IL TRENTINO MINORE E’ INVECE QUELLO MAGGIORE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Maggio, 2016 @ 5:13 pm

Detto altrimenti: Una giornata ecologica a Lavis         (post 2381)

Premessa

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Lavis ecologica

“Il Trentino che vorrei” era il titolo del post che pubblicai quattro anni fa, ovvero 2380 post fa. Da quel giorno ne son passati di post sotto i ponti! Ed oggi posso dire che il Trentino che vorrei è quello nel quale ognuno contribuisse alla creazione di un futuro migliore, anzi, del Futuro Migliore in assoluto, inteso come Bene Comune (dicesi Bene Comune quel Bene alla cui realizzazione tutti hanno contribuito personalmente sin dall’inizio, firmato Don Lorenzo Guetti. Una piazza, una strada non sono Beni Comuni, ma solo beni pubblici, collettivi). Vorrei un Trentino entro il quale e per il quale ognuno si sentisse in diritto e in dovere di dare il proprio contributo alla comunicazione, intesa come communis actio, azione comune.

Fine della premessa.

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Oggi, invitato dalla mia nipotina lavisana Sara, ho partecipato alla giornata ecologica a Lavis. Strade interdette alle auto, qualche bancarella (poche ma significative) bimbi condotti a passeggio in groppa ad un cavallino “vero”, Consiglieri Comunali (Dr. Daniele Donati, Presidente dell’Associazione Culturale Lavisana) e lo stesso Sindaco Architetto  Andrea Brugnara impegnati – in una bella domenica pomeriggio di splendido sole – a fare da ciceroni su aspetti storico artistici della città. Oggi è stata la volta del campanile della parrocchia, la Chiesa dedicata a S. Udalrico. A me è capitato di far parte del gruppo guidato dal sindaco.

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Nell’attesa, alcuni bimbi si esercitano in una palestra di roccia molto, molto domestica, visto che lo scalatore abita in quella casa!

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L’architetto Brugnara ci indica, all’entrata, una testimonianza gotica

La chiesa. Edificata come primissima struttura nel 1100 (imperatori Ottoni), modificata e completata dal 1400 al 1604. La “cipolla” terminale è invece del 1700. Si contraddistingue per un particolare tipico dell’arte nordica, ovvero per l’ingresso attraverso il campanile, per di più rialzato rispetto al pano stradale. Essa è edificata sull’ultimo sperone della riva rocciosa del fiume Avisio, ed è sorta ben prima della città stessa di Lavis, città che come è noto fu anche il confine fra il Principato Vescovile di Trento e la Contea del Tirolo. Chiesa e campanile di confine, quindi. Il portale della chiesa è del 1740, opera dell’Architetto roveretano Sartori, progettista fra l’altro della Chiesa di Gries. A fianco dell’entrata del Campanile/chiesa ve ne era una seconda, oggi murata.

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Il meccanismo dell’orologio

Il campanile fu utilizzato anche come torre di avvistamento e sistema di chiamata a raccolta della cittadinanza per ogni evenienza (inondazioni, incendi, etc.). Testimoniano queste sue funzioni laiche le feritoie ricavate nelle sue mura. Mura in pietra arenaria della cave lavisane, indi, negli strati superiori, in pietre rosa. Un esame attento delle pietre rivela la firma del relativo scalpellino, a testimonianza del lavoro eseguito, anche ai fini della sua retribuzione. Il progetto sembra essere di Conrad von Neumarkt (Corrado di Egna).

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La visita (solo guidata!) al campanile va fatta fra una “suonata” e l’altra delle campane (noi siamo saliti fra le 15,00 e le 16,00), pena essere assordati dai rintocchi delle campane. La struttura interna è in legno, ovvero elastica, per evitare di causare danni alle mura in caso di terremoto. Si sale per ripide strette scalette (alpinismo quasi di 1° grado), si raggiunge un primo livello ove arrivano, sospesi dall’alto, i pesi che azionano l’orologio realizzato da Pietro Zanon  nel 1837; poi, salendo, si arriva al piano dell’orologio, a quello delle campane in corrispondenza della bifora gotica e infine alla sommità, sotto al “cipolla”.

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Visita adatta anche ai bambini, se controllati dagli adulti. Visita adattissima agli adulti, Lavisani e non, per l’arricchimento artistico, storico e di civile convivenza che se ne trae.

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