IMPROVVISAMENTE ROMA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Febbraio, 2016 @ 11:09 am

Detto altrimenti: viaggio in Italia           (post 2305)

Ragazzi, oggi piove ed allora leggo e scrivo. Scrivo, anzi, trascrivo un ricordo di qualche anno fa. Sentite un po’ … anzi, leggete un po’ se vi piace.

thEWWVVN3WDa tempo non mi recavo a Roma se non per lavoro ed in aereo. Arrivarvi in auto per diletto è tutt’altra cosa! Provenendo da Nord (ma poi … nord …si scriverà con la maiuscola?), una volta superata Firenze, il paesaggio si trasforma progressivamente da etrusco in latino: d’un tratto compare il nome “Aniene”! Siamo ancora lontani da Roma ma sembra quasi che dal verde possano sbucare le antiche legioni in marcia verso il caput Mundi, dopo aver tratto il famoso dado. Avverti a fior di pelle che Lei sta per arrivare … o meglio … tu da Lei. Il suo fascino mi ha già catturato, come quando, per la prima volta, stavo per visitare il parco delle sequoie giganti a San Francisco.

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thKHE526ESCasello autostradale di Roma Nord. Mai casello fu più a nord di questo! Hai voglia a guidare ancora … c’è tanta altra strada da percorrere … veloci, sempre più veloci nel … rallentare! Infatti il traffico aumenta in progressione geometrica: due, quattro, otto, sedici, etc. auto ti tagliano la strada che “loro” (non tu, certo) ingombrano.E’ il traffico, più che le case, a dirti che ti stai avvicinando alla città. Se rallenti, se esiti anche solo un secondo, ti suonano, ti sorpassano, imprecano: Ahò, quello è morto e ancora nun glie e lo ha detto nessuno! Al contrario, se fai il furbo, se rubi una posizione, se acceleri e scarti all’improvviso, se difendi ed occupi intorno a te il massimo spazio possibile come si fa negli istanti che precedono la partenza di una regata velica, istanti nei quali tutto si muove e niente sta fermo, nessuno protesta: E’ uno de noantri, ecco cosa pensano di te.

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Ecco … ci siamo … la Salaria, l’Olimpica, la Farnesina, i Lungotevere … siamo in centro! Mi guardo intorno. Roma è bella ed ha conservato le fotografie di tutti i suoi compleanni. Rovine … perché chiamarle così? Io le chiamerò gioielli. Gioielli romani, barocchi, rinascimentali, ottocento, novecento, eie eia alalà! Bello, tanto, di tutto. E i pini “domestici”? Si chiamano così sono quelli che “fanno” i pinoli, quelli che molti chiamano “marittimi”, cuciono fra di oro queste gioie preziose. E la terra al cielo.

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Dopo avere posteggiato in un altro quartiere – So’ du euro, dotto’ … la machina ce penzo io … nun se preoccupi … se fa tardi, cinque - andiamo a cena a Trastevere. Le vie sono lastricate d’antico, sanpietrini unti e consunti, file di auto in sosta contendono lo spazio a pedoni, case e gatti. Una di esse ha la contravvenzione infilata nel parabrezza: chissà mai perché …

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“Fatece largo che magnamo noi …”

.Il ristorante alle nove di sera è ancora vuoto. Si riempie più tardi com’è normale che avvenga a Roma. Mentre ceniamo infatti entrano gli “altri”. Una coppia di stranieri, alti e biondi (avvabbè ..) ed eleganti (eh no, troppo eleganti!): mangiano lentamente, gustando i sapori romani, senza posare i gomiti sul tavolo (sono gli unici a non posarli). Molte coppie di giovani romani. Chissà quante volte al mese mangiano al ristorante, mi chiedo … ostentano una tale naturalezza. Un generale in borghese e – considerata l’età – in pensione (anzi, “in riserva”, così gli pagano lo stesso stipendio) “incrocia” così bene fra i camerieri …dev’essere di marina, penso, un ammiraglio .. ma lo hanno chiamato generale) insegue il propietario: Chemmedai stassera? Chemmedai, seconda persona singolare indicativo presente interrogativo del verbo “Chemmedare”. Sinonimo: “chessemagna”, va bene lo stesso. Anche il generale ha il “piede marino”, ovvero si muove con la massima disinvoltura fra gli scogli … ops, fra  tavolini. Ecco, ve l’ho detto … per me sarebbe stato meglio in Marina.

