UTOPIA DI THOMAS MORE ALIAS TOMMASO MORO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Gennaio, 2016 @ 2:32 pm

Detto altrimenti: “IL MARGINE – Dieci anni di casa editrice, cinquecento  di Utopia” (Utopia,  qualcosa di non ancora raggiunto)             (post 2256)

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Il Margine al Caffè letterario Galilei

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A margine de Il Margine, società Editrice. A margine della traduzione di Utopia di Thomas More da parte della Prof senza puntino Maria Lia Guardini, una tre giorni di Utopia Trentina: una vera e propria orchestrazione di eventi. Direttore d’orchestra: Paolo Ghezzi. Venerdi 15 gennaio (ieri), sabato (oggi) e domenica (domani).

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Maria Lia Guardini

Non è facile tradurre in “blogghese” l’avvenimento. Partiamo dal libro di Tommy, come lo chiama Maria Lia. Trovate sunto, commenti etc. in internet. Ieri all’esposizione della Traduttrice era presente una mia inviata, mia moglie Maria Teresa. Per Lia, Tommy è un buon amico innanzi tutto per il suo latino non cattedratico, non solenne: “Cicerone fa venire la febbre, il latino di Tommy è magico ed oscilla fra serietà e sorriso. Ha una certa leggerezza ed è strumento di gioco ironico. … Il tono delle parole ti tradisce per quello che sei – dice Cesare Pavese – “per questo …  se Tommy parla così bene … è un buon amico”.

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WP_20160116_001 - Copia - CopiaAncora: “Tommy ha una grande passione per la cultura e civiltà greca: il testo trasuda greco da ogni pagina, non solo linguisticamente (“utopia”, ou-topos, non luogo). Inoltre, “nella letteratura greca, che è la più politica di tutte, vi è una serie di utopie, ad esempio la fuga dalla realtà negli uccelli di Aristofane, o anche nelle “Rane” dello stesso autore, come in molti autori successivi”. Terzo motivo di innamoramento: “Tommy è uno specchio inquietante anche del nostro presente (pag. 115) sui magistrati … un campo minato: ogni singola persona è ok ma i sistemi non funzionano: Sanità, Chiesa, Politica, Giustizia, etc”.Ed allora a me non resta altro da dire se non che “quel testo andrebbe adottato nelle scuole”. Già, perché nella vita guai a non avere “utopie” modelli ai quali ispirarsi, modelli che alimentano la voglia di vivere, di esserci, di pensare autonomamente. Non abbiate paura di leggere qual libro, in quella traduzione particolare: infatti se il latino di Tommy è stato quello semplice, attuale, della gente comune, lo stesso si può dire della traduzione che ha cercato di rispettare quella originalità e spontaneità. Dice … ma è un libro per pochi, per i filosofi … No, scialla raga, calma, ragazzi, non è così. Così come libri che sembrano per ragazzi (Pinocchio) invece sono per i grandi, così questo che sembra per (pochi) grandi in realtà è per tutti, a cominciare dai i giovani.

Per concludere, dell’Autore – poi fatto Santo, protettore degli uomini politici – Maria Lia afferma che se vivesse oggi “i politici … i politici li prenderebbe a calci nel sedere!” (almeno molti di loro: condivido. N.d.r.).

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“Prova … prova …”

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Una tre giorni, dicevo: io ho potuto assistere a gran parte della mattinata di oggi. Ve la racconto in breve. Innanzi tutto la mia “mania” di arrivare in anticipo mi ha dato l’occasione di aiutare l’amico Paolo Ghezzi nell’allestimento del “palcoscenico” all’interno del bar caffetteria letterario Galilei, a Trento. ed ecco in breve gli interventi ai quali ho assistito:

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Grazia Villa, avvocatessa in quel di Como. “Utopia” come raffronto fra il conciliabile e l’inconciliabile, fra il possibile e l’impossibile (ma almeno ci stiamo provando! N.d.r.), secondo concetti che “se fossero tradotti in note sarebbero un’opera di Mozart”. La vita come sintesi di elementi contrapposti, la cui sintesi rappresenta l’utopia quotidiana, ovvero l’obiettivo cui tendere, un divenire continuo: “Inventiamoci le utopie di oggi per comprendere gli ossimori che possono cambiar la storia”.

