I CLASSICI LATINI E GRECI A TRENTO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Gennaio, 2016 @ 1:10 pm

Detto altrimenti: …  sotto la guida di Maria Lia Guardini       (post 2250)

"Amore e Psiche", la più bella favole all'interno delle Metamorfosi

“Amore e Psiche”, la  favola più bella  all’interno delle Metamorfosi

Biblioteca Comunale di Trento. Riprendiamo la lettura e i commenti dei classici greci (e latini), sotto la guida della nostra Prof senza puntino, perché Prof è un sostantivo femminile talvolta maschile a seconda dei casi. Riprendiamo dopo le feste, il che ci ha fatto perdere per strada un po’ delle risultanze dei nostri “compiti a casa”: infatti dovevamo finire di leggere commentare le Metamorfosi di Apuleio (v. precedenti post).  E vabbè, la Prof non se la è presa più di tanto. Dovevamo … anzi abbiamo ripreso dall’11° libro, quello che ha messo un po’ in crisi la critica, là dove l’asino inizia a pensare di ritramutarsi un uomo. L’asino che nella religione isiaca rappresenta il dio cattivo che uccide Osiride, l’asino che pè la sintesi di tutte le cupidigie umane che allontanano l’uomo dalla dimensione spirituale.

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Maria Corti (Milano, 7 settembre 1915 – Milano, 22 febbraio 2002) è stata una filologa, critica letteraria, scrittrice e semiologa italiana

Maria Corti (Milano, 7 settembre 1915 – Milano, 22 febbraio 2002) è stata una filologa, critica letteraria, scrittrice e semiologa italiana

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Già, perché (anche) in Apuleio vi sono due filoni: il primo,  che tende a divertire, farcito di novelle (su tre piani: quelle magiche-religiose; le novelle dell’adulterio; la novella del giovane dabbene circuito dalla malafemmina … perché (anche e già ai tempi di) Apuleio vede la corruzione sessuale e l’adulterio come una iniziativa della donna!. Il secondo filone è invece religioso antropologico, un intreccio fra il viaggio fisico e la metamorfosi dell’essere (da uomo ad asino a uomo a sacerdote). Per cui ci si domanda se il primo obiettivo sia stato quello di divertire o di mostrare l’evoluzione dell’uomo. Questo dal lato dell’autore. Ma poi vi è anche il problema della ricezione: chi leggeva l’opera all’epoca? Per chi era stata scritta se pure vi era stato un simile intento? E qui occorrerebbe rifarsi agli studi di Umberto Eco (Appendice al Nome della rosa) come pure le riflessioni di Maria Corti, ma qui il discorso si fa complesso: Eco che riconosce l’esistenza di “idee ossessive” veri e propri nodi antropologici, i quali fanno sì che la letteratura-comunicazione tratti in ogni caso problemi che riguardano tutti. Nel senso – anche – che da un lato l’opera può rispettare l’idea originale dell’autore o anche prendergli la mano via via che è scritta (dal lato del lettore in genere essa viene interpretata significativamente secondo ogni singola cultura e sensibilità, tranne gli scritti della Chiesa, perché si cadrebbe del relativismo tanto deprecato dalle sue alte gerarchie, n.d.r.).

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Un messaggio per chi si lascia ammaliare dal “panem et circenses”: si diventa “somari” e preda dei gatti e delle volpi di turno!

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Da Apuleio a Pinocchio. Metamorfosi anche qui, viaggio anche qui, ravvedimento anche qui. Pinocchio, s’era al tempo che “l’Italia s’è fatta ora facciamo gli Italiani”. Pinocchio che ci mostra la strada della perdizione e del ravvedimento, salvo, alla fine, diventato fanciullo, disprezzare il suo precedente essere burattino (e qui il Collodi è incappato in una caduta di stile!).

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Prossimo appuntamento, fra due settimane, martedì 26 gennaio 2016: tratteremo i Prologhi di Omero, Esiodo, Apollonio Rodio, Virgilio, Tucidide, Erodoto, Polibio, Archimede, Epicuro e quello al Vangelo di Luca (Biblioteca Comunale di Trento, ore 10,00 primo piano, Sala a fianco della sala degli Affreschi. Entrata ed uscita  libere).

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