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Finalmente a dormire. Il viaggio in auto da Trento è abbastanza lungo e poi la cena, il vino … Mi’ cognato ci ha procurato un bellissimo residence, proprio di fronte al Foro, dove dice che hanno ucciso un tale, pare si chiamasse Cesare, ma Nun se preoccupi, dotto’ prmai è tutto sotto controllo, siamo qua noi … nu c’è pericolo  ci dicono.

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La mattina seguente, fresca come solo a Roma sanno esserlo le mattine dopo uno scroscio di temporale, salgo a Monteverde Vecchio per assistere alla Cresima di mio nipote. Prima di raggiungere la chiesa, io e Maria Teresa ci concediamo una sosta per il caffè. Posteggio l’auto davanti al bar ma non troppo, sul marciapiede ma non troppo. va bene così ma non troppo. Mentre entro nel locale, passa un autobus urbano, dal bar esce di corsa una ragazza, l’ha perso ed esclama: Shit! Roma, città internazionale ma non troppo.

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th[4]Entriamo. Il bancone unisce in due il locale (sì, proprio così: lo unisce, non lo divide). Infatti sia noi che il barista ci appoggiamo ad esso ed iniziamo a comunicare: Due caffè, uno macchiato caldo e duno normale, anzi no, un cappuccio al vetro ed un caffè macchiato caldo e du’ cornetti. Prego se li prenda lei. Mi avvicino al vassoio, osservo i cornetti con aria da intenditore. C’è una bella differenza fra cornetto e cornetto, volete mettere? Dopo avere corrugato leggermente la fronte, apparentemente concentrato nell’operazione – ma in realtà con la coda dell’occhio  controllando se sono ben osservato dal barista: ci mancherebbe altro, tutta sa scena penniente – ne scelgo due, ne porgo uno a Maria Teresa che lo guarda anzi l’esamina ed approva la mia scelta. Il barista ha deciso: questi du so’ romani, oppure foresti ma residenti a Roma da tanti anni, oppure di fuori Roma ma di poco. T’ho fregato, penso …

thUUWFOD0ELa Chiesa di S. Pancrazio? Qui vicino, a sinistra poi la seconda a destra e alla rotonda di fronte. Allora vediamo se ho capito giusto: esco dal bar a sinistra … No! a destra poi a sinistra! Etc.  Arriviamo davanti alla Chiesa. Al parcheggio: Chesseneva? Sa, ho visto ch’aveva le chiavi in mano … grazie, aspetti che ariva mi’ moje a tenere il posto …. Entriamo. Tutte le panche sono occupate da … ombrelli, giornali segnaposto … Sa, è dalle otto che stoqquà (verbo irregolare: io stoqquà, tu staillà, egli s’arangia, etc.) è pe’ mi’ socera, poretta, è vecchia. Alla fine qualche blocco cede e ci sediamo pure noi. Il sacerdote è un Vescovo e dice la predita in romanesco: Ma Dio ce vvo bbene a noi? Ha voglia se ce vo’ bbene! Così i regazzini capischeno meglio.

th46LREQCSNel pomeriggio lunghissima passeggiata nel parco della splendida Villa Panphily: ma quanto era ricco sto’ signor Panphily? Uno della famiglia l’hanno pure fatto papa. Statue di pietra sbrecciata, cinquecento con un po’ di barocco, palme come colonne corinzie, suolo colore terra di Roma (se c’è quella di Siena ce sta pure quella de Roma). Acqua, laghetti vasche tartarughe, germani reali pure che siamo in una repubblica, cigni, cani, cristiani, ebrei, protestanti, ortodossi, musulmani forse anche qualche ateo: c’è di tutto a passeggio.

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Scende la sera. Torno sul luogo del delitto (di quel tale Cesare, al Foro, appunto). Respiro secoli di storia e bevo il cocktail rosso del tuo tramonto di fuoco, Roma Amor.

Giuro, è ‘na storia vera. Quanto si bbella Roma quann’è sera!

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