pensare”. Il problema comunque mi era entrato dentro. Qualche giorno dopo ha reiterato la richiesta ed io: “Sì vengo, però percorriamo El Camino del Norte nell’andata fino a Santiago de Compostela e El Camino Francés nel ritorno; o così, o…”. Decidemmo, in breve, il programma di andata e di ritorno (ida y vuelta) sui due Caminos.

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Ocean

I Soggetti. Siamo due VIP (acronimo per Vecchietti In Pensione). La somma delle nostre età è di 137 anni, di gran lunga superiore all’età canonica, età minima di 40 anni, stabilita dal Concilio di Trento perchè a servizio degli ecclesiastici potessero essere ammesse le donne (anche allora assai astuti, peraltro!). Non siamo atleti, ma buoni camminatori. Siamo due “ammalati sani”, come dice il nostro buon medico. Una dozzina di pillole è la dotazione quotidiana. Uno ha la fama di essere buono; l’altro gode fama di orkiklasta: uno fa finta di comandare, l’altro fa finta di obbedire. Sostanzialmente andiamo d’accordo e il ritmo sia fisico sia mentale è sincrono. Amici? Amici sì, ma distinti e distanti per il modo di ragionare.

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In buona sostanza c’è un Pellegrino, cattolico praticante e un Viandante, laico “illuminista” con una spiritualità extra-religiosa. Il diario del nostro viaggio avrà come punto di riferimento il contrasto antropologico-religioso di questi due termini.

Pellegrino. La Storia ci ricorda che solamente chi raggiungeva la tomba di San Giacomo (=Santiago, in lingua gallega) a Compostela era il Pellegrino propriamente detto perché peregrinus vuol dire lontano, straniero e, la mèta (Santiago de Compostela), nel Medioevo, era la più peregrina cioè la più lontana, non solo in senso geografico, ma perché poco frequentata. Il termine “pellegrino” successivamente si estese a tutti coloro che si recavano devotionis causa ad un luogo sacro.

Viandante. E’ chi ama camminare instaurando un dialogo con se medesimo, con i compagni, con le persone che incontra, quindi un dialogo con il Territorio nella sua doppia accezione: ambiente e cultura. Viaggiare è “copulazione” tra il viandante e il Territorio.

Logistica

Logistica

Festina lente. Affrettati lentamente! Questo è il mio motto. Ogni viag. Non abbiamo record da conseguire, né voti da sciogliere. L’obiettivo è giungere a Santiago, ma è il percorso che vogliamo godere, vogliamo divertirci vedendo a bassa velocità la Spagna del Nord, la verde Spagna e il mar Oceano.

Il viaggio, piccolo o grande, è sempre Odissea. Ho vissuto un viaggio in cui non è successo nulla, ma questo “nulla” mi riempirà tutta la vita. Viaggiare è fatica e gioia: il viandante dimentica la fatica e ricorda la gioia. (MarGOnauta)

La mission. La nostra mission (senza essere missionari!) è completare l’itinerario di andata e ritorno in autonomia individuale, gestendo il percorso in base al nostro ritmo fisico e mentale giornaliero. Non sarà una gara, ma dobbiamo guadagnarci la giornata! Partenza non dopo le sette del mattino; sobrietà nel bere e nel mangiare, perché… il Pellegrino è una buona forchetta e il Viandante un buon bicchiere. Augurio: che la nostra convivenza sia come un fidanzamento, che non scada nel matrimonio.

Il percorso. Ce la faremo sotto, ma ce la faremo! questo è il viatico del nostro viaggio, già usato dal viandante nei trekking di alpinismo giovanile organizzati con la SAT

Vecchia casa

Vecchia casa

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Abbiamo iniziato il Camino del Norte il 6 giugno (il nostro D-Day), partendo da Irun, prima cittadina spagnola nel Golfo de Vizcaya dopo Biarritz. Il viaggio si è messo in moto: abbiamo percorso i primi 10 metri del milione e oltre di passi che mancano per Santiago. Il primo metro percorso è premessa indispensabile per qualsiasi viaggio: se non c’è il primo passo non c’è il resto. Siamo quindi a buon punto, penso tra me e me.

