25 APRILE CON FIAB

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Aprile, 2016 @ 6:09 pm

Detto altrimenti: ogni anno in un luogo diverso per la celebrazione della ricorrenza         (post 2353)

thIJM100FVFIAB è un’associazione culturale. Cultura è anche ricordare per immaginare e quindi per costruire un futuro migliore. Il 25 aprile, la Liberazione. Io sono un po’ controcorrente, se così si può dire: infatti più che la data ufficiale e convenzionale di una liberazione militare, il 25 aprile e ogni sua commemorazione rappresenta per me un simbolo, ovvero un catalizzatore per indurci “a chiedere attivamente”, ossia per spronare la nostra intelligenza attiva sul passato, ed al contempo per indurci “a ricevere” i messaggi della storia per migliorare il futuro.

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IMG_8385Una Liberazione? Sì, certo, innanzi tutto quindi liberazione delle menti, dello spirito critico, dell’intelligenza, della libertà personale, tutte “cose” obnubilate dai pseudo simboli (“pseudo simboli”) del nazifascismo, i quali da “elemento di passaggio di significati” erano diventati “contenuti essi stessi dei molti simboli”, ovvero una vera e propria gabbia mentale per ogni cittadino: il “fascio”, l’”immagine del duce”, gli “alabardi”, le “canzoni”, gli “slogan”, gli “eia eia alalà”: la gente era stata condotta a valutare e quindi a volere quelle “cose”. Non a chiedersi cosa ci fosse dietro: “Guarda che piglio fiero, guarda che allineamento perfetto, che uniformità …”. Tutti insieme, per carità! Tutti. Al riguardo amo citare Josif Brodskij (premio nobel russo sepolto a Venezia) il quale nella prolusione al suo “Il Canto del pendolo” (Ed. Adelphi) riporta un suo insegnamento agli studenti: “Diffidate delle unanimità, del pensiero unico, dei bilanci e degli eserciti assolutamente ben assestati, se non altro perché dentro i grandi numeri più facilmente può celarsi il male” (cito a memoria).

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Ballardini, Zanoni, Pfleger

E oggi? Al contrario, oggi i “simboli della lotta di liberazione” ovvero le nostre bandiere, la nostra presenza, le nostre lapidi, il nostro “Bella ciao” devono mantenere il loro significato e la loro mission originaria e naturale, nel senso di essere memoria del passato ed al contempo, partendo da questa base, preannuncio e ricerca di un futuro migliore. In tal senso anche noi oggi abbiamo bisogno di simboli, ma di simboli veri, che siano un “ponte verso”, un ponte che dobbiamo percorrere (ma che non finirà mai) verso la democrazia perfetta, traguardo ideale ed utopico che non riusciremo a raggiungere, ma che – se perseguito – ci aiuterà a vivere in una democrazia sempre più completa: il Capo dello Stato ha detto: “La resistenza continua, ogni giorno, contro le guerre, le disuguaglianze sociali, la violenza… etc.” (cito a memoria). Una data, il 25 aprile, quindi un simbolo: quello per noi oggi più che mai indispensabile per l’integrazione sociale democratica.

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Anche oggi tuttavia si corre un pericolo: che il politico di turno si trasformi  da “simbolo tramite” a “simbolo di se stesso”, re-ingabbiando le menti di ognuno.

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WP_20160425_021Fiab sceglie ogni anno un luogo diverso della lotta di liberazione. L’anno scorso nel feltrino (a commemorare fra gli altri l’eccidio del Monte Grappa). Quest’anno Riva del Garda. Con l’ Assessore Alessio Zanoni (il Sindaco Adalberto Mosaner trattenuto all’estero) a porre una lapide per un rivano trucidato dalla SS alla seconda galleria della “Vecchia Ponale”, l’avvocato Franco Gerardi. Zanoni ha insistito sul concetto che “a sua insaputa” stava ribadendo lo stesso Capo dello Stato. L’avv. Renato Ballardini, all’epoca partigiano staffetta quindicenne, ha ricordato come in 30 anni, dal 1915 al 1945, la “civile” e “moderna” Europa abbia (generato e) attraversato ben cinque guerre di cui due mondiali. Prosegue: “La causa di ciò? I nazionalismi che sopravvalutano se stessi e sottovalutano gli altri” (io ho subito pensato alle recentissime elezioni in Austria che hanno segnato una pericolosissima vittoria del partito di estrema destra nazionalista). E’ quindi intervenuto Graziano Riccadonna, storico dell’Associazione Pinter. Subito dopo, il Presidente dell’A.N.P.I rivana Gianantonio Pfleger ha fra l’altro ricordato il divieto costituzionale della ricostituzione, sotto qualsiasi forma, del partito fascista.

Franco Gerardi, nato a Brescia nel ’14, brillante avvocato, laureato in giurisprudenza e assistente di diritto penale alla statale di Milano, nonché laureato pure in economia alla cattolica, poi eroico aviatore, si era rifugiato dopo l’8 settembre a Limone (luogo d’origine della famiglia), dove però aveva fatto da tramite fra i partigiani trentini e quelli bresciani, per questo dunque fu catturato assieme agli altri martiri del 28 giugno 1944 e (come altri) ucciso a tradimento, nel suo caso durante il trasferimento da Limone a Riva, all’altezza appunto della seconda galleria della strada del Ponale, dov’è stata collocata la targa.

Quindi tutti in Piazza del Comune per una ulteriore commemorazione. Dopo una pausa pranzo presso la Fraglia della Vela Riva e nel pomeriggio Pfleger ci ha accompagnato a visitare alcuni luoghi della “Battaglia di Riva” e la mostra permanente “Acthung Banditen” all’interno della Rocca rivana.

Perchè ciò non si ripeta nè qui nè altrove.

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Note tecniche “a pedali”: percorso Dro-Torbole-Riva e ritorno, 35 km

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