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IMG_3693 (2)Emanuele Curzel (rivista Il Margine) ci legge quattro articoli dalla rivista (avrebbe voluto che fossero sei, ma il tempo è tiranno, firmato Paolo Ghezzi) senza dirci né la paternità né la data di pubblicazione. I concetti: “Vivere “anche” la vita terrena? No, soprattutto la vita terrena. La retorica dell’esaltazione dell’alpinismo e della guerra alpina: da condannare (da ex istruttore sezionale di alpinismo: condivido). Le diverse “scale” del tempo, dello spazio, delle quantità travolgono l’antropocentrismo. Il discorso della vedova di mafia Rosaria Schifani e le parole del Papa hanno squarciato il velo della reticenza: la mafia come il nazismo: gli “eletti” (i mafiosi, i nazisti), razza superiore di irresponsabili; l’eliminazione della colpa individuale; la dissociazione della coscienza: uno si limita a comandare; l’altro solo ad eseguire.

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Marcello Farina, Don Marcello Farina, l’amico Marcello (così si capisce subito da che parte sto). Ci parla del suo libro, “La tenerezza accompagnatrice di Dio – Appunti per il Giubileo” (Ed. Il Margine). Libro che gli è stato “estorto” da due suoi amici (Silvano Zucal e Francesco Ghia) “raccoglitori di suoi brani e pensieri altrimenti sparsi”.  Tenerezza, parola nuova che vogliamo sostituita a “misericordia dopo processo e condanna”. Martin Lutero: “La misericordia vien prima della giustizia”. Con Papa Francesco stanno cambiando le parole e il loro tono: auguriamoci che Francesco abbia la forza di cambiare anche le cose.

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Marcello cita Benigni: “Il Papa ci sta portando verso il cristianesimo”. Verso, ecco, moto a luogo, oggi quasi utopico, un ou-topos, un non (ancora) luogo (n.d.r.), verso l’ “essere umani”, il cristianesimo dell’essere umani: il principale se non unico intento del Vangelo è il vivere della/sulla nostra terra, vivere bene la nostra “terrestrità”: il Cielo è un puro Dono di Dio. Una necessità: adeguare il linguaggio, la liturgia, le strutture della Chiesa. Platone non va più bene con il mondo dell’al di qua staccato dal mondo dell’al di là. Già qua dobbiamo vivere l’al di là. Non più una fede top down, ma una fede frutto della ricerca, dello sforzo di ognuno. Le parole calate dall’alto rischiano di rendere superflue le religioni. Marcello cita più volte Maria Zambrano e Dietrich Bonhoeffer. Marcello mi perdonerà la ruvidità intellettuale di questa sintesi di una chiesa-Utopia, “non ancora pienamente realizzata” (n.d.r.).

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Roberta Zalla: la Trento utopica non (ancora) realizzata, ma in fieri. Beni collettivi e pubblici. Beni Comuni. Il programma della Nuova Trento. Ma … forse più che (solo) un programma di governo (della città) è un modello ideale, un’utopia, un “quid” non (ancora) raggiunto ma al quale tendere. Ed è già molto, Roberta. Complimenti!

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L’organizzatore-conduttore della serie di manifestazioni, Paolo Ghezzi con il Sindaco di Trento Alessandro Andreatta.

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Silvano Zucal filosofo. Dobbiamo smettere di essere i “mortali” per diventare i “natali”. Non più individuati sul come si finisce ma sul come si nasce. E la nascita da donna dimostra l’insensatezza dell’individualismo. La filosofia della nascita è una filosofia di genere. Ma nascere una volta non basta: infatti occorre rinascere continuamente alla vita, che solo così non sarà incubo. E ogni volta rinasciamo – nudi – con la speranza che nutre ogni forma di utopia.

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Barbara Bertoldi e il suo violoncello. Momento musicale. Brani dal suo CD “Il bestiario”. Musicista classica, professoressa, cantautrice apparentemente “leggera” in realtà profondissima. Brava, anzi, bravissima!

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Il Bestiario, un CD di canzoni scritte, suonate a cantate da Barbara: di quelle che sembrano per i più piccoli ma sono (anche) per i più grandi: come Pinocchio! I testi dei vari pezzi poi … sono letteralmente musicali, nel senso che più che rispettare la metrica delle parole, seguono la metrica delle note. E la sua voce? Ha i toni maggiori e minori, i diesis … insomma: un CD da non perdere!

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La kermesse di cultura e umanità varia iniziata ieri prosegue domani. Ma io mi fermo qui: mi scuserà l’amico Paolo Ghezzi. Nel frattempo …

   … buone utopie a tutte e a tutti!

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