SIMBOLI – 3

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Maggio, 2016 @ 10:53 am

Detto altrimenti: le istituzioni simbolo                                    (post 2362)

In due recenti post mi sono cimentato con la natura ed il significato dei simboli, come di un quid che catalizza il nostro “muoversi verso”, “aspirare a”, e lo accomuna a “muoversi verso” di altri che fanno riferimento allo stesso simbolo.

Per coloro che si fossero messi in ascolto in questo momento: il simbolo di uno Stato fa sì che ciascun cittadino si senta “legato” ai suoi concittadini non direttamente da una infinità di rapporti personali, ma “attraverso” la comune adesione al simbolo. Lo stesso vale per un partito politico, il cui simbolo è di tutti gli aderenti e di nessuno in modo esclusivo, nemmeno del suo fondatore, perché in tal caso questa identificazione trasformerebbe il simbolo da elemento di unione in elemento di sopraffazione e ingabbiamento delle menti degli aderenti.

La legge è una istituzione. Le istituzioni sono un simbolo. La legge è un simbolo. Ognuno di noi fa riferimento alle Istituzioni, se non altro per una sua particolare utilità. Infatti esse assicurano (in una misura accettabile) che i comportamenti degli “altri” verso di noi (e i nostri verso gli altri) siano mantenuti entro i confini della (nostra accettata) legalità. In loro assenza, queste cautele dovrebbero essere approntate da ogni cittadino verso ciascun altro suo interlocutore e sai che fatica!

Detto ciò, se un non-appartenente-alle-istituzioni viola la legge, costui si pone al di fuori del gruppo che si identifica in quel simbolo (ovvero: nella legge-istituzione-simbolo). Il danno sociale si ferma qui.

thSSLVX5JDMa se a violare la legge è un appartenente alle istituzioni (ad esempio un parlamentare), costui distrugge se stesso, ovvero distrugge il simbolo e una sua punizione non ripristina se non in parte lo status quo. Infatti, nel frattempo, l’istituzione simbolo (il parlamentare, nell’esempio) che distrugge se stesso (il simbolo che rappresenta), può indurre in cittadini-non-istituzione un pericoloso ragionamento: “Costui ha distrutto il legame-simbolo-sociale che ci unisce, quindi “liberi tutti”! Perché dovrei rispettare le norme (ad esempio fiscali, n.d.r.) se soprattutto gli appartenenti alle istituzioni le violano?” E ancora, se il parlamentare-simbolo per una qualche ragione riesce ad evitare la sanzione (1), il cittadino comune continua: “Perché dovrei subire io una sanzione, se altri la evitano?”

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(1) Il riferimento è alla immunità parlamentare, spesso invocata in modo improprio. Infatti si sente dire: “Io voto contro la concessione degli arresti perchè il parlamentare Tizio non ha commesso ciò che gli è contestato”, mentre la legge prevede che il parlamento NON sia chiamato a giudicare nel merito se costui abbia o meno commesso quel fatto, ma solo se l’accusa mossagli sia strumentale per impedirgli l’azione politica, il che è tutt’altra cosa.

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