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Abbiamo attraversato, con vista sull’Oceano Atlantico, le sue rias, le sue spiagge lunghe e larghe, le sue forti maree, la regione spagnola dell’Euskadi (Paìs Vasco) con le città di Donostia (San Sebastian), Gernika, Bilbao, la regione Cantabrica con Castro Urdiales, Santona, Santander, Santilliana del Mar, San Vicente de la Barquera, l’ Asturias con Llanes, Villaviciosa, Gijòn, Avilés, infine la Galicia con Santiago de Compostela. Il respiro dell’Oceano Atlantico sulla nostra destra mi allargava l’animo e la mente e sulla nostra sinistra campagna, verde e ventilata, pascoli con belle mucche di svariati colori; mancava solo il color della “Milka”; l’immancabile eucalipto che sta sostituendo il pino e il cui legno viene utilizzato per la cellulosa. Paesaggi spettacolari, fascinosi anche se un po’ difficoltosi per l’alternarsi di alti e bassi che tagliano le gambe. Ho perso 4 kg di peso: l’unica perdita…, tutto il resto è stato guadagno. Dopo 26 giorni siamo arrivati a Santiago de Compostela percorrendo 860 km.

Pecten jacobeus e fleccia - Simboli del Camino

Pecten jacobeus e fleccia – Simboli del Camino

Giunti nella Praza de Obraidoro, il Pellegrino ha seguito il rito liturgico del pellegrino: cattedrale, S. Messa, botafumeiro. Il Viandante non è entrato nella cattedrale; si è inginocchiato nella Praza e ha pensato alla moglie in primis; indi ai figli; indi a chi c’è e a chi non c’è più; ai nipoti, ai parenti, agli amici. Si è alzato con gli occhi lucidi e, dopo il suo personale rito, è entrato nel bar, ha ordinato un vaso de vino Albarino e ha brindato ai suoi genitori: Vi ringrazio di avermi fatto così, uomo con tanti difetti e qualche virtù. Forse potevate farmi meglio, ma io mi accontento e vi ringrazio di cuore.

Dedico questa esperienza alle mie due donne: a mia figlia che non c’è più e a mia moglie che mi sopporta quando sono a casa e mi desidera quando sono in viaggio (misteri dell’amore coniugale!)

Il ritorno sul Camino Francés  l’abbiamo completato in 23 tappe percorrendo circa 790 km. Questa autostrada di pellegrinaggio cattolico – noi in senso contrario al flusso – è stata caratterizzata da migliaia di !Hola! e !Buen Camino!, parole che, come le frecce gialle, identificano i Caminos spagnoli.

Bocadillos, panini

Bocadillos, panini

Ho dialogato con centinaia di persone di 25 nazionalità diverse, ho scherzato con un centinaio di hospitaleros, ho parlato di vino e di cibo con centinaia di camerieri e baristi, ho rispolverato la mia limitata conoscenza di quattro lingue.

Avventura, piacevole, vivificante e indimenticabile: contenti di averla fatta e contenti di averla finita, Pellegrino e Viandante, ospiti del forte e generoso popolo spagnolo.

Del Camino Francés ho scritto una guida nel 2005. Chi è interessato può chiedermela scrivendo a margonauta@interfree.it.

Due Caminos fascinosi entrambi, ma quello del Norte (a mio parere) vale tre volte il tradizionale.

Obiettivo raggiunto quindi! Siamo arrivati a Santiago, siamo ritornati, ci siamo sopportati e supportati, il Camino non ci cambia la vita ma ce la ravviva.

Giunti a St. Jean Pied du Port, donne e champagne! Per le donne lasciamo perdere, ma una bottiglia di champagne ce la siamo fatta.

La sintesi con due citazioni, una anonima di origine veneziana: Viagiar descanta, ma chi parte mona torna mona! E una spagnola: El Camino te limpia.

La logistica. Primum vivere, dehinde philosophari. Dimenticarsi la colazione; la partenza è verso le 7, i bar in Spagna aprono raramente prima delle 10. Pranzo solitamente con due pomodori, una banana, albicocche secche e datteri; qualche volta una ensalada mixta. Cena abbondante con una bottiglia di vino tinto>che – ce lo diciamo al primo sorso – ottunde il senso di stanchezza e facilita il sonno.

La cena è momento di sintesi della giornata e breefing per la tappa di domani. Gli spiriti sono allegri, l’ottimismo spadroneggia.

Il dormire. In albergues municipali o privati con camerate a letti a castello come nei nostri rifugi alpini o come nelle camerate di vecchie caserme… alcuni ben tenuti altri un po’ meno… A tale proposito propongo un commento sulla dura convivenza notturna:

 Sinfonia notturna

Hotel dapoesia!

