INCHINI AL MERIDIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Marzo, 2016 @ 1:34 pm

Detto altrimenti: meridione, una realtà dai molti aspetti                      (post 2325)

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th5SCR3HE4Io, aderente già circa 40 anni fa al MFE-Movimento Federalista Europeo di Altiero Spinelli, figuratevi un po’ se io … io non sono certo qui a denunciare non l’Unità d’Italia, bensì sono il primo (scusate l’immodestia, ma sono proprio inc … arrabbiato!) a denunciare il modo con il quale essa è stata gestita nei confronti del meridione (vera e propria conquista territoriale e non “liberazione”). Così come non denuncio certo l’adozione dell’Euro anche se lamento che per almeno un biennio non sia stata prescritta l’esposizione dei prezzi delle merci in euro e in lire. Mappoi (mappoi) a questo aspetto storico si sono aggiunti e sovrapposti altri fenomeni: la mafia, il clientelismo, la culla dei privilegi, il sistema degli amici degli amici, lo sperpero del denaro pubblico, quel tutto cambi affinchè nulla cambi, etc., etc. in misura molto superiore di quanto non avvenga al nord che poi con la globalizzazione non si può più fare alcuna distinzione geografica.

th[9]Ma veniamo al titolo del post. Oggi al TG 1, durante una processione religiosa, ennesimo “inchino” dell’effigie sacra (Cristo? la Madonna? Un Santo? Non cambia nulla!) di fronte alla casa di un boss della mafia (o camorra? O ‘ndrangheta? O Sacra Corona Unita? Non cambia nulla!). Il rischio? La generalizzazione: “Eccoli, siamo alle solite: i meridionali? Tutti terroni mafiosi!” Un danno enorme alla riconciliazione di due culture (nord-sud), allo spirito di convivenza civile, di comunicazione, di comprensione reciproca. Gli artefici dell’inchino (i portatori dell’immagine) dovrebbero essere severamente condannati penalmente per apologia di reato e istigazione a delinquere. Lo Stato poi potrebbe costituirsi parte civile per il danno causato da questi imbecilli.

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th[8]Sapete … ne ho viste nella mia lunga vita di lavoro … Una volta ero a capo di una SpA finanziaria milanese il cui azionista era una grande (big, non certo great!) banca del sud. Uno dei dirigenti della banca che era stato distaccato come mio dipendente in questa Spa, dopo avere ascoltato una invettiva del Cardinale Pappalardo contro al mafia, ebbe a dire: “Il cardinale Pappalardo si permette (testuale!) di parlare così perché è Cardinale …”. un mio sguardo lo fulminò. Quel tale capì che il suo subconscio lo aveva tradito: infatti quel suo “si permette” lasciava intendere una critica al Cardinale in difesa della mafia. Comprese lo svarione … si interruppe … mi disse: “Vuoi dire che forse la mia frase può essere fraintesa … che forse non avrei dovuto pensarla e proferirla …” Voce dal sen fuggita poi richiamar non vale; non si trattien lo strale quando dall’arco uscì” (Pietro Metastasio) …

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thOEVXYA5CLe parole sono pietre”, scriveva Don Lorenzo Milani, pietre che ove lanciate, possono ferire, uccidere … Quel tale di prima, quel dirigente … era residente a Milano, sposato in Chiesa, padre di figli, bancario inamovibile, dal lauto stipendio, futuro pensionato d’oro. Ora, se tanto mi dà tanto … che devo pensare potrà mai essere il fascino, la suggestione (termine che utilizzo nel suo significato italiano e non nella sua irritante traduzione in “suggerimento”) che i comportamenti mafiosi possono indurre in persone che si trovino a livelli culturali ed economici molto, molto inferiori?

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