ORAZIO ALLA BIBLIOTECA COMUNALE DI TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Marzo, 2016 @ 8:30 pm

Detto altrimenti: il poeta latino risuscita grazie alla sua lettura con la Prof Maria Lia Guardini       (post 2309)

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thSCJRG60XOrazio chi era costui … ne ho già parlato quindi cliccate, gente cliccate e navigate sul blog! Questa mattina ci siamo gustati una Satira e tre lettere (epistole) del personaggio.  Che dire? Insistere sul genere Satira? Ripetere che i suoi sono sermones ovvero pezzi scritti con il linguaggio parlato? In tal senso anche i miei post sono sermones: ecchè, non s’era capito? O dire che all’interno delle satire e delle lettere Orazio inserisce piacevoli favole di animali, quelle del tipo “o muzos deloi oti …” del tipo “la favola ci insegna che …”? No, non voglio annoiarvi con questi dettagli, bensì preferisco arrivare alla sostanza del personaggio. Humili genere natus, combattente a Filippo dalla parte sbagliata, ottimo poeta, cambia la sua vita quando viene sponsorizzato da un main sponsor, tale Mecenate, il quale ne voleva fare uno dei suoi pezzi forti della politica culturale di Augusto. Ma Orazio libero era e tale vuole restare e in molte occasioni scrive a Mecenate che se non gli va che lui viva soprattutto in campagna può anche togliergli la villa (arx, rocca) che gli ha regalato, ma lui non si venderà alle lusinghe del potere e degli adulatori; al traffico caotico di Roma (già allora!); al consumismo sfrenato; alle consuetudini dei circoli Lyon e Rotary di allora.

  • Coelum non animum mutant, qui trans mare currunt : chi viaggia attraverso i mari cambia il cielo sotto il quale vive, non il suo essere, il suo animo.
  • Est modus in rebus: sunt certi denique fines, quos ultra citraque nequit consistere rectum: c’è un limite in ogni cosa, alcuni confini ben definiti oltre i quali non può esistere il giusto (come ad esempio automobili urbane da 5.000 CC di cilindrata! N.d.r.).
  • Hoc erat in votis: è accaduto proprio quello che ci si augurava (ovvero: nel caso suo vivere in campagna , n.d.r.)

… quanto sopra gli permette di poetare secondo la sua ispirazione, conscio del suo valore al punto da scrivere di sé: exegi monumentum aere perennius, ho edificato un monumento (di poesia, n.d.r.) più duraturo del bronzo, per cui non omnis moriar, non morirò del tutto, resterà qualcosa di me dopo la morte. Non omnis moriar … chi di noi può a ragion veduta dire altrettanto?

Libertà di pensiero e di parola, valorizzazione delle “piccole” cose quali un focolare, pochi amici ma veri, una vita vissuta far from the madding crowd … E’ sinceramente riconoscente a Mecenate e gli scrive che loro due sono così legati che probabilmente moriranno insieme “e quando questo succederà, io seguirò te che mi avrai preceduto!” In questo a dire, più che latino mi sembra etrusco anzi … un toscanaccio d’oggi!

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Insomma: “Lasciatemi vivere e poetare tranquillamente nella mia casa di campagna vicino alla mia fons Bandusia”. Banalizzando, tanto per alleggerire il discorso, il suo desiderio, appagato dalla generosa disponibilità di Mecenate, mi ricorda quello espresso nella canzonetta del 1939  “Se potessi avere mille lire al mese …”

Concludo: abbiamo capito quale fosse la vita che rendeva felice Orazio: non certo una grande ricchezza. A proposito, mi viene in mente cosa rispose Solone al re Creso – ricchissimo – che gli chiedeva se egli lo ritenesse l’uomo più felice del mondo. Solone rispose: “Prima di giudicare se un uomo è (stato) felice bisogna aspettare che sia morto”.

Prossima riunione del gruppo di lettura, aperto gratuitamente a tutti, martedì 22 marzo ore 10,00 presso la Biblioteca Comunale di Trento, primo piano, sala a fianco della Sala degli Affreschi. Non mancate, vi spettiamo!

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