 Hotel “Al chiaro di luna”

Prima del sonno / stridori / insolita prova d’orchestra / russare-ronfare-sfiatare / rumori di fori intasati / grida smorzate / risate / isterismi di incubi sogni / tendini stanchi / vesciche nei piedi / tossi-starnuti / sfrigola plastica odiata / lamenta la rete di ferro / danzante su letto a castello / ziiippp degli straaappp delle velcro / la porta che sbatte / cigola il cardine anziano / campane battono i quarti / e l’ora due volte / si dorme / ma sùbita all’alba / la sveglia offende la mente / il colpo di grazia / sonorità mattiniere/ orchestra ancor senza maestro / il pubblico invoca /  anch’esso a gran voce  / al canto del gallo / il suo bis.

MarGOnauta

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Antologia. Il bucato quotidiano è attività non tipica del Viandante. Il Pellegrino lo prende per i fondelli, al che il Viandante risponde: “Non voglio mica essere eletto la più brava lavandaia del Camino”!

Una prominente signora ungherese, complice qualche birra di troppo, abbraccia il Pellegrino segnando con le dita il proprio anello nuziale. Il Pellegrino pensa di assomigliare al marito, probabilmente defunto, della gloriosa Ungherese. L’hospitalera, pur essa allegra, grida: Desea casarme con tigo!

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Tierra, tierra!

Il Pellegrino beve acqua, in quantità industriale, solo all’arrivo. Il Viandante gli dice: “Sei come un cammello” e il Pellegrino: “Tu sei come un mulo della naja. Quando senti l’arrivo acquisti forza e corri per arrivare a stalla”.

Un hospitalero dice che i cinque euro che raccoglie per il sonno sono troppo pochi per uno che viene dall’Italia dove c’è il Papa e lì il dormire costa molto di più.  “Dio sta in tutti i posti, ma a Roma tiene il suo ufficio” risponde il Viandante.

Oggi è giorno di mezza guerriglia tra il Pellegrino e il Viandante. L’occasione del contrasto è la chiesa (costruzione): momento architettonico per il viandante, segno e momento religioso per il pellegrino. La guerriglia di parole meditate, altre ideologiche, è il contrasto tra la religione/istituzione (cristianesimo/cattolicesimo, ebraismo, buddismo, islamismo e altre mille religioni) e il sentimento religioso che c’è o non c’è individualmente, ma che esiste comunque come spiritualità laica.

Manzanas per il sidro

Manzanas per il sidro

Il Viandante: “Quando si parla di Dio, bisogna credere, non ragionare. Se ragioni, Dio scompare come una voluta di fumo”.

Il Pellegrino afferma che anche lo sforzo del camminare è preghiera. Il Viandante è, stranamente, d’accordo.

Il Viandante, spesso per ingraziarsi le bariste, afferma in perfetto spagnolo che la miglior invenzione della Spagna è los Caminos, le tapas, i pinchos y la paella.

Sua battuta colorita: “El Camino de Santiago se hace por e-tapas”!

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Due giovani signore ci chiedono dove andiamo. “In cerca di donne”; “ Perché allora non vi fermate qui?” Entusiasti… ma la mission è il pellegrinaggio. “Siamo troppo vecchi e…”. “Buon cammino e auguri”.

Il Pellegrino realizza che “L’ultimo kilometro in Spagna è più lungo che in Italia”.

Il Viandante, per non contrastarlo, è pienamente d’accordo.

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Incontri

Il Viandante cura le public relations e qualche volta, alla sera si formano gruppi di pellegrini di diverse lingue: “Io porto due zaini” inizia sconcertando gli ascoltatori. “Uno sulle spalle, zaino assai leggero, e l’altro assai pesante… la mia età”.

“Io credo nell’Uomo, solo il Pellegrino crede in un Dio. Io l’uomo lo vedo e credo in lui, di Dio e in suo nome ne parlano i diversi sacerdoti delle diversissime religioni e sono mentitori”.

“Parlo tutte le lingue, ma non quelle straniere”.

Alla fine il Viandante veniva definito “filosofo”.

Due apprezzamenti raccolti: Valente! da una spagnola e Mitici! da una ragazza di Rimini

Fine del “postaltrui”.

 INCONTRI -INTERVISTA AL VIA-ANDANTE

GP, perché spesso viaggi sulle antiche strade d’Europa?

Perché mi piace camminare e può essere già una risposta definitiva, ma voglio argomentare. Perché il camminare è uno sport economico ed ecologico, perché il camminare fa bene alla salute fisica e mentale. Una camminata al giorno toglie il medico di torno. Perché non faccio del male a nessuno. Mi considero un apprendista-viandante che ha molte cose da imparare e qualcuna da insegnare. Cominciai a viaggiare, prima imparando a viaggiare, poi viaggiando per imparare.

Arrivato!

Arrivato!

Cartesio (filosofo e matematico francese) affermava “cogito ergo sum”.  Parafrasandolo: “Cammino perciò sono vivo” Camminare fa bene, ma viaggiare a piedi è meglio: io viaggio quindi sono “vitale”. La differenza tra il camminare e il viaggiare a piedi consiste nel fatto che il camminare, cosa buona e giusta, è solo l’aspetto fisico-meccanico della mobilità umana, mentre viaggiare a piedi è il Camminare più la Cultura, più il Dialogo con se stessi, con gli altri  compagni di viaggio e gente che incontriamo, dialogo con il Territorio, con la sua cultura soprattutto del fare, con la botanica, con gli usi, con il folclore, con la sua storia, ecc.

Già 10/12 mila anni fa l’Uomo (pioniere, esploratore, colonizzatore, avventuriero, mercante, prete, pellegrino, conquistatore, etc.) ha sfidato i propri limiti geografici e mentali e si è mosso su tracce, su sentieri, su strade che sono il primo monumento della civiltà umana.

Per quanto riguarda le strade d’Europa confermo che le Vie – dalle preromane alle successive – mi entusiasmano, perché sono autentici monumenti dell’Umanità e all’Umanità, più delle stupende chiese, più di altre architetture civili.

I Caminos spagnoli, la Via Francigena, la Via Romea, la Via di San Michele, il cammino di San Francesco, la Via Appia, la Via della Seta sono una rete (una specie d’internet ante litteram) che ha trasferito i popoli, la cultura, la guerra.

Vorrei incitarvi a mollare gli ormeggi e andare, perché camminare (viaggiare a piedi) rischiara la mente, conforta il cuore e cura il corpo.

Esistono motivi religiosi nel tuo peregrinare?

No, nessun motivo religioso. Sono di cultura e di tradizione cristiana come ogni europeo; sono stato battezzato. A volte frequento la chiesa ma per motivi di tradizione più che per convinzione.

Non credo né al Paradiso, né all’Inferno intesi in senso religioso; ritengo che l’Inferno e il Paradiso rappresentino un mix della nostra vita quotidiana. Volendo tradurre: fortuna e sfortuna, morte e amore, dolore e felicità. Siccome non voglio convertire nessuno, mi astengo dal continuare.

Per essere chiaro non mi considero un pellegrino che compie i viaggi devotionis causa, ma un viandante, un viaggiatore a piedi per diletto, per cultura.

Quali i tuoi programmi futuri?

Bisogna sempre avere un sogno in tasca ed io ne tengo qualcuno.

Per esempio, l’Appalachian Trail negli USA lungo circa 3.500 km, una parte della Muraglia cinese, tratti della Via della Seta. In Regione il Sentiero di San Vili e la Via Andreas Hofer, l’Alta Via N. 2 delle Dolomiti, che vorrei percorrere e vivere con i miei nipoti.

Infine, poiché ho un nipote di nome Adriano, desidero percorrere il Vallo di Adriano con lui, ma vorrei che fosse lui a chiedermelo

Quali i tuoi programmi “letterari’?

Parola grossa! Non sono un letterato, ma come ben sai programmo e organizzo viaggi che hanno una relazione con la storia e le tradizioni locali. Ho preparato una revisione della mia guida “La Via Andreas Hofer – un viaggio a piedi tra due Culture”  tradotta in tedesco, completata con l’aspetto logistico e con l’aspetto topografico.

Sto preparando una guida dal titolo provvisorio “La via dei Segantini o Via degli emigranti stagionali” da Malé a Riva del Garda. Voglio illustrare il percorso verosimile che i numerosi migranti trentini, dal 1500 al 1900, seguivano per arrivare in Italia a lavorare da novembre ad aprile e il loro ritorno alle famiglie.

 FINIS-TERRAE (per ora …